Author : E. Redazione

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 14 - Echi di VITA - N 03

Echi Di Vita N°03 – GESU’ NON PRETENDE LA NOSTRA VITA, OFFRE LA SUA

Giovanni, vedendo Gesù venirgli incontro, dice: Ecco l’agnello di Dio.

Parole diventate così consuete nella nostra liturgia che quasi non sentiamo più il loro significato.

Un agnello non può fare paura, non ha nessun potere, è inerme, rappresenta il Dio mite e umile. Ecco l’agnello di Dio, che rende più vera la vita di tutti attraverso lo scandalo della mitezza.

Gesù-agnello, introduce qualcosa che capovolge e rivoluziona il volto di Dio: il Signore non chiede più sacrifici all’uomo, ma sacrifica se stesso; non pretende la tua vita, offre la sua; non spezza nessuno, spezza se stesso; non prende niente, dona tutto.

Ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo. Non «i peccati», al plurale, ma «il peccato» al singolare; non i singoli atti sbagliati che continueranno a ferirci, ma una condizione, una struttura profonda della cultura umana, fatta di violenza e di accecamento, una logica distruttiva, di morte. In una parola, il disamore.

Noi, i discepoli, siamo, allora, coloro che seguono l’agnello. Questo seguirlo non in un’ottica sacrificale, il cristianesimo non è solo immolazione, diminuzione, sofferenza. Seguirlo è amare quelli che lui amava, desiderare ciò che lui desiderava, rifiutare ciò che lui rifiutava, toccare quelli che lui toccava e come lui li toccava, con la sua delicatezza, concretezza, amorevolezza, e non avere paura, e non fare paura, e liberare dalla paura.

Allora, sì, lo seguiamo davvero, impegnati con lui a togliere via il peccato del mondo, a togliere respiro e terreno al male, ad opporci alla logica sbagliata del mondo.

Ecco vi mando come agnelli… vi mando a togliere, con mitezza, il male: braccia aperte donate da Dio al mondo, braccia di un Dio agnello, inerme eppure forte.

 

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Echi Di Vita N°02 – Il cielo si apre e nessuno lo richiuderà di più!

Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso, al centro è posto l’aprirsi del cielo. Il cielo si apre perché la vita esca, perché la vita entri. Si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome.

Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c’è il DNA divino in noi, l’uomo ha Dio nel sangue.

Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è “amato”. Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere.

La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul
mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Eppure è così, è Parola di Dio.

La scena grandiosa del battesimo di Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la dichiarazione d’amore di Dio sulle acque, è anche la scena del battesimo di ciascuno di
noi, quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano.

Ad ogni cuore una voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora nei momenti difficili e in quelli di prova: figlio mio, mio amore, mia gioia.

Quale riserva di coraggio apre le ali sopra ciascuno di noi, ci aiuta a spingere verso l’alto, con tutta la forza, qualsiasi cielo oscuro sovrasti i nostri giorni!

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°01 – Riscoprire un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce…

“Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori”. Riscoprire lo stupore della fede. Lasciarci incantare almeno da una parola del Signore, stupirci ancora della mangiatoia
e della Croce, di questo mistero di un Dio che sa di stelle e di latte, di infinito e di casa.

E impariamo da Maria, che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”, Da lei, che salvaguarda come in uno scrigno emozioni e domande, angeli e stalla, un bambino “caduto da una stella fra le sue braccia e che cerca l’infinito perduto e lo trova nel suo petto”; da lei che medita nel cuore fatti e parole, fino a che non si dipani il filo d’oro che tutto legherà insieme, da lei impariamo a prenderci del tempo per aver cura dei nostri sogni. ” E impariamo il Natale anche dai pastori, che non ce la fanno a trattenere per sé la gioia e lo stupore, come non si può trattenere il respiro, ma ritornano cantando, e contagiano di sorrisi chi li incontra, dicendo a tutti: è nato l’Amore!

In questo giorno di auguri, le prime parole che la Bibbia ci rivolge sono: Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Per prima cosa, che lo meritino o no, voi benedirete.

Dio ci chiede di imparare a benedire: uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio. Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice.

Benedire è invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita, e ripartire e risorgere; significa cercare, trovare, proclamare il bene che c’è in ogni fratello. E continua: Il Signore faccia brillare per te il suo volto. Scopri che Dio è luminoso, ritrova nell’anno che viene un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni, ma il cui più vero tabernacolo è un volto luminoso. Scopri un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce.

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°70 – VI AUGURO UN BUON NATALE DI GIOIA

Carissimi, celebriamo il Natale del Signore. E’ il secondo Natale che con voi mi trovo a fare festa intorno al “grande Mistero dell’Incarnazione e Nascita di Gesù”.
Il Natale è la festa del “nuovo che prorompe”. Ogni nascita è novità. Lo sanno bene i genitori quando arriva un nuovo “bebè”. La vita di coppia non è più la stessa, neppure il ménage familiare che si era riusciti a stabilire: tutto diventa nuovo, diverso, cambiano gli orari, gli stili di vita, gli impegni.
Una sola cosa è certa: che se si vuole continuare lo stile di vita di prima, le cose certamente non potranno andare bene. Allora l’intera famiglia, di fronte a questo evento, deve organizzarsi, deve ricercare nuove vie di convivenza, deve collaborare in un modo nuovo.
La liturgia ci ripropone ogni anno questa celebrazione che, per noi cristiani, non è soltanto “ricordo”, ma è “memoriale”: ci invita cioè a rivivere in prima persona questo momento celebrativo della nostra salvezza che è la “Nascita di Gesù”.
Ogni anno, quindi, siamo invitati ad immergerci in questa “novità” e a cambiare i nostri modi di vita, a rivedere i nostri interessi, le nostre scelte, in prospettiva con quanto ci è capitato. Se siamo indifferenti a questo aspetto, se ci accontentiamo dell’apparato formale ed esteriore, se proviamo solo tenerezza e commozione davanti al presepe, allora anche questo Natale passerà invano. Se ci interroghiamo su cosa succede, se ci sentiamo provocati dalla Parola di Dio, se ci sentiamo spinti ad andare avanti, se facciamo di tutto per dare del nostro il meglio, allora vuol dire che Gesù, fattosi per noi bambino, ancora dice qualcosa di importante per la nostra vita.
Come Parrocchia ci troveremo impegnati ad essere una Comunità che riscopre la propria identità, che ascolta, che prega, che celebra, che annuncia, che condivide e che dona se stessa a chi ha bisogno. Viviamo in un periodo molto particolare per la nostra città, per il nostro Paese, per il Mondo intero: il discernimento è l’unico strumento da attuare insieme per capire e vivere, oggi, dentro la nostra realtà complessa.
Ed allora, auguriamoci di vero cuore un “Buon Natale” che possa essere per ciascuno un grande momento di gioia e di conversione.
Il Signore Gesù possa portare serenità e pace in modo particolare nelle situazioni di sofferenza e di solitudine sapendo che, per questo, si servirà soprattutto delle nostre mani, del nostro sorriso, delle nostre parole, delle nostre persone.

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°69 – che il Signore renda il tuo cuore più grande, spazioso!

Prima che andassero a vivere insieme (passava un anno tra il matrimonio e la convivenza)
Maria si trovò incinta.
Qualcosa che però strazia il cuore di Giuseppe,
che si sente tradito, con i progetti di vita
andati in frantumi. E l’uomo giusto, entra in crisi: non volendo accusarla pubblicamente
(denunciare Maria come adultera e farla lapidare) pensò di ripudiarla in segreto. Giuseppe
non si dà pace, è innamorato, continua a pensare a lei, a sognarla di notte. Un conflitto emotivo
e spirituale: da un lato l’osservanza della legge (l’obbligo di denunciare Maria) e
dall’altro il suo amore.
Ma basta che la corazza della legge venga appena scalfita dall’amore, che lo Spirito irrompe
e agisce. Sotto l’immagine di un angelo Dio gli dice: non temere di prendere con te Maria,
tua sposa. Non temere, la parola preferita con cui Dio apre il dialogo con l’uomo. Non temere,
Dio interviene sempre in favore della vita.
Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù! Egli salverà
il popolo. Gesù salverà: allargherà, accrescerà, espanderà
lo spazio della tua umanità, renderà
più grande la vita.
Giuseppe fece come gli aveva detto l’angelo e prese con sé la
sua sposa. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e va nella casa
del sì detto al suo uomo, ci va da donna innamorata. Povera
di tutto, Dio non ha voluto che Maria fosse povera d’amore,
sarebbe stata povera di Dio.
Dio si è fatto uomo, e più gli uomini cresceranno in umanità,
più scopriranno la divinità che ha messo la sua tenda in ciascuno
di noi.

 

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°68 – DOVE IL SIGNORE VIENE, FIORISCE LA VITA

Sei tu o no quello che il mondo attende? Giovanni è colto dal dubbio, eppure Gesù non perde
niente della stima immensa che nutre per lui: È il più grande! I dubbi non diminuiscono la
fede del profeta. Così è per noi: non esiste fede senza dubbi; io credo e dubito, e Dio continua a
volermi bene; mescolo fede e dubbi e la sua fiducia resta intatta.
Sei tu? Gesù non risponde con argomentazioni, ma con un elenco di fatti: ciechi, storpi, sordi,
lebbrosi, guariscono, si rimettono in cammino hanno una seconda opportunità, la loro vita
cambia. La risposta ai nostri dubbi è semplice: se l’incontro con Lui ha cambiato qualcosa, ha
prodotto gioia, coraggio, fiducia, apertura del cuore, generosità, bellezza del vivere, se vivo meglio
allora è lui quello che deve venire.
Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della
storia con i suoi miracoli. Ha promesso qualcosa di
molto più grande: il miracolo del seme, il lavoro oscuro
ma inarrestabile del seme che fiorirà. Non ci ha fornito
pane già pronto, ma un lievito che non si spegne.
La fede è fatta di due cose: di occhi che vedono il sogno
di Dio e di mani pazienti e fiduciose come quelle del
contadino che «aspetta con costanza il prezioso frutto
della terra» (Giacomo 5,7).
Beato chi non si scandalizza di me. Gesù portava
scandalo e lo porta oggi, a meno che non ci facciamo un
Cristo a nostra misura e addomestichiamo il suo messaggio:
non stava con la maggioranza, ha cambiato il volto
di Dio e del potere, ha messo pubblicani e prostitute prima
dei sacerdoti, ha fatto dei poveri i principi del suo regno.
Gesù, colui che opera nel cuore di ciascuno di noi.

Don Alfredo Di Stefano

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LA MADONNA DI LORETO TRA TRADIZIONE E NOVITA’

Non sfugge a nessuno come la Madonna di Loreto sia un punto di riferimento essenziale per la città di Isola del Liri”. Così ha esordito il Vescovo Gerardo Antonazzo nella sua omelia sabato sera durante la celebrazione solenne in onore della festa patronale. “Essa è parte del DNA sociale e religioso della popolazione”, che ha il compito di fare memoria e di trasmetterla alle nuove generazioni, evitando, quello che lui ha definito “l’inganno della dimenticanza”.

Tante cose sono state fatte perché questa festa restasse davvero nel cuore e nella mente dei cittadini, alcune in continuità con la tradizione più bella e più vera ed altre proposte come novità, ma destinate esse pure a diventare storia.

Un’attenzione particolare quest’anno si è rivolta al mondo femminile, in tutta la sua bellezza, bravura e fragilità, dalla Mostra “Quando l’ARTE si chiama DONNA” al Convegno “MARIA E LA DONNA OGGI” ed alla stessa Lettera “PER AMORE, MAI TOLLERARE NESSUNA FORMA DI VIOLENZA” che il parroco ha rivolto alla sua comunità.

Poi nel giorno della vigilia la gustosissima Sagra della crespella ed il suggestivo rito dell’”azzeccata”, quando a mezzogiorno tra scampanio e spari di mortaretti la sacra effige, posta quest’anno dietro l’altare maggiore, “azzécca”, cioè, sale verso il cielo, memoria di quel trasporto della Casa di Maria da Nazaret prima in Dalmazia nel 1291 e poi a Loreto nel 1294. Portata in volo da angeli o sulle navi da marinai dal cognome Angeli? Non sta a noi dirimere la questione, certo è che per questo la Madonna di Loreto è stata proclamata da Papa Benedetto XV nel 1920 “Aeronautarum Patrona”, protettrice quindi dei viaggiatori in aereo e dell’Aeronautica tutta.

E, infatti proprio gli Avieri del 72° Stormo di Frosinone erano presenti con il loro Colonnello alla celebrazione solenne di sabato e quattro di loro hanno scortato la Madonna durante la processione. Portata a spalla dai “nostri” portatori, la sacra effigie nel suo tronetto dorato ha fatto sette soste in sette punti focali della città, con spunti di meditazione e preghiera su aspetti e problemi della nostra città, dal centro alle periferie, dai giovani agli anziani, dalle famiglie alla scuola e al lavoro per tenere desta l’attenzione e trovare soluzioni che vedano protagonisti Amministratori e cittadini, così come Maria è stata sempre e in ogni occasione “protagonista” della sua vita.

 

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PER AMORE, MAI TOLLERARE NESSUNA FORMA DI VIOLENZA!

Per amore, scrivo questa lettera a voi, in occasione della festa della nostra Patrona, per riflettere insieme sulla realtà della famiglia e in particolare del rapporto uomo-donna. Tanti sono i volti di donne e di uomini, che ho incontrato in questo primo anno tra voi.

Il mio sguardo ha incrociato i loro occhi, ha percepito speranze e sogni, ha colto amarezze e delusioni, lacrime di dolore e sorrisi di felicità.
Per amore, l’uomo e la donna sono stati creati da Dio “a sua immagine e somiglianza”, diversi ma di pari dignità, capaci di camminare insieme nel rispetto, nella stima e nell’aiuto reciproco.
Un percorso lungo, spesso lento, talora difficile, ma inarrestabile.

Oggi la donna occupa spazi di presenza e di partecipazione attiva in tutte le espressioni della vita pubblica, politica ed ecclesiale. La stessa Chiesa non la vede più solo nel suo ruolo di madre, di sposa, di sorella e l’icona della Vergine Maria, che noi veneriamo sotto il titolo di Madonna di Loreto, ce lo richiama con profonda tenerezza.
Per amore, Maria dice “sì” all’annuncio dell’Angelo, accogliendo in sé il progetto di Dio.

Per amore Giuseppe la prende “in casa sua” proteggendola dal ludibrio della legge. Per amore questi sposi superano fatiche e dolori, custodendo nel segreto del loro cuore il “mistero” grande
e bello della loro vita.

Quante storie d’amore potremmo scrivere nel libro della nostra comunità, che vede accanto agli uomini figure femminili importanti, valorizzate e apprezzate! Ma al tempo stesso la triste piaga e il dramma della violenza contro le donne oggi ci interpellano.

Per amore, dicono, tanti uomini alzano le mani contro le “loro” donne… un amore sbagliato, un amore sconfitto, un amore ferito, un amore che fa male e porta morte. Per amore, dicono, tante donne tacciono, non si ribellano, non denunciano i loro uomini violenti… un amore che schiavizza, che offende, che ti fa sentire “cosa” e non persona.

Il termine “femminicidio” non sta ad indicare semplicemente il sesso della vittima, ma stigmatizza un amore possesso, un amore preteso, un amore costretto e quelle donne, uccise o solo sfregiate nel corpo e nell’anima, non chiedevano certo un amore così.

L’amore si impara ponendosi in una relazione rispettosa di sé e dell’altro sesso fin dall’adolescenza. All’amore ci si educa e lo si fa innanzitutto in famiglia.

“Non c’è più né uomo né donna” ci dice Gesù, non per annullare differenze ma per cancellare privilegi assurdi, inutili, dannosi.

La Vergine Lauretana ci insegni a coltivare con cura il terreno delle nostre famiglie: è lì che si previene ogni tipo di violenza, fisica, sessuale e psicologica; è lì che ci si educa al rispetto degli altri e di sé stessi per non cadere vittime di comportamenti vili e violenti, chiudendosi nella tristezza del silenzio.

Parliamoci con rispetto quando siamo in disaccordo! Non riempiamo di odio i nostri sguardi né di rabbia i nostri gesti!

PARROCCHIA DI SAN LORENZO MARTIRE – ISOLA DEL LIRI

Segue negli allegati …

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Echi Di Vita N°67 – DIO E’ACCANTO, A FIANCO, SI STRINGE A TUTTO CIO’ CHE VIVE!

Giovanni il Battista predicava nel deserto della Giudea dicendo: convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.
Gesù cominciò a predicare lo stesso annuncio: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. Tutti i profeti hanno gli occhi fissi nel sogno, nel regno dei cieli che è un mondo nuovo intessuto di rapporti buoni e felici. Ne percepiscono il respiro vicino: è possibile, è ormai iniziato.

Su quel sogno ci viene chiesto di osare la vita, ed è la conversione. Si tratta di tre annunci in uno, e tra tutte la parola più calda di speranza è l’aggettivo «vicino». Dio è vicino, è qui, prima buona notizia. Il regno dei cieli e la terra come Dio la sogna non si è ancora realizzata?

Gesù è l’incarnazione di un Dio che si fa intimo come un pane nella bocca, una parola detta sul cuore, un respiro: infatti vi battezzerà nello Spirito Santo, vi immergerà dentro il mare di Dio, sarete avvolti, intrisi, impregnati della vita stessa di Dio, in ogni vostra fibra.

Convertitevi, ossia osate la vita, mettetela in cammino, e non per eseguire un comando, ma per una bellezza; non per una imposizione da fuori ma per una seduzione. Ciò che converte il freddo in calore non è un ordine dall’alto, ma la vicinanza del fuoco; ciò che toglie le ombre dal cuore non è un obbligo o un divieto, ma una lampada che si accende, un raggio, una stella, uno sguardo.

Convertitevi: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.

Conversione: cambiate lo sguardo con cui vedete gli uomini e le cose, cambiate strada, sopra i miei sentieri il cielo è più vicino e più azzurro, il sole più caldo, il suolo più fertile, e ci sono cento fratelli, e alberi fecondi, e miele.

Conversione significa anche abbandonare tutto ciò che fa male all’uomo, scegliere sempre l’umano contro il disumano. Come fa Gesù: per lui l’unico peccato è il disamore, non la trasgressione di
una o molte regole, ma il trasgredire un sogno, il sogno grande di Dio per noi, quel sogno realizzatosi nella Vergine Madre, Immacolata Concezione, Madonna di Loreto, nostra Patrona.