Author : E. Redazione

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PROCESSIONE Venerdì Santo – [Le Foto]

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Foto di rosalba Rosati

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San Lorenzo Martire ® - 2017 04 23 - Echi di VITA - N 17

Echi Di Vita N°17 – CREDERE, VIA CHE DONA PACE E GIOIA

I discepoli erano chiusi in casa per paura dei Giudei. Hanno tradito, sono scappati, hanno paura. E tuttavia Gesù viene. Una comunità dove non si sta bene, porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria. E tuttavia Gesù viene. Non al di sopra, non ai margini, ma, dice il Vangelo «in mezzo a loro».

E dice: Pace a voi. Non si tratta di un augurio o di una promessa, ma di una affermazione: la pace è scesa dentro di noi, è iniziata e viene da Dio. È pace sulle nostre paure, sui nostri sensi di colpa, sui sogni non raggiunti, sulle insoddisfazioni che scolorano i giorni. Poi dice a Tommaso: Metti qui il tuo dito; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.

Gesù va e viene per porte chiuse. Anche Tommaso va e viene da quella stanza, entra ed esce, libero e coraggioso. Gesù e Tommaso, loro due soli cercano. Si cercano.

Tommaso non si era accontentato delle parole degli altri dieci; non di un racconto aveva bisogno ma di un incontro con il suo Maestro. Che viene con rispetto totale: invece di imporsi, si propone; invece di ritrarsi, si espone alle mani di Tommaso: metti, guarda; tendi la mano, tocca.

La risurrezione non ha richiuso i fori dei chiodi. Perché la morte di croce non è un semplice incidente da superare: quelle ferite sono la gloria di Dio, il punto più alto dell’amore, e allora resteranno eterna-mente aperte. Così tutte le nostre ferite sono a descrivere il vissuto di ciascuno di noi, indelebili come l’amore stesso.

Allora la risposta esaltante di Tommaso: Mio Signore e mio Dio. Mio come il respiro, mio come il cuore e, senza, non sarei. Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Finalmente una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede. Felicità, dice Gesù, per quanti credono. Per noi una vita una vita più piena e appassionata, ferita e vibrante, ferita e luminosa, piagata e guaritrice.

Ultima parola di Cristo: la fede è il rischio di essere felici. Così termina il Vangelo di Giovanni, così inizia il nostro discepolato. Col rischio di essere felici portando le nostre piaghe di luce.

Credere è allora l’opportunità per essere più vivi e più felici, per avere più vita!

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NEL NOME DI LORENZO

Una pasquetta diversa

C’eravamo anche noi  lunedì 17 aprile a S. Lorenzo fuori le mura, a Roma.

Eravamo solo in 5, ma con l’orgoglio di rappresentare la nostra Parrocchia isolana  intitolata al diacono martire Lorenzo. E con noi c’erano i parrocchiani di Picinisco, con il sindaco ed il parroco, don Edmer, e tanti altri venuti dal nord, dal centro e dal sud, da Bergamo a S. Lorenzello in provincia di Benevento, da Castelfiorentino e  Sovicille in Toscana, a Formello ed Amaseno, nel Lazio e perfino da Zamora in Spagna.

Accolti con cordialità nel bel portico che ospita la monumentale tomba di Alcide De Gasperi e, ammirati gli affreschi che a mo’ di “strisce” raccontano la storia dei santi martiri Lorenzo e Stefano, siamo stati invitati ad entrare in chiesa processionalmente preceduti dagli stendardi, uno più bello dell’altro.

La Basilica è un vero scrigno di tesori sovrapposti e affiancati. Lo sguardo ha spaziato dall’alto del soffitto alle pareti affrescate, dal presbiterio rialzato al pavimento in marmi colorati fin giù alla cripta che custodisce le tombe dei Santi Lorenzo e Stefano e di papa Pio IX e poi ancora alle catacombe di S.Ciriaca, la matrona romana che accoglieva nella sua casa sul Monte Celio i cristiani e lo stesso Lorenzo e  concesse il suo terreno “fuori porta” per la sepoltura dei martiri e di se stessa, martirizzata sotto l’imperatore Decio.

Nel pomeriggio, dopo la recita del S. Rosario, abbiamo partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francesco Gioia e animata dai canti del prestigioso coro di Castefiorentino. La giornata si è conclusa con la recita di alcuni passi del Dramma “Il martirio di S.Lorenzo” a cura del gruppo di S.Lorenzello.

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°16 - Splash

Echi Di Vita N°16 – DALLA PASQUA, UN INVITO AL CORAGGIO DELLA COMUNIONE E DELLA CONDIVISIONE

Sostiamo un attimo e chiudiamo gli occhi. Immaginiamo di essere in un giardino e l’ora è quella che segue immediatamente l’alba. La prima luce riscalda un’aria a tra pungente ma sicuramente piacevole.

Tutto tace, si sente appena il rumore della brina che scivola sulle foglie e lentamente evapora al conta!o col primo sole del giorno. E’ il primo giorno dopo il sabato. Il luogo grida la vita, che senza clamore irrompe decisa dopo il buio e la lunga sosta della notte. In quel luogo di vita c’è un sepolcro nuovo da poco occupato e appena svuotato. Il vuoto anonimo del sepolcro echeggia nel vuoto che por amo dentro.

La fresca brezza che sfiora le guance e la luce discreta ci destano dal torpore, ma non scalfiscono l’oblio del vuoto: vuoto qui avan, vuoto lì dentro.

Un giardiniere è a custodia del giardino e la mente corre a quel primo giardino, regno di Adamo, luogo di disobbedienza. Ora invece il giardiniere è lì a custodire il giardino nuovo dell’ obbedienza, ove fiorisce luce, vita, amore, anelito di libertà assoluta e di alleanza eterna.

Quell’uomo chiede a me, a te, a noi: “Chi cerchi?”. Domanda puntuale che aggiunge l’inquietudine di guardare in faccia la desolazione interiore. Quasi senza a!endere risposta Lui pronuncia un nome, il mio, il tuo, il nome di ognuno di noi.

Il mio sguardo si apre, il mio cuore si scioglie, la luce dell’aurora squarcia le tenebre della tristezza e la brezza fresca del mano di Pasqua irrompe nel vuoto e lo riempie.

Il Timbro, la voce, la tenerezza della pronuncia… Lo riconosco. Nessuna esitazione. Cercavo un morto nella no!e del mio cuore, trovo il Risorto che all’alba del terzo giorno mi dona la bellezza di un vuoto an co riempito di tenerezza.

Peccatori un tempo, testimoni dell’amore oggi. E’ il mio augurio di vivere la Pasqua come l’ha vissuta Maria Maddalena, cercatrice un tempo di amori fugaci, generatori di vuoto, testimone ora di un amore che è per sempre!

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°15 - Splash

Echi Di Vita N°15 – CHI ABBRACCIA LA CROCE HA LA FORZA DI RISORGERE!

Il racconto della morte di Gesù in croce è la lettura più bella e regale di tutto l’anno. E mentre i credenti di tutte le fedi invocano Dio nei giorni della loro sofferenza, ora i cristiani vanno a Dio nei giorni della sua sofferenza.

La croce è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. Cosa vediamo? Vediamo un uomo. Un uomo nudo inchiodato e morente. Un uomo con le braccia spalancate in un abbraccio che non si rinnegherà in eterno. Un uomo che non chiede niente per sé, non grida da lì in cima: ricordatemi, cercate di capire, difendetemi… Fino all’ultimo dimentica se stesso e si preoccupa di chi gli muore a fianco: oggi, con me, sarai nel paradiso.

Fondamento della fede cristiana è la cosa più bella del mondo: un atto di amore. Allora la suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina del Golgota, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d’amore. La croce è l’innesto del cielo dentro la terra, il punto dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. Sul Calvario l’amore scrive il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, l’unico indelebile, l’unico in cui non c’è inganno. Da qui la commozione, poi lo stupore, e anche l’innamoramento.

Dopo duemila anni sentiamo anche noi come le donne, il centurione, il ladro, che nella Croce c’è la suprema attrazione di Dio?

Ogni nostro grido, ogni dolore dell’uomo, la sofferenza incomprensibile possono sembrare una sconfitta. Ma se noi ci aggrappiamo alla Croce, allora veniamo anche presi dentro la forza del suo risorgere, che ha il potere, senza che noi sappiamo come, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro e di farvi entrare il respiro del mattino.

Prepariamoci a vivere la grande Settima Santa che si apre dinanzi a noi!

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San Lorenzo Martire ® - 2017 04 03 - Echi di VITA - N 14 - Splash

Echi Di Vita N°14 – RISUSCITATI PERCHÉ AMATI!

Gesù è faccia a faccia con l’amicizia e con la morte, con l’amore e il dolore, le due forze che reggono ogni cuore. Lo vediamo coinvolto fino a fremere, piangere, commuoversi, gridare come in nessun’altra pagina del Vangelo.

Per lui l’Amico pronuncia due tra le parole più importanti del Vangelo: «Io sono la risurrezione e la vita». Non: io sarò la vita, in un domani lontano e scolorito, ma qui, adesso, al presente: io sono. Prima viene la Risurrezione e poi la Vita. Noi siamo già risorti nel Signore, risorti da tutte le vite spente e immobili, risorti dal non senso e dal disamore, che sono la malattia mortale dell’uomo.

Risuscitati perché amati: il vero nemico della morte non è la vita, ma l’amore, «forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti» (Cantico 8,6). Noi tutti risorgiamo perché Qualcuno ci ama, come accade a Lazzaro riconsegnato alla vita dall’amore fino alle lacrime di Gesù.

Lazzaro è circondato da una folla di persone che gli vogliono bene. La sua fortuna è l’amicizia. Lazzaro, vieni fuori! e Lazzaro esce avvolto in bende. Morirà una seconda volta, è vero, ma ormai gli si spalanca davanti un’altissima speranza: Qualcuno è più forte della morte. Liberatelo e lasciatelo andare!

Gesù mette in fila i tre imperativi di ogni ripartenza: esci, liberati e vai! Quante volte sono morto, quante volte mi sono addormentato, mi sono chiuso in me, era finita la voglia di amare e di vivere. In qualche grotta oscura dell’anima una voce diceva: non mi interessa più niente, né Dio, né amori, né altro; non vale la pena vivere.

E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, non so perché. Una pietra si è smossa, è filtrato un raggio di sole, un grido di amico ha spezzato il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le mie bende. E ciò è accaduto per segrete, misteriose, sconvolgenti ragioni d’amore: era Dio in me, amore più forte della morte.

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°13 - Splash

Echi Di Vita N°13 – UNA CAREZZA DI LUCE E DI GIOIA

Una carezza di luce sul cieco. Gesù tocca e illumina gli occhi di un mendicante che ci rappresenta tutti.

Una carezza di luce che diventa carezza di libertà. Chi non vede deve appoggiarsi ad altri, a muri, a un bastone, ai genitori, a farisei. Chi vede cammina sicuro, senza dipendere da altri, libero. Come il cieco del Vangelo che guarito diventa forte, non ha più paura, tiene testa ai sapienti, bada ai fatti concreti e non alle parole. Si nutre di luce e osa. Una carezza di libertà che diventa carezza di gioia. Perché vedere è godere i volti, la bellezza, i colori. La luce è un tocco di allegria che si posa sulle cose. Così la fede, che è visione nuova delle cose, crea uno sguardo lucente che porta luce là dove si posa.

I farisei, quelli che sanno tutte le regole, non provano gioia per gli occhi nuovi del cieco perché a loro interessa la Legge e non la felicità dell’uomo: mai miracoli di sabato! Non capiscono che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge, che parla il linguaggio della gioia e per questo seduce ancora.

Ed è una dura lezione: i farisei mostrano che si può essere credenti senza essere buoni; è possibile ‘operare’ in nome di Dio e andare contro Dio. Nelle parole dei farisei il termine che ricorre più spesso è «peccato»: «Sappiamo che sei peccatore; sei nato tutto nei peccati; se uno è peccatore non può fare queste cose»; anche i discepoli avevano chiesto: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?». Il peccato è innalzato a teoria che spiega il mondo, che interpreta l’uomo e Dio. Gesù non ci sta: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori». Si allontana subito, imme-diatamente, con la prima parola, da questa visione per dichiarare come essa renda ciechi su Dio e sugli uomini. Parlerà del peccato solo per dire che è perdonato, cancellato. Il peccato non spiega Dio. Dio è compassione, mano viva che tocca il cuore e lo apre, amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce. E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce.

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°12 - Splash

Echi Di Vita N°12 – UNA SORGENTE IN CAMBIO DI UN SORSO D’ACQUA

È l’umanità, la sposa che se n’è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare.

Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desiderio. Dammi da bere. Lo sposo ha sete, ma non di acqua, ha sete di essere amato. Dio non chiede, dona; non pretende, offre: Ti darò un’acqua che diventa sorgente.

Una sorgente intera in cambio di un sorso d’acqua. Un simbolo bellissimo: la fonte è molto più di ciò che serve alla tua sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. Esuberante ed eccessiva. Immagine di Dio: il dono di Dio è Dio stesso che si dona. Con una finalità precisa: che torniamo tutti ad amarlo da innamorati, non da servi; da innamorati, non da sottomessi.

Vai a chiamare colui che ami. Gesù quando parla con le donne va diritto al centro, al pozzo del cuore; il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere. Il suo sguardo creatore cerca il positivo di quella donna, lo trova e lo mette in luce per due volte: hai detto bene; e alla fine della frase: in questo hai detto il vero. Trova verità e bene, il buono e il vero anche in quella vita accidentata.

Vede la sincerità di un cuore vivo ed è su questo frammento d’oro che si appoggia il resto del dialogo. Non ci sono rimproveri, non giudizi, non consigli, Gesù invece fa di quella donna un tempio. Mi domandi dove adorare Dio, su quale monte? Ma sei tu, in spirito e verità, il monte; tu il tempio in cui Dio viene.

E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: c’è uno che mi ha detto tutto di me… La sua debolezza diventa la sua forza. Sopra di esse costruisce la sua testimonianza di Dio. Un racconto che vale per ciascuno di noi: non temere le tue debolezze, ma costruiscici sopra. Sii il tempio santo che è nel tuo cuore!

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N 11 - Splash

Echi Di Vita N°11 – CHIAMATI A RICEVERE UN CUORE DI LUCE

Gesù salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un ascendere verso più luce, più cielo. Lassù il volto di Gesù brilla come il sole, le sue vesti come la luce. Quel volto di sole è anche il nostro volto: ognuno ha dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore, una bellezza che condividiamo con Dio.

Ci sorprende la Quaresima, un tempo che consideriamo triste, penitenziale, violaceo, con un vangelo di luce, a ricordarci che la vita spirituale consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza sepolte in noi, e nell’aiutare gli altri a fare lo stesso.

La cosa più bella che un amico può dirmi è: sto bene con te perché tu fai uscire, fai venire alla luce la mia parte più bella. Spesso addormentata in noi, come in letargo.

Il Vangelo viene per questo: porta il disgelo nei cuori, risveglia quella parte luminosa, sorridente, generosa e gioiosa che abbiamo dentro, il nocciolo, il cuore, la nostra vera identità.

Lo stupore di Pietro: che bello qui! Non andiamo via… ci fa capire la nostra vocazione. Siamo chiamati tutti a trasfigurazione, a ricevere un cuore di luce. Contemplare, trasforma; tu diventi ciò che guardi con gli occhi del cuore. Pregare ci trasfigura in immagine del Signore.

L’entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve passare da uno stupore, da un «che
bello!» gridato a pieno cuore. Dio è la cosa più bella che io ho incontrato? Se è sì, da lui acquisisco la bellezza del vivere. Che è bello amare, abbracciare, avere amici, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell’eternità.

Allora la Quaresima, più ancora che a penitenza, ci chiama a conversione: a girarci verso la luce. Allora smettiamola
di sottolineare l’errore negli altri. Una nube luminosa li coprì. E una voce: Questi è il Figlio mio. Ascoltatelo. Sali sul monte per vedere e Dio risponde offrendo parole, le parole lucenti di Gesù: ascoltate Lui. Il primo passo per essere contagiati dalla bellezza di Dio è l’ascolto: dare un po’ di tempo e un po’ di cuore al suo

Vangelo!

 

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San Lorenzo Parrocchia © - ECHI DI VITA 2017 N°10 - Splash

Echi Di Vita N°10 – L’UOMO VIVE DI OGNI PAROLA CHE ESCE DALLA BOCCA DI DIO

Le tentazioni di Gesù riassumono i grandi inganni della nostra vita, e il primo è quello di sostituire Dio con delle cose: «dì che queste pietre diventino pane, questa è tutta la vita, non c’è altro!». Pro-clamare assolute le cose. Credere che tutto il nostro futuro è già presente in un po’ di pane. «Non di solo pane vivrà l’uomo».

C’è dentro di noi un di più, una eccedenza, una breccia, per dove entrano mondi, creature, affetti, un pezzetto di Dio.

Buttati giù, provoca un miracolo! è una sfida, attraverso ciò che sembra il massimo della fede e invece ne è la caricatura, è la ricerca di un Dio magico a proprio servizio. Buttati, così potremo vedere uno stuolo di angeli in volo.

Il diavolo è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fa-re meglio il messia. Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io credo che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto. Ma io non avanzerò nella vita a forza di miracoli, bensì per il miracolo di un amore che non si arrende.

La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti lo hanno ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, una poltrona, denaro facile.

Il Satana dice: vuoi cam-biare il mondo con l’amore? Sei un illuso! Assicura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da dominare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.

Il diavolo allora si allontana e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli.

Se in questa Quaresima ognuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, allora ve-dremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli. Buon cammino!

 

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