Author : E. Redazione

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 12

2023 – Echi di Vita N°12 – SIAMO TUTTI CIECHI IN CERCA DELLA LUCE

Il protagonista del racconto è l’ultimo della città, un mendicante cieco dalla nascita, che non ha mai visto il sole né il viso di sua madre. Così povero che non ha nulla, possiede solo se stesso.

E Gesù si ferma per lui, senza che gli abbia chiesto nulla. Fa’ un po’ di fango con polvere e saliva, come creta di una minima creazione nuova, e lo stende su quelle palpebre che coprono il buio.

In questo racconto di polvere, saliva, luce, dita, Gesù è Dio che si contamina con l’uomo, ed è anche l’uomo che si contagia di cielo: abbiamo uno sguardo meticcio, con una parte terrena e una parte celeste.

   La nostra vita è un albeggiare continuo.

Dio albeggia in noi. Gesù è il custode delle nostre albe, il custode della pienezza della vita e seguirlo è rinascere; aver fede è acquisire una visione nuova delle cose.

Il cieco è dato alla luce, nasce di nuovo con i suoi occhi nuovi, raccontati dal filo rosso di una domanda ripetuta sette volte: come ti si sono aperti gli occhi? Tutti vogliono sapere “come”, impadronirsi del segreto di occhi invasi dalla luce, tutti con occhi non nati ancora.

La domanda incalzante (come si aprono gli occhi?) indica un desiderio di più luce che abita tutti; desiderio vitale, ma che non matura, un germoglio subito soffocato dalla polvere sterile della ideologia dell’istituzione.

L’uomo nato cieco passa da miracolato a imputato. Ai farisei non interessa la persona, ma il caso da manuale; non interessa la vita ritornata a splendere in quegli occhi, ma la “sana” dottrina. E avviano un processo per eresia, perché è stato guarito di sabato e di sabato non si può, è peccato…

Ma che religione è questa che non guarda al bene dell’uomo, ma solo a se stessa e alle sue regole?

Per difendere la dottrina negano l’evidenza, per difendere la legge negano la vita. Sanno tutto delle regole morali e sono analfabeti dell’uomo. Anziché godere della luce, preferirebbero che tornasse cieco, così avrebbero ragione loro e non Gesù. Dicono: Dio vuole che di sabato i ciechi restino ciechi! Niente miracoli il sabato! Gloria di Dio sono i precetti osservati. Mettono Dio contro l’uomo, ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. E invece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna a vita piena, un uomo finalmente promosso a uomo.

E il suo sguardo luminoso, che passa e illumina, dà gioia a Dio più di tutti i comandamenti osservati!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 11

2023 – Echi di Vita N°11 – DIO E’ UNA SORGENTE: NON CHIEDE, DONA

Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva al pozzo di Sicar. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. È una donna senza nome, che ci rappresenta, che assomiglia a tutti noi.

È la sposa che se n’è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Non con minacce o rimproveri, ma con l’offerta di un più grande amore, esponendosi con l’umiltà di un povero che tende la mano «ho sete», di chi crede che può ricevere molto da ogni altro uomo.

Dammi da bere. Dio ha sete, ma non di acqua: ha sete della nostra sete, ha desiderio del nostro desiderio. Lo sposo ha sete di essere amato. E ci insegna che c’è un mezzo, uno soltanto, per raggiungere il cuore profondo di ciascuno. Non il rimprovero o l’accusa, ma un dono, il far gustare un di più di bellezza, un di più di vita, come fa Gesù: Se tu conoscessi il dono di Dio a te.

 

Perché Dio non chiede, dona: una sorgente intera in cambio di un sorso d’acqua.

 

Ti darò un’acqua che diventa in te sorgente. Quest’acqua viva è l’energia dell’amore di Dio. Se lo accogli, diventa qualcosa che ti riempie, tracima, si sprigiona da te, come una sorgente che zampilla “per la vita“, che fa maturare la vita, la rende autentica e indistruttibile, eterna. In te, ma non per te: la sorgente è più di ciò che serve alla tua sete, è per tutti, senza misura, senza calcolo, senza fine.

Vai a chiamare colui che ami. Quando parla con le donne, va diritto al centro, al pozzo del cuore. Solo fra le donne Gesù non ha avuto nemici, il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere.

Non ho marito. E Gesù: hai detto bene, erano cinque. Ma non istruisce processi, non cerca indizi di colpevolezza, cerca indizi d’amore; non le chiede di mettersi prima in regola, le affida un dono; si fida e non pretende di decidere per lei il futuro. Messia di suprema delicatezza, volto bellissimo di Dio.

La donna percepisce l’offerta di questa energia d’amore, ne è contagiata, corre in città, ferma tutti per strada: c’è uno che dice tutto di te! Lui conosce il tutto dell’uomo: c’è in ognuno una sorgente di bene, un lago di luce, più forte del male, fontane di futuro.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 10

2023 – Echi di Vita N°10 – SIAMO TUTTI CHIAMATI A RICEVERE UN CUORE DI LUCE

Gesù salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un ascendere verso più luce, più cielo. Lassù il volto di Gesù brilla come il sole, le sue vesti come la luce. Quel volto di sole è anche il nostro volto: ognuno ha dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore, una bellezza che condividiamo con Dio.

Ci sorprende la Quaresima, un tempo che consideriamo triste, penitenziale, violaceo, con un vangelo di luce, a ricordarci che la vita spirituale consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza sepolte in noi, e nell’aiutare gli altri a fare lo stesso. La cosa più bella che un amico può dirmi è: sto bene con te perché tu fai uscire, fai venire alla luce la mia parte più bella. Spesso addormentata in noi, come in letargo.

Il Vangelo viene per questo, viene come una primavera: porta il disgelo nei cuori, risveglia quella parte luminosa, sorridente, generosa e gioiosa che abbiamo dentro, il nocciolo, il cuore, la nostra vera identità.

 

Lo stupore di Pietro: che bello qui! Non andiamo via… ci fa capire la nostra vocazione.

Siamo chiamati tutti a trasfigurazione, a ricevere un cuore di luce. Contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine. Contemplare, trasforma; tu diventi ciò che guardi con gli occhi del cuore. Pregare ci trasfigura in immagine del Signore. L’entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore.

Perché io credo? Perché Dio è la cosa più bella che ho incontrato. E da lui acquisisco la bellezza del vivere. Che è bello amare, abbracciare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell’eternità. Allora la Quaresima, più ancora che a penitenza, ci chiama a conversione: a girarci verso la luce, così come la natura si gira in questi giorni verso la primavera.

Una nube luminosa li coprì. E una voce: Questi è il Figlio mio. Ascoltatelo. Sali sul monte per vedere e Dio risponde offrendo parole, le parole lucenti di Gesù: ascoltate Lui. Il primo passo per essere contagiati dalla bellezza di Dio è l’ascolto, dare un po’ di tempo e un po’ di cuore al suo Vangelo. Che oggi ci regala un volto che gronda luce, per affrontare il momento in cui la vita gronderà sangue. Ma anche allora, ricordiamo: ultima, verrà la luce.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 09

2023 – Echi di Vita N°09 – LE TENTAZIONI DI CRISTO SONO ANCHE LE NOSTRE

Il racconto delle tentazioni ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte, a scegliere come vivere.

Le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: investono l’intero mondo delle relazioni quotidiane. La prima tentazione concerne il rapporto con noi stessi e con le cose. La seconda è una sfida aperta alla nostra relazione con Dio. La terza infine riguarda la relazione con gli altri.

 

Dì che queste pietre diventino pane! Il pane è un bene, un valore indubitabile, ma Gesù risponde giocando al rialzo, offrendo più vita: «Non di solo pane vivrà l’uomo». Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Parola di Dio è il Vangelo, ma anche l’intero creato. Se l’uomo vive di ciò che viene da Dio, io vivo della luce, del cosmo, ma anche di te: fratello, amico, amore, che sei parola pronunciata dalla bocca di Dio per me.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati e credi in un miracolo». Quello che sembrerebbe il più alto atto di fede – gettati con fiducia! - ne è, invece, la caricatura, pura ricerca del proprio vantaggio.

Gesù ci mette in guardia dal volere un Dio magico a nostra disposizione, dal cercare non Dio ma i suoi benefici, non il Donatore ma i suoi doni. «Non tentare il Signore»: io so che sarà con me, ma come lui vorrà, non come io vorrei. Forse non mi darà tutto ciò che chiedo, eppure avrò tutto ciò che mi serve, tutto ciò di cui ho bisogno.

 

Nella terza tentazione il diavolo alza ancora la posta: adorami e ti darò tutto il potere del mondo. Il diavolo fa un mercato, esattamente il contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. È come se dicesse: Gesù, vuoi cambiare il corso della storia con la croce? Non funzionerà. Il mondo è già tutto una selva di croci. Cosa se ne fa di un crocifisso in più? Il mondo ha dei problemi, tu devi risolverli. Prendi il potere, occupa i posti chiave, cambia le leggi. Così risolverai i problemi: con rapporti di forza e d’inganno, non con l’amore.

 

«Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvicinarsi e servire, verbi da angeli.

Se in questa Quaresima ognuno di noi volesse avvicinarsi e prendersi cura di una persona che ha bisogno, perché malata o sola o povera, regalando un po’ di tempo e un po’ di cuore, allora per lei sarebbe come se si avvicinasse un angelo. Facciamolo!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 08

2023 – Echi di Vita N°08 – UN CUORE CHE SA AMARE I NEMICI

Avete inteso che fu detto: occhio per occhio… Ma io vi dico se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra: sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difendere, e l’altro capirà l’assurdo di esserti nemico.

Tu porgi l’altra guancia; non la passività morbosa di chi ha paura, ma una iniziativa decisa: riallaccia tu la relazione, fa’ tu il primo passo, perdonando, ricominciando, rattoppando coraggiosamente il tessuto della vita, continuamente lacerato.

Il cristianesimo è la religione di uomini liberi, padroni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di disinnescare la spirale della vendetta e di inventare reazioni nuove, attraverso la creatività dell’amore, che fa saltare i piani, non ripaga con la stessa moneta, scombina le regole ma poi rende felici.

 

Amerai il prossimo e odierai il tuo nemico… Ma io vi dico: amate i vostri nemici.

Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. Violenza produce violenza come un catena infinita. Lui sceglie di spezzarla. Mi chiede di non replicare su altri ciò che ho subito. Ed è così che mi libero.

Tutto il Vangelo è qui: amatevi, altrimenti vi distruggerete.

 

Cosa possono significare allora gli imperativi di Gesù: amate, pregate, porgete, pre­state? Non sono ordini, non si ama infatti per decreto, ma porte spalancate verso delle possibilità, offerta di un potere, trasmissione da Dio all’uomo di una forza divina.

E tutto questo perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi. Da Padre a figli: c’è come una trasmissione di eredità, un’eredità di comportamenti, di affetti, di valori, di forza.

 

Voi potete amare anche i nemici, potete fare l’impossibile, io ve ne darò la capacità se lo desiderate, se me lo chiedete, e proseguite sulla strada del cambiamento interiore, della conformazione al Padre.

Allora capisco: io posso (potrò) amare come Dio! Ci sarà dato un giorno il cuore stesso di Dio.

 

Ogni volta che noi chiediamo al Signore: «Donaci un cuore nuovo», noi stiamo invocando di poter avere un giorno il cuore di Dio, di conformarci agli stessi sentimenti del cuore di Dio.

Verrà il giorno in cui il nostro cuore che ha fatto tanta fatica a imparare l’amore, sarà il cuore di Dio e allora saremo capaci di un amore che rimane in eterno, che sarà la nostra anima, per sempre, e l’anima del mondo.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 07

2023 – Echi di Vita N°07 – LO SCOPO DELLA LEGGE E FAR FIORIRE L’UOMO

Un altro dei Vangeli impossibili: se ognuno che dà del matto o dello stupido a un fratello in un impeto d’ira, fosse trascinato in tribunale o finisse all’inferno, non avremmo più un uomo a piede libero sulla terra e, nei cieli, Dio tutto solo a intristire nel suo paradiso vuoto.

Gesù stesso sembra contraddirsi: afferma l’inviolabilità della legge fin nei minimi dettagli e trasgredisce la norma più grande, il riposo del sabato. Ma ogni sua parola converge verso un obiettivo: far emergere l’anima segreta, andare al cuore della norma.

 

Il Vangelo non è un manuale di istruzioni, con tutte le regole già pronte per l’uso, già definite e da applicare. Il Vangelo è maestro di umanità, ci permette di pensare con la nostra testa, convoca la nostra coscienza e la responsabilità del nostro agire, da non delegare a nessun legislatore. Allora cerco di leggere più in profondità e vedo che Gesù porta a compimento la legge lungo due linee: la linea del cuore e la linea della persona.

 

  • La linea del cuore. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, cioè chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già in cuor suo un omicida. Gesù va alla sorgente, al laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà all’esterno come parola e gesto: ritorna al tuo cuore e guariscilo, poi potrai curare tutta la vita. Va alla radice che genera la morte o la vita: chi non ama suo fratello è omicida. Il disamore uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è per te un lento morire.

 

  • La linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero. Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Non è il desiderio ad essere condannato, ma quel ‘per‘, vale a dire quando tu ti adoperi con gesti e parole allo scopo di sedurre e possedere l’altro, quando trami per ridurlo a tuo oggetto, tu pecchi contro la grandezza e la bellezza di quella persona. È un peccato di adulterio nel senso originario del verbo adulterare: tu alteri, falsifichi, manipoli, immiserisci la persona.

 

Le rubi il sogno di Dio, l’immagine di Dio. Perché riduci a corpo anonimo, lui o lei che invece sono abisso e cielo, profondità e vertigine. Pecchi non tanto contro la morale, ma contro la persona, contro la nobiltà, l’unicità, il divino della persona.

 

Lo scopo della legge morale non è altro che custodire, coltivare, far fiorire l’umanità dell’uomo. A questo fine Gesù propone un unico salto di qualità: il ritorno al cuore e alla persona.

Allora il Vangelo è facile, umanissimo, felice, anche quando dice parole che danno le vertigini. Non aggiunge fatica, non cerca eroi, ma uomini e donne veri.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 06

2023 – Echi di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: RADICI DI VERO FUTURO

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio. Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo. E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce.

La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.

Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla superficie, al ruvido dell’argilla, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità ac­cogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Come mettere la lampada sul candelabro?

Isaia suggerisce: Spezza il tuo pane, introduci in casa lo straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente… Allora la tua luce sorgerà come l’aurora.

Tutto un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all’attrazione dell’infinita luce divina. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

Il sale dà sapore: io non ho voluto sapere nient’altro che Cristo crocifisso. «Sapére» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore.

Il sale conserva.

Gesù non dice voi siete il miele del mondo, un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose e rilancia ciò che merita

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 05

2023 – Echi di Vita N°05 – FELICITA’, PAROLA-CHIAVE DELLE BEATITUDINI

Le nove Beatitudini sono il cuore del Vangelo.

Al cuore del Vangelo c’è per nove volte la parola felicità, c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente, e restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.

Sono la nostalgia prepotente di un tutt’altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori puri.

Queste nove parole sono la bella notizia, l’annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.

Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano.

Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l’uomo possa pensare.

La prima dice: beati voi poveri.

E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.

No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto.

Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altra vita!

Beati, perché c’è più Dio in voi, c’è più libertà, meno attaccamento all’io e alle cose.

Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano nazioni ricche fino allo spreco e popoli poverissimi, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose.

La seconda è la beatitudine più paradossale: Beati quelli che sono nel pianto.

Felicità e lacrime mescolate insieme, forse indissolubili. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore!

Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te.

Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.

La parola chiave delle beatitudini è felicità.

Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 04

2023 – Echi di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO E’ LA CURA DELLA NOSTRA TRISTEZZA

Giovanni il Battista è stato appena arrestato, è accaduto qualcosa di minaccioso che, anziché impaurire e rendere prudente Gesù, lo fa uscire allo scoperto, a dare il cambio a Giovanni.

Gesù abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo un annuncio. Che riparte da là dove Giovanni si era fermato: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino.

Sono le parole inaugurali del Vangelo, generative di tutto il resto.

Convertitevi. Noi interpretiamo come «pentitevi», mentre è l’invito a rivoluzionare la vita: cambiate logica, spostatevi, non vedete dove vi porta questa strada?

È l’offerta di un’opportunità: venite con me.

Questo regno si è fatto vicino. È come se Gesù dicesse: tenete gli occhi bene aperti perché è successo qualcosa di importantissimo! Giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Dio è qui, come una forza che circola ormai, che non sta ferma, come un lievito, un seme, un fermento.

Il Vangelo termina con la chiamata dei quattro pescatori e la promessa: vi farò pescatori di uomini.

Con che cosa, con quale rete pescheranno gli uomini?

   Il Vangelo è la chiave: è possibile vivere meglio, per tutti, perché la sua parola risponde alle necessità più profonde delle persone. Perché quando è narrato adeguatamente e con bellezza, sicuramente il Vangelo risponde ai bisogni più profondi dei cuori e mette a disposizione un tesoro di vita e di amore, che non inganna, che non delude.

La conclusione del brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù.

Camminava e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita.

Gesù cammina verso di noi, gente delle strade, incontro a noi, gente dalla vita ordinaria e mostra con ogni suo gesto che Dio è qui, con amore. E questa è l’unica cosa che guarisce la vita.

Questo sarà anche il nostro annuncio, a ciascuno dire: Dio è con te, con amore.

don Alfredo Di Stefano

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2023 – Echi di Vita N°03 – UN AGNELLO CHE PORTA LA TENEREZZA DIVINA

Giovanni vedendo Gesù venire…

Poter avere, come lui, occhi di profeta e so che non è impossibile perché vi è un pizzico di profeta nei recessi di ogni esistenza umana; vedere Gesù mentre viene, eternamente incamminato lungo il fiume dei giorni; mentre viene negli occhi dei fratelli uccisi come agnelli; mentre viene lungo il confine tra bene e male dove si gioca il tuo e, in te, il destino del mondo.

Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri di guerra, sparpagliato per tutta la terra, da dove non se ne andrà mai più.

Ecco l’agnello, il piccolo del gregge, l’ultimo nato che ha ancora bisogno della madre e si affida al pastore, che vuole crescere con noi e in mezzo a noi.

Non è il «leone di Giuda», che viene a sistemare i malvagi e i prepotenti, ma un piccolo Dio che non può e non vuole far paura a nessuno; che non si impone, ma si propone e domanda solo di essere accolto.

Accolto come il racconto della tenerezza di Dio. Viene e porta la rivoluzione della tenerezza, porta un altro modo possibile di abitare la terra, vivendo una vita libera da inganno e da violenza.

Amatevi, dirà, altrimenti vi distruggerete, è tutto qui il Vangelo.

Ecco l’agnello, inerme e più forte di tutti gli Erodi della terra. Una sfida a viso aperto alla violenza, alla sua logica, al disamore che è la radice di ogni peccato. Viene l’Agnello di Dio, e porta molto di più del perdono, porta se stesso: Dio nella carne, il suo cuore dentro il nostro cuore, respiro dentro il respiro, per sempre.

E toglie il peccato del mondo.

Il verbo è al declinato al presente: ecco Colui che instancabilmente, infallibilmente, giorno per giorno, continua a togliere, a raschiare via, adesso ancora, il male dell’uomo. E in che modo toglie il male? Con la minaccia e il castigo? No, ma con lo stesso metodo vitale, positivo con cui opera nella creazione.

Per vincere il buio della notte Dio incomincia a soffiare sulla luce del giorno; per vincere il gelo accende il suo sole; per vincere la zizzania del campo si prende cura del buon grano; per demolire la menzogna Lui passa libero, disarmato, amorevole fra le creature.

Il peccato è tolto: nel Vangelo il peccato è presente e tuttavia è assente.

Gesù ne parla solo per dirci: è tolto, è perdonabile sempre!

E come Lui, il discepolo non condanna, ma annuncia un Dio che dimentica se stesso dietro una pecora smarrita, un bambino, un’adultera. Che muore per loro e tutti li catturerà dentro la sua risurrezione.

don Alfredo Di Stefano

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