Author : E. Redazione

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°8 - Splash

Echi Di Vita N°08 – UN CUORE CHE SA AMARE I NEMICI!

Avete inteso che fu detto: occhio per occhio… Ma io vi dico se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra: sii disarmato, mostra che non hai nulla da difen-dere, e l’altro capirà l’assurdo di esserti nemico. Riallaccia tu la relazione, fa’ tu il primo passo, perdonando, ricominciando, rattoppando coraggiosamente il tessuto della vita, continuamente lacerato. Sii capace di disinnescare la spirale della vendetta e di inventare reazioni nuove, attraverso la creatività dell’amore, che fa saltare i piani, non ripaga con la stessa moneta, scombina le regole ma poi rende felici.

Amerai il prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. Violenza produce violenza come un catena infinita. Lui sceglie di spezzarla. Mi chiede di non replicare su altri ciò che ho subito. Ed è così che mi libero. Tutto il Vangelo è qui: amatevi altrimenti vi distruggerete.

Ecco gli imperativi di Gesù: amate, pregate, porgete, prestate? Non sono ordini, non si ama infatti per decreto, ma porte spalancate verso delle possibilità, offerta di un potere, trasmissione da Dio all’uomo di una forza divina. E tutto questo perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi. Da Padre a figli: c’è come una trasmissione di eredità, un’eredità di comportamenti, di affetti, di valori, di forza.

Noi possiamo amare anche i nemici. Egli ci darà la capacità, amare come Lui! Ci sarà dato un giorno il cuore stesso di Dio. Ogni volta che noi chiediamo al Signore: «Donaci un cuore nuovo», noi stiamo invocando di poter avere un giorno il Suo cuore, di conformarci agli stessi sentimenti del cuore di Dio.

Verrà il giorno in cui il nostro cuore che ha fatto tanta fatica a imparare l’amore, sarà il cuore di Dio e allora saremo capaci di un amore che rimane in eterno, che sarà la nostra anima, per sempre, e l’anima del mondo.

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Davvero “speciale” l’incontro di catechismo che abbiamo vissuto sabato 11 febbraio.

In occasione della Giornata mondiale del malato siamo andati a trovare le anziane ospitate nella casa di riposo “San Vincenzo De’ Paoli”. Ci ha  accolto suor Antonietta che, dopo averci raccontato brevemente come è nata la casa di riposo,  ci ha assicurato che “servire” le anziane, anche se un po’ faticoso è bello, riempie di gioia e soprattutto è proprio come “servire” Gesù.

Alcuni di noi hanno potuto riabbracciare una vecchia conoscenza: Suor Rosetta che, nonostante gli anni passati, ci ha riconosciuto e ci ha stretti forte a sé, come quando eravamo piccoli. Ci siamo intrattenuti poi con le anziane: qualcuna, come Clara, aveva tanta voglia di raccontarci la sua vita, qualcun’altra di parlare non aveva proprio voglia. Nessuna di loro, però, è rimasta in silenzio, quando abbiamo mandato un po’ di musica e se alle prime canzoni si sono unite solo poche flebili voci, ben presto si è formato un “bel coretto” perché tutte hanno cantato sulle note di Non ti scordar di me”.

Abbiamo accompagnato poi le “nonnine” in chiesa; avevamo paura di farle cadere, ma ce l’abbiamo messa tutta per farle sentire tranquille e ben “appoggiate”. Con loro abbiamo partecipato alla Messa che, a dire il vero, è stata un po’ lunga perché tanta gente ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi. All’inizio non abbiamo capito granché, ma  Don Alfredo nell’omelia ci ha spiegato che l’unzione degli infermi è un sacramento, che non si riceve quando si sta per morire, ma quando si ha qualche malattia grave o  si è anziani.

Alla fine eravamo un po’ stanchi ma contenti di aver vissuto un pomeriggio insieme a chi spesso è solo, un po’ triste e ha bisogno di qualcuno che gli faccia compagnia e gli stringa forte le mani.

 

Parrocchia San Lorenzo M.

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San Lorenzo Martire ® - 2017 02 12 - Echi di VITA - N 07 - Splash

Echi Di Vita N°07 – DA GESU’ NON UNA NUOVA MORALE

Avete inteso che fu detto… ma io vi dico. Gesù non contrappone alla morale antica una morale migliore, ma svela l’anima segreta della legge: il suo Vangelo non è una morale, ma una proposta di liberazione.

Gesù non è né lassista né rigorista, non è più rigido o più accondiscendente degli scribi: lui fa un’altra cosa, prende la norma e la porta avanti, la fa schiudere nelle due direzioni decisive: la linea del cuore e la linea della persona.

Gesù porta a pienezza la legge e nasce la religione dell’interiorità.

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, cioè chiunque alimenta rabbie e rancori, è già in cuor suo un omicida. Gesù va alla sorgente: ritorna al cuore e guariscilo, solo così potrai curare i tuoi gesti. Ritorna al cuore e custodiscilo perché è la sorgente della vita.

Non giurate affatto; il vostro dire sia “sì, sì; no, no”. Dal divieto del giuramento, arriva al divieto della menzogna. Di’ la verità sempre e non servirà giurare. Porta a compimento la legge sulla linea della persona: se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero. Non dice semplicemente: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il desiderio è un servitore necessario alla vita. Dice: se guardi per desiderare e vuol dire: se ti avvicini ad una persona per sedurre e possedere, se riduci l’altro a un oggetto, tu pecchi contro la grandezza di quella persona.

Ecco la legge morale. Ascolti Gesù e capisci che la norma è salvaguardia della vita, custodia di ciò che ci fa crescere oppure diminuire in umanità. Ascolti queste parole che sono tra le più radicali del Vangelo e capisci che diventano le più umane, perché Gesù parla solo in difesa della umanità dell’uomo, con le parole proprie della vita.

Allora il Vangelo diventa facile, umanissimo, anche quando dice parole alte. Perché non aggiunge fatica a fatica, non si rivolge a santi, ma a persone autentiche, semplicemente a uomini e donne sinceri nel cuore.

Questo dobbiamo diventare!

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San Lorenzo Martire ® – 2017 02 12 – Echi di VITA – N 07

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San Lorenzo Martire ® - 2017 02 05 - Echi di VITA - N 06 - Splash

Echi Di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: DUE BELLE DEFINIZIONI DELL’UOMO!

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio. Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.

E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.
Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza.

Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice di non fermarsi alla superficie, cercare in profondità; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé, non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore. Il sale conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte e si oppone al degrado di ogni cosa, degrado ambientale e morale.

 

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 29 - Echi di VITA - N 05 - Splash

Echi Di Vita N°05 – L’ATTENZIONE AI PIU’ DEBOLI

È un Vangelo che ogni volta ci fa pensosi e ci lascia disarmati. Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, sono come una nuvola di canto che seduce e riaccende la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia.

Un tutt’altro modo di essere uomini. Hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia: le sentiamo vere e affidabili, difficili eppure amiche. Non sanciscono nuovi precetti, ma sono l’annuncio gioioso che Dio regala vita achi produce amore. Che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità.

Se accogli le beatitudini, la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio. Che non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dalle periferie della storia, ha scelto ciò che nel mondo è povero e malato per cambiare radicalmente il mondo, per fare una storia che avanzi non per le vittorie della forza, ma per seminagioni di giustizia e raccolti di pace.

Sono detti beati i poveri, non la povertà. Sono beati gli uomini, non le situazioni. Dio è con i poveri contro la povertà. Beati quelli che sono nel pianto: Dio è dalla parte di chi piange, ma non dalla parte del dolore. È la beatitudine più paradossale: felice chi non è felice. Ma non perché la felicità si trovi nel piangere, ma perché accade una cosa nuova: «In piedi, voi che piangete, avanti: Dio cammina con voi, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre futuro». Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: «Il Signore è con te».

Dio è con te, nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio. Nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza. Come per i discepoli, colti di notte dalla burrasca sul lago: lui è lì, nella forza dei rematori che non si arrendono, nelle braccia salde del timoniere, negli occhi della vedetta che scruta la riva e cerca l’aurora. Beati i misericordiosi: sono gli unici che nel futuro troveranno ciò che hanno già, la misericordia. Essa è qualcosa che si porta con sé per sempre, bagaglio per il viaggio eterno, equipaggiamento e sigillo d’eternità posto su tutta la lunghezza del tempo.

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 21 - Echi di VITA - N 04 - Splash

Echi Di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO E’ LA CURA DELLA NOSTRA TRISTEZZA

Eccoci dinanzi alle parole inaugurali del Vangelo: Convertitevi.

E’ l’invito a rivoluzionare la vita: cambiare logica.

E’ l’offerta di un’opportunità: venite con me, riceverete la vita più vera.

E subito aggiunge il motivo, il perché della conversione: il regno si è fatto vicino.

Che cos’è il regno dei cieli o di Dio? È la vita che fiorisce in tutte le sue forme. Il regno è “di” Dio, ma è “per” gli uomini, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Questo regno si è fatto vicino.
È come se Gesù dicesse: tenete gli occhi bene aperti, perché è successo qualcosa di importantissimo. Giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.
Dio è qui, come una forza che non sta ferma, come un lievito, un seme, un fermento.
Il Vangelo termina con la chiamata dei quattro pescatori e la promessa: vi farò pescatori di uomini.

Con che cosa, con quale rete pescheranno gli uomini?
Qualcuno ha una cosa bellissima da dirti, così bella che appare incredibile, così affascinante che i pescatori ne sono sedotti: abbandonano tutto, come chi trova un
tesoro.

La notizia bellissima è questa: la felicità è possibile e vicina. E’ possibile vivere meglio, per tutti, perché la sua parola risponde alle necessità più profonde delle persone. Perché quando è narrato adeguatamente e con bellezza, sicuramente il Vangelo risponde ai bisogni più profondi dei cuori e mette a disposizione un tesoro di vita e di amore, che non inganna, che non delude.

La conclusione del brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù: camminava e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita. Gesù cammina verso di noi. E questa è l’unica cosa che guarisce la vita.

Questo dovrà essere anche il nostro annuncio, a ciascuno: Dio è con te, con amore.

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 14 - Echi di VITA - N 03

Echi Di Vita N°03 – GESU’ NON PRETENDE LA NOSTRA VITA, OFFRE LA SUA

Giovanni, vedendo Gesù venirgli incontro, dice: Ecco l’agnello di Dio.

Parole diventate così consuete nella nostra liturgia che quasi non sentiamo più il loro significato.

Un agnello non può fare paura, non ha nessun potere, è inerme, rappresenta il Dio mite e umile. Ecco l’agnello di Dio, che rende più vera la vita di tutti attraverso lo scandalo della mitezza.

Gesù-agnello, introduce qualcosa che capovolge e rivoluziona il volto di Dio: il Signore non chiede più sacrifici all’uomo, ma sacrifica se stesso; non pretende la tua vita, offre la sua; non spezza nessuno, spezza se stesso; non prende niente, dona tutto.

Ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo. Non «i peccati», al plurale, ma «il peccato» al singolare; non i singoli atti sbagliati che continueranno a ferirci, ma una condizione, una struttura profonda della cultura umana, fatta di violenza e di accecamento, una logica distruttiva, di morte. In una parola, il disamore.

Noi, i discepoli, siamo, allora, coloro che seguono l’agnello. Questo seguirlo non in un’ottica sacrificale, il cristianesimo non è solo immolazione, diminuzione, sofferenza. Seguirlo è amare quelli che lui amava, desiderare ciò che lui desiderava, rifiutare ciò che lui rifiutava, toccare quelli che lui toccava e come lui li toccava, con la sua delicatezza, concretezza, amorevolezza, e non avere paura, e non fare paura, e liberare dalla paura.

Allora, sì, lo seguiamo davvero, impegnati con lui a togliere via il peccato del mondo, a togliere respiro e terreno al male, ad opporci alla logica sbagliata del mondo.

Ecco vi mando come agnelli… vi mando a togliere, con mitezza, il male: braccia aperte donate da Dio al mondo, braccia di un Dio agnello, inerme eppure forte.

 

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Echi Di Vita N°02 – Il cielo si apre e nessuno lo richiuderà di più!

Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso, al centro è posto l’aprirsi del cielo. Il cielo si apre perché la vita esca, perché la vita entri. Si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome.

Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c’è il DNA divino in noi, l’uomo ha Dio nel sangue.

Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è “amato”. Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere.

La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul
mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Eppure è così, è Parola di Dio.

La scena grandiosa del battesimo di Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la dichiarazione d’amore di Dio sulle acque, è anche la scena del battesimo di ciascuno di
noi, quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano.

Ad ogni cuore una voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora nei momenti difficili e in quelli di prova: figlio mio, mio amore, mia gioia.

Quale riserva di coraggio apre le ali sopra ciascuno di noi, ci aiuta a spingere verso l’alto, con tutta la forza, qualsiasi cielo oscuro sovrasti i nostri giorni!

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°01 – Riscoprire un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce…

“Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori”. Riscoprire lo stupore della fede. Lasciarci incantare almeno da una parola del Signore, stupirci ancora della mangiatoia
e della Croce, di questo mistero di un Dio che sa di stelle e di latte, di infinito e di casa.

E impariamo da Maria, che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”, Da lei, che salvaguarda come in uno scrigno emozioni e domande, angeli e stalla, un bambino “caduto da una stella fra le sue braccia e che cerca l’infinito perduto e lo trova nel suo petto”; da lei che medita nel cuore fatti e parole, fino a che non si dipani il filo d’oro che tutto legherà insieme, da lei impariamo a prenderci del tempo per aver cura dei nostri sogni. ” E impariamo il Natale anche dai pastori, che non ce la fanno a trattenere per sé la gioia e lo stupore, come non si può trattenere il respiro, ma ritornano cantando, e contagiano di sorrisi chi li incontra, dicendo a tutti: è nato l’Amore!

In questo giorno di auguri, le prime parole che la Bibbia ci rivolge sono: Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Per prima cosa, che lo meritino o no, voi benedirete.

Dio ci chiede di imparare a benedire: uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio. Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice.

Benedire è invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita, e ripartire e risorgere; significa cercare, trovare, proclamare il bene che c’è in ogni fratello. E continua: Il Signore faccia brillare per te il suo volto. Scopri che Dio è luminoso, ritrova nell’anno che viene un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni, ma il cui più vero tabernacolo è un volto luminoso. Scopri un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce.

Don Alfredo Di Stefano

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