Author : E. Redazione

HomeArticles Posted by E. Redazione (Page 2)
Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 018

2024 – Echi di Vita N°18 – CHIAMATI AD AMARE COME CRISTO

Una pagina di Giovanni in cui pare custodita l’essenza del cristianesimo, le cose determinanti della nostra fede. C’è un fluire, un fiume grande d’amore che scorre dal cielo, dal Padre al Figlio, dal Figlio a noi. Come la linfa nella vite.

Il Vangelo mi dà una certezza: l’amore non è un sentimento, qualcosa prodotto da me, un mio desiderio, è una realtà. L’amore è: come il Padre ha amato me, io ho amato voi, rimanete in questo amore.

Rimanete, dimorate, abitate, non andatevene.

L’amore è reale come un luogo, un continente, una tenda, ci puoi vivere dentro. È la casa in cui già siamo, come un bimbo nel grembo della madre: non la vede, ma ha mille segni della sua presenza che lo nutre, lo scalda, lo culla.

L’amore è cosa da Dio: amore unilaterale, amore a prescindere, incondizionato.

Che io sia amato dipende da lui, non dipende da me. Il nostro compito è decidere se rimanere o no in questo amore. Ma perché farlo?

Gesù risponde: perché la vostra gioia sia piena.

Il Vangelo è da ascoltare con attenzione, ne va della nostra gioia. L’amore è da prendere sul serio, ne va della nostra felicità.

Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato.

Non semplicemente: amate. Non basta amare, potrebbe essere solo un fatto consolatorio, una forma di possesso o di potere. Ci sono anche amori violenti e disperati.

Aggiunge: amatevi gli uni gli altri. In un rapporto di comunione, un faccia a faccia, una reciprocità.

Non si ama l’umanità in generale, si amano le persone ad una ad una. E poi offre la parola che fa la differenza cristiana: amatevi come io vi ho amato.

Lo specifico del cristiano non è amare, questo lo fanno in molte persone, in molti modi. Ma è amare come Cristo, che cinge un asciugamano e lava i piedi ai suoi; che non manda mai via nessuno; che mentre io lo ferisco, mi guarda e mi ama.

Come lui si è fatto canale dell’amore del Padre, così ognuno farsi canale non intasato, perché l’amore scenda e circoli nel corpo del mondo. Se ti chiudi, in te e attorno a te qualcosa muore. E la prima cosa che muore è la gioia.

Voi siete miei amici. Non più servi, ma amici.

Parola dolce, musica per il cuore dell’uomo. L’amicizia che non si impone, non si finge, non si mendica, dice gioia e uguaglianza. L’Amicizia parla di Dio e Gesù è l’amico che ci fa tutti amici e fratelli.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >>  Clicca Qui <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 017

2024 – Echi di Vita N°17 – AMORE, CORAGGIO, LIBERTA’: FRUTTI DI DIO

Nel brano tutto ruota attorno ad una immagine concreta e ad un verbo: la vite e dei tralci, il verbo «rimanere». Cristo vite, io tralcio: io e lui la stessa cosa! Stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa.

Lui in me e io in lui come figlio nella madre, madre nel figlio. Dio è in me, non come un padrone, ma come linfa vitale. Dio è in me, come radice che invia energia verso tutti i rami. Dio è in me per prendersi cura più a fondo di me.

In Cristo il vignaiolo si è fatto vite, il seminatore si è fatto seme, il vasaio si è fatto argilla, il Creatore si è fatto creatura. Non solo Dio con noi, ma Dio in noi. Se ci guardiamo attorno, conosciamo tutti delle persone che sembrano mettere gemme, le vedi germogliare e fiorire. E capisci che sono inserite in qualcosa di vivo!

Rimanete in me. Una sola condizione; non condizionamento, ma base della mia esistenza: nutrirmi della linfa della mia vite. Non sono parole astratte, sono le parole che usa anche l’amore umano. Rimanere insieme, nonostante tutte le distanze e i lunghi inverni, nonostante tutte le forze che ci trascinano via. Il primo passo è fare memoria che già sei in lui, che lui è già in te.

Non devi inventare niente, non devi costruire qualcosa. Solo mantenere quello che già è dato, prenderne coscienza: c’è una energia che scorre in te, proviene da Dio, non viene mai meno, vi puoi sempre attingere, devi solo aprire strade, aprire canali a quella linfa.

All’inizio della primavera sui tralci potati affiora una goccia di linfa che luccica sulla punta del ramo. Quella goccia di linfa mi parla di me e di Dio, dice che c’è un amore che sale dalla radice del mondo e mi attraversa; una vita che viene da Dio e va in amore, in frutti d’amore. Dice a me, piccolo tralcio: «Ho bisogno di te per una vendemmia di sole e di miele». Ogni tralcio che porta frutto va potato, perché porti più frutto. Il dono della potatura…

Potare non significa amputare, significa dare vita, qualsiasi contadino lo sa. Rinunciare al superfluo equivale a fiorire, perché gloria di Dio non è la sofferenza, ma il molto frutto. È come se Gesù dicesse: non ho bisogno di sacrifici ma di grappoli buoni; non di penitenze, ma che tu fiorisca. Nessuna vite sofferente porta buon frutto. Prima di tutto devo essere sano e gioioso io e vivere con amore, libertà e coraggio, questi sono la linfa e i frutti di Dio in noi.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 21 _Anno XLI _Numero 16 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°16 – IL SEGRETO DELLA VITA CONSISTE NEL DARE

Con la formula solenne delle rivelazioni, Gesù afferma: Io sono il buon pastore.

Per farci capire cosa intende per «buono», per cinque volte ripete il verbo offrire.

Ciò che il pastore offre è la vita, è questo il filo rosso dell’intera opera di Dio. Il grande lavoro di Dio, è offrire vita. E non so immaginare migliore avventura.

10    sono il pastore bello, dice letteralmente il testo greco, e la bellezza del pastore, il suo fascino stanno in questo slancio vitale inarrestabile, nella gioia di vedere la vita fiorire in tutte le sue forme.

Offrire la vita non significa per prima cosa morire, perché se il pastore muore, le pecore sono abbandonate e il lupo rapisce, uccide, vince.

Dare la vita qui è inteso nel senso primo, come hanno compreso gli apostoli: della vite che dà linfa al tralcio; dell’ulivo innestato che trasmette potenza buona al ramo selvatico. Linfa divina che ci fa vivere, che respira in ogni mio respiro, nostro pane che ci fa quotidianamente dipendenti dal cielo.

Come passeri abbiamo il nido nelle sue mani. Le mani di Dio: mani di pastore contro i lupi, mani impigliate nel folto della vita, mani che proteggono la fiammella smorta, mani sugli occhi del cieco, mani che scrivono nella polvere e non scagliano pietre, mai, mani trafitte offerte a Tommaso.

Da quelle mani nessuno mi rapirà mai, mani di pastore, il solo che per i cieli mi fa camminare.

11    Vangelo si chiude con una frase solenne: questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.

Non ‘un’ comando ma ‘il’ comando, quello che ti fa pastore bello e fa bella la tua vita: il comando di offrire, donare.

Dare la vita è innanzitutto offrire il segreto della vita. Questo ho imparato da Gesù, che la vita è dono, che il segreto della vita è dare, che l’asse della storia è il dono, che ogni uomo per stare bene deve dare.

Ma perché per stare bene ogni uomo deve dare? Perché questa è la legge della vita. Perché così fa Dio. Se non dai vita attorno a te, entri nella malattia. Se non dai amore, un’ombra invecchia il cuore.

La felicità di questa nostra vita ha a che fare con il dono. E con il diventare pastori buoni, belli, di un piccolo, minimo gregge affidato alle nostre cure.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 14 _Anno XLI _Numero 15 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°15 – UN DIO CHE SI FA VITA QUOTIDIANA

«Non sono un fantasma». Il lamento di Gesù giunge fino a me: chi sono io per te? Qualche idea vaga, la proiezione di un bisogno, un’emozione, un sogno troppo bello per essere vero?

Per aiutare la mia fede Gesù pronuncia allora i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!». Si fa umile e concreto, ci chiede di arrenderci a un vangelo concreto, di mani, di pane, di bicchieri d’acqua, di briciole; a un Dio che ha deciso di farsi carne e ossa, carezza e sudore, un Dio capace di piangere.

Il primo gesto del Signore è, sempre, una offerta di comunione: «toccatemi, guardate».

Ma dove oggi toccare il Signore? Forse lo tocco quando Lui mi tocca: con il bruciore del cuore, con una gioia eccessiva, con una gioia umilissima, con le piaghe della terra, con il dolore o la carezza di una creatura. La gente è il corpo di Dio, lì lo posso toccare.

«Avete qualcosa da mangiare?». Mangiare è il segno della vita; farlo insieme è il segno più eloquente di un legame rifatto, di una comunione ritrovata, il gesto quotidiano della vita che va e continua.

Lui è l’amico che dà sapore al pane. E mi assicura che la mia salvezza non sta nei miei digiuni per lui, ma nel suo mangiare con me pane e sogni; la sua vicinanza è un contagio di vita.

Lo conoscevano bene Gesù, dopo tre anni di strade, eppure ora non lo riconoscono. Perché la Risurrezione non è semplicemente ritornare alla vita di prima: è trasformazione. Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro.

« Aprì loro la mente per comprendere le Scritture». E il respiro stretto del cuore entra nel respiro largo del cielo, se leggi con passione e intelligenza la Parola. Perché finora abbiamo capito solo ciò che ci faceva comodo. Siamo stati capaci di conciliare il Vangelo con tutto: con la logica della guerra, con l’idolo dell’economia, con gli istinti.

«Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono». Il perdono è la certezza che nulla e nessuno è definitivamente perduto, è il trionfo della vita, riaccensione del cuore spento, offerta mai revocata e irrevocabile di comunione.

Cristo non è un fantasma, è vestito di umanità, è sangue vivo dei giorni, è il sangue della primavera del mondo. Ha braccia anche per me, per toccare e farsi toccare; capace, tornando, di rendere la mia speranza amore.

don Alfredo Di Stefano

 

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 14 _Anno XLI _Numero 14 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°14 – CREDERE SENZA AVER VISTO

E’ la domenica di Tommaso e di una beatitudine che sento mia: Beati quelli che non hanno visto eppure credono!

Questa è una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia.

Siamo noi quelli di cui parla Gesù, noi che non abbiamo visto eppure di otto giorni in otto giorni, continuiamo a radunarci nel suo nome, a distanza di millenni e a prossimità di cuore; di noi scrive Pietro: «voi lo amate pur senza averlo visto».

Otto giorni dopo venne Gesù, a porte chiuse.

C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta. Mi conforta pensare che, se anche trova chiuso, non se ne va. Otto giorni dopo è ancora li: l’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare.

Viene e sta in mezzo a loro.

Non chiede di essere celebrato, adorato. Non viene per ricevere, ma per dare. È il suo stile inconfondibile. Sono due le cose che porta: la pace e lo Spirito.

Pace a voi.

Non un semplice augurio o una promessa futura, ma una affermazione: la pace è a voi, vi appartiene, è già dentro di voi, è un sogno iniziato e che non si fermerà più. lo vi porto questo shalom che è pienezza di vita. Non una vita più facile, bensì più piena e appassionata, ferita e vibrante, ferita e luminosa, piagata e guaritrice. La pace adesso.

Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo.

Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, che scuote le porte chiuse: ecco io vi mando!

Scende lo Spirito di Gesù, il suo segreto, il suo mistero, ciò che lo fa vivere, il suo respiro stesso: vivrete di ciò di cui vivo io. Già risorti adesso, per una eternità che già mette le sue prime gemme. In quel soffio Gesù trasmette la sua forza: con lo Spirito di Dio voi farete le cose di Dio. E la prima delle cose da Dio è il perdono.

Tommaso, metti qua il tuo dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca!

Le ferite del Risorto, feritoie d’amore: nel corpo del crocifisso l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come lo è l’amore.

Gesù che non si scandalizza dei miei dubbi, ma mi tende le sue mani. A Tommaso basta questo gesto. Non è scritto che abbia toccato. Perché Colui che ti tende la mano, che non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare. Fidati!

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >>  Clicca Qui  <<

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 31 _Anno XLI _Numero 13 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°13 – CRISTO E’ LA RISURREZIONE E LA VITA

Maria di Magdala esce di casa quando è ancora notte, buio nel cielo e buio nel cuore.

Non ha niente tra le mani, non porta aromi come le altre donne, ha soltanto il suo amore che si ribella all’assenza di Gesù. E vede che la pietra è stata tolta dal sepolcro.

Il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. E fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un seme.

Il segno è un corpo assente dalla tomba.

Manca un ucciso alla contabilità della violenza, e questo vuol dire che il carnefice non avrà ragione della sua vittima in eterno.

Il Signore Gesù non è semplicemente il Risorto, l’attore di un evento che si è consumato una volta per tutte nel giardino fuori Gerusalemme, in quell’alba del primo giorno dopo il sabato.

Un evento concluso? No. Se noi tutti insieme formiamo il corpo di Cristo, allora contemporanea a me è la Croce, e contempora-nea a me è anche la Risurrezione.

Chi vive in lui, chi è in lui compreso, è preso da lui nel suo risorgere.

Cristo è il Risorgente, adesso. Sorge in questo momento dal fondo del mio essere, dal fondo di ogni uomo, dal fondo della storia, continua a risorgere, a immettere con la mano viva del creatore germi di speranza e di fiducia, di coraggio e libertà.

Cristo Gesù risorge oggi, energia che ascende, vita che germina, masso che rotola via dall’imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pasqua, che vuol dire passaggio ininterrotto dall’odio all’amore, dalla paura alla libertà, dall’effimero all’eterno.

Pasqua è la festa dei macigni rotolanti via, adesso.

Cristo non è semplicemente il Risorto, non è solo il Risorgente, egli è la Risurrezione stessa. L’ha detto a Marta: io sono la Risurrezione e la vita. In quest’ordine preciso: prima la risurrezione e poi la vita.

Ci saremmo aspettati il contrario. Invece no: prima viene la risurrezione, da tutte le nostre tombe, dal nostro respiro insufficiente, dalla vita chiusa e bloccata, dal cuore spento, dal gelo delle relazioni.

La sua Risurrezione non riposerà finché non sia spezzata la tomba dell’ultima anima, e le sue forze non arrivino all’ultimo ramo della creazione.

Un augurio sincero e fraterno di una santa PASQUA!

don Alfredo Di Stefano

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 24 _Anno XLI _Numero 12 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°12 – QUELLA MORTE CHE RIVELA IL CUORE DI DIO

Ecco l’uomo! Appare al balcone dell’universo il volto di Gesù intriso di sangue.

Il dolore sotto cui vacilla è il dolore di tutti gli uomini: molte volte abbiamo visto il volto di Dio cosparso di sangue lungo le strade della vita sempre uguale, nei sentieri indifesi della storia dell’uomo, e non ho saputo avvicinarmi.

Ecco il Figlio di Dio! Ciò che appare non è lo splendore dell’eterno, ma il patire di un Dio appassionato. Dio prima patì e poi si incarnò. Patì vedendo la condizione dell’uomo. Patì perché l’amore è passione. Amare significa patire e appassionarsi. E chi ama di più si prepari a patire di più.

Lo vedo in Cristo, come le donne al Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici. Le donne, ultimo nucleo fedele, sono con Gesù, non possono staccare gli occhi da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di Chiesa, guardano Gesù con Io stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La Chiesa nasce, oggi come allora, dalla contemplazione del volto del crocifisso. A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare alla sofferenza di Dio.

Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! Quando la Parola di Dio è diventata grido, poi è diventata muta, ecco la prima parola di un uomo, un soldato esperto di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente da fargli pronunciare il primo atto di fede cristiano?

L’esperto di morte in quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella risurrezione.

Morire così è cosa da Dio, rivelazione del cuore di Dio. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, è ancora la logica umana che vince, quella del più forte. Solo un Dio non scende dal legno.

Si consegna alla Notte, si abbandona all’Altro per gli altri, e passa dall’abbandono di Dio (perché mi hai abbandonato?) all’abbandono a Dio (nelle tue mani), rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle notti.

lo so che non capirò mai la croce, l’uomo non regge questo amore, è troppo limpido, ma Cristo non è venuto perché lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo alla sua croce, lasciandoci semplicemente sollevare da lui. La fede è abbandonarsi all’abbandonato amore.

Ogni grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui  <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 011

2024 – Echi di Vita N°11 – MORIRE A SE STESSI MOLTIPLICA LA VITA

Vogliamo vedere Gesù. Grande domanda dei cercatori di sempre, domanda che sento mia.

La risposta di Gesù dona occhi profondi: se volete capire me, guardate il chicco di grano; se volete vedermi, guardate la croce.

Il chicco di grano e la croce, due immagini come sintesi ardente dell’evento Gesù.

Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Una frase difficile e anche pericolosa se capita male, perché può legittimare una visione doloristica e infelice della religione.

Un verbo balza subito in evidenza per la sua presa emotiva: morire, non morire.

L’azione principale, lo scopo verso cui tutto converge, il verbo che regge l’intera costruzione è «produrre»: il chicco produce molto frutto. L’accento non è sulla morte, ma sulla vita.

Osserviamo un granello di frumento, un qualsiasi seme: nessun segno di vita, un guscio spento e inerte, che in realtà è un forziere, un piccolo vulcano di vita. Caduto in terra, il seme muore alla sua forma ma rinasce in forma di germe.

Ogni uomo e donna sono chicco di grano, seminato nei solchi della storia, della famiglia, dell’ambiente di lavoro e chiamato al molto frutto. Se sei generoso di te, di tempo cuore intelligenza; se ti dedichi, come un atleta, uno scienziato o un innamorato al tuo scopo, allora produci molto frutto. Se sei generoso, non perdi ma moltiplichi la vita.

La seconda icona è la croce, l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso.

Dio entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Ma dalla morte risorge come un germe di vita indistruttibile, e ci trascina fuori, in alto, con sé.

Gesù è così: un chicco di grano, che si consuma e fiorisce; una croce, dove già respira la risurrezione.

Io sono cristiano per attrazione: attirerò tutti a me. E la mia fede è contemplazione del volto del Dio crocifisso.

«La Croce non ci fu data per capirla ma perché ci aggrappassimo ad essa» (Bonhoeffer): attratto da qualcosa che non capisco ma che mi seduce, mi aggrappo alla sua Croce, cammino dietro a Cristo, morente in eterno, in eterno risorgente.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 10 _Anno XLI _Numero 10 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°10 – DIO CI AMA TANTO DA MANDARE IL FIGLIO

In questo brano Giovanni ci consegna il nucleo incandescente del suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio.

È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Il versetto dal quale scaturisce la storia di Dio con noi. Tra Dio e il mondo, due realtà che tutto dice lontanissime e divergenti, queste parole tracciano il punto di convergenza, il ponte su cui si incontrano e si abbracciano finito ed infinito: l’amore, divino nell’uomo, umano in Dio.

Dio ha amato: un verbo al passato, per indicare un’azione che è da sempre, che continua nel presente. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Tanto da dare suo Figlio: Dio ha considerato ogni nostra persona, questo niente cui ha donato un cuore, più importante di se stesso.

Ha amato me quanto ha amato Gesù. E questo sarà per sempre: io amato come Cristo.

E non solo l’uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra è amata, e gli animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo, anch’io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.

Dio ha tanto amato, e noi come lui: abbiamo bisogno di tanto amore per vivere bene. Quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito. È l’amore che fa esistere.

A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. Lui, il fariseo pauroso, troverà il coraggio, prima impensabile, di reclamare da Pilato il corpo del crocifisso.

Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita.

Cristo, venuto come intenzione di bene, sta dentro la vita come datore di vita e ci chiama ad escludere dall’immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre, qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura. L’amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che punire se stesso.

Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, almeno per oggi; se non tanto, almeno un po’. E fare così perché così fa Dio.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il volantino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 9

2024 – Echi di Vita N°09 – OGNI VITA E’ UN TEMPIO, CASA DIO

Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete.

La cosa che più mi colpisce e commuove in Gesù è vedere che in lui c’erano insieme la tenerezza, la dolcezza di una donna innamorata e la determinazione, la forza, il coraggio di un eroe sul campo di battaglia.

All’avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore. A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede!

Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio, perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo.

Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita!

Non immiserirla alle leggi dell’economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento. La triste evidenza che oggi determina il bene e il male, la nuova etica sostiene: più denaro è bene, meno denaro è male.

Non fare mercato del cuore!

Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l’uomo.

Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.

I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò.

Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt’altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello.

Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce, il suo amore, la sua pace.

don Alfredo Di Stefano

 

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<