Author : E. Redazione

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 32

2023 – Echi di Vita N°32 – L’UOMO, ICONA DI CRISTO

Un fiore di luce nel nostro deserto, così appare il volto di Cristo sul Tabor. Ed è il volto ultimo e alto dell’uomo. In principio, in ogni uomo è stato posto non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, sepolto in noi come nostro volto segreto.

Gesù prende con sé Pietro e Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li porta con sé, su un alto monte. Li conduce là dove la terra s’innalza nella luce, dove è la nascita delle acque che fecondano ogni vita.

Il suo volto brillò come il sole: il volto è come la grafia del cuore, la sua espressione. Il volto alto dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù. Ogni uomo abita la terra come un’icona di Cristo incompiuta, che viene dipinta progressivamente lungo l’intera esistenza su un fondo d’oro già presente dall’inizio e che è la somiglianza con Dio.

E le sue vesti divennero bianche come la luce: la gloria è così eccessiva che non si ferma al volto, neppure al corpo intero, ma tracima verso l’esterno e cattura la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è luminosa sopra ogni possibilità umana, quale sarà la bellezza del corpo?

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia: Mosè sceso dal Sinai con il volto imbevuto di luce e di vento, Elia rapito in un carro di fuoco e di luce.

Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta: è bello per noi essere qui. Stare qui, davanti a questo volto, che è l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare. Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto. Altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, abitare anche noi una luce, una luce che è dentro la nostra creta e che è il nostro futuro.

Ma come tutte le cose belle la visione non fu che la freccia di un attimo: e una nube luminosa li coprì con la sua ombra.

Venne una voce: quel Dio che non ha volto, ha invece una voce. Gesù è la Voce diventata Volto. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola di suo Figlio: ascoltate Lui.

Fede fatta d’ascolto: sali sul monte per vedere, e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.

La visione del volto cede all’ascolto del volto. Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. Così come anche il mistero dell’uomo.

Quel volto parla, e nell’ascolto diventiamo come lui, anche noi imbevuti di cielo.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 31 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°31 – IL REGNO, TESORO PER OGNI UOMO

Un contadino e un mercante trovano tesori.

Lo trova uno che, per caso, tra rovi e sassi, su un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa; lo trova uno che è intenditore appassionato e sa bene quello che cerca: Dio non sopporta statistiche, è possibile a tutti incontrare o essere incontrati.

Trovato il tesoro, l’uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere. La gioia è un sintomo, è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta. Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori; avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama.

La vita avanza non per ordini, ma per seduzione di tesori e di perle, si muove per una passione, e la passione sgorga da una bellezza, dall’aver intravisto la bellezza di Cristo, la vita bella, buona e beata del Vangelo.

Ma il dono deve essere accolto, alla scoperta deve rispondere l’impegno: il contadino e il mercante vendono tutto, ma per guadagnare tutto. Lasciano molto, ma per avere tutto. Non perdono niente, lo investono.

Così sono i cristiani, non più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranza, di luce, di cielo, di cuore, di Dio. Tesoro e perla è Cristo per me, averlo seguito è stato l’affare migliore della mia vita. Mi sento contadino fortunato, mercante ricco. Non è un vanto, ma una responsabilità!

E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della mia vita, facendola diventare una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa, pacificata, e spero anche, almeno un po’, buona e non inutile.

Tesoro e perla sono nomi di Dio. Con la loro carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che aprono, si rivolgono a me, un po’ contadino e un po’ mercante, e mi domandano: ma Dio per te è un tesoro o soltanto un dovere?

È una perla o un obbligo?

È tesoro, perché il Vangelo non è mortificazione, ma dilatazione di vita; il cristianesimo non è sacrificio e rinuncia, ma offerta di solarità che fa rifiorire instancabilmente la rosa del mondo, la rosa del vivere.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 30 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°30 – DIO FISSA IL SUO SGUARDO SUL BENE E ANCHE NOI

Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce.

Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania? domandano i servi. La risposta è perentoria: «No, perché rischiate di strappare il buon grano!».

L’uomo violento che è in me dice: strappa subito tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo. Il Signore dice: abbi pazienza, non agire con violenza, perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi motivazioni positive, non se ha grandi reazioni immediate.

Mettiamoci sulla strada su cui Dio agisce, adottiamo il suo stile: la nostra coscienza chiara, illuminata e sincera deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, Dio ha seminato in noi. E far sì che porti frutto.

La parabola racconta due modi di guardare: i servi vedono soprattutto le erbacce, il negativo, il pericolo; Il Padrone, invece, fissa il suo sguardo sul buon grano, la zizzania è secondaria.

Dobbiamo conquistare lo sguardo positivo di Dio innanzitutto verso noi stessi: io non sono le mie debolezze, ma le mie maturazioni; io non sono creato a immagine del Nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Nessun uomo coincide con il suo peccato o con le sue ombre. Ma se non vedo la luce in me, non la vedrò in nessuno.

Davanti a Dio una spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania del campo, il bene è più importante del male, il peso specifico del bene è superiore, il bene vale di più. E la spiga di domani, il bene possibile è più importante del male presente, del peccato di ieri. Il male non revoca il bene della tua vita, anzi, è il bene che revoca il male.

Non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di coltivare una venerazione profonda per le forze di bontà, di generosità, di attenzione, di accoglienza, di libertà che Dio ci consegna. Facciamo che queste erompano in tutta la loro forza, in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza e vedremo le tenebre scomparire.

Questo è il messaggio della parabola: venera la vita che Dio ha posto in te, proteggila, porta avanti ciò che hai di positivo e la zizzania avrà sempre meno terreno.

Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio buono, sii indulgente con tutte le creature. E anche con te stesso.

E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 29 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°29 – LA ‘SEMINA’ DIVINA NON ESCLUDE NESSUNO

Come immaginiamo la vita e il mondo?

Tutto ha origine da una grande semina, tutto ha origine dall’amore che semina, tutto ha origine dal germinare, dal crescere, dal maturare.

Tutta la vita è una primavera continua una speranza che non esclude nessuno; a ogni cosa è seminata una sillaba della Parola di Dio. Un seminatore sprovveduto? Semina tra i sassi, i rovi, sulla strada, perché?

Nessuno deve essere discriminato! Nessuno escluso dalla semina divina! Tutti siamo imperfetti, ma ognuno ha una zolla di terra buona. Siamo un po’ tutti duri, spinosi, feriti, opachi, eppure in questo contrasto, la vita nasce e cresce.

Il Seminatore, così è raccontato dalla parabola, è fiducioso: infatti, la sua fiducia, alla fine,  non viene tradita e ciò è spiegato dal verbo e diede frutto, fino al cento per uno”.

Il Vangelo non cerca campi perfetti, ma fecondi. Lo sguardo del Seminatore non è sui difetti, sui sassi e sui rovi, ma sulla potenza della sua Parola, che può rendere ogni zolla di terra, capace di accoglienza.

I germi divini, a contatto con la terra del mio cuore, la renderanno capace di portare frutto. I germi divini rovesciano le zolle sassose, si curano dei germogli nuovi, contrastano ogni forma di durezza e di sterilità.

Ma anche io, quando ‘cammino’, sono chiamato a seminare, cioè a pensare, riflettere. Chi corre, perde il senso e la fame di infinito. La Parola di Dio cammina con noi e ci chiede di sostare. Seminare è allora una forma alta di pensare e discernere. Noi siamo chiamati ad essere ‘contadini’ della Parola, che non tornerà a Dio senza i suoi frutti.

Oggi, Egli ancora esce e mi aspetta. Perché ogni strada fiorisca, perché ogni seme non vada perduto.

E allora, Dio aspettami! Sto uscendo con Te. Voglio uscire, ogni giorno. con Te.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 28 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°28 – ASCENSIONE, FESTA DELLA FIDUCIA

Andare dietro a Gesù significa intraprendere un’avventura impegnativa: bisogna incidere nella propria carne, nei propri desideri e gusti, nei propri sentimenti, nei propri modi di fare e di vivere. Bisogna esistere, non per dare soddisfazione a se stessi, ma per mettersi al servizio del Regno di Dio.

Dalla Croce di Cristo impariamo l’amore, non l’odio; impariamo la compassione, non l’indifferenza; impariamo il perdono, non la vendetta.

Le braccia allargate di Gesù sono l’abbraccio di tenerezza con cui Dio vuole accoglierci e ci mostrano la fraternità che siamo chiamati a vivere tra di noi e con tutti. Ci indicano la via, la via cristiana: non quella dell’imposizione e della costrizione, della potenza e della rilevanza, mai quella che impugna la croce di Cristo contro altri fratelli e sorelle per i quali Egli ha dato la vita!

La via di Gesù è ‘altra': è la via dell’amore umile, gratuito e universale, senza “se” e senza “ma”. Sì, perché sul legno della croce Cristo ha tolto il veleno al serpente del male, ed essere cristiani significa vivere senza veleni: non morderci tra di noi, non mormorare, non accusare, non chiacchierare, non spargere opere di male, non inquinare il mondo con il peccato e con la sfiducia che viene dal Maligno.

Siamo rinati dal costato aperto di Gesù sulla croce: non ci sia in noi alcun veleno di morte. Preghiamo, invece, perché per grazia di Dio possiamo diventare sempre più cristiani: testimoni gioiosi di vita nuova, di amore, di pace.

Con lo spirito di sempre ringrazio quanti, anche quest’anno, si sono impegnati nel pro-muovere la nostra festa, dall’Amministrazione Comunale al Comitato del Crocifisso, dalla Confraternita alla Parrocchia, dagli sponsor ai volontari, ognuno di voi.

A tutti la mia benedizione, il mio saluto, perché da ogni impegno possiamo raccogliere i frutti, attraverso giorni di bella festa, in onore del SS. Crocifisso, nella gioia del convenire, per una rinnovata esperienza di comunità civile e cristiana.

don Alfredo Di Stefano
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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 27 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°27 – LA LEGGE DELL’AMORE IN UN BICCHIERE D’ACQUA

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Non è degno di me.

Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie.

Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà!

Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande.

Chi avrà perduto, troverà. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri, come la donna di Sunem della Prima Lettura, che dona al profeta Eliseo piccole porzioni di vita, piccole cose: un letto, un tavolo, una sedia, una lampada e riceverà in cambio una vita intera, un figlio. E la capacità di amare di più.

Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare.

Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita!

Un bicchiere d’acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca.

Acqua fresca deve essere, vale a dire l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro, procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore.

Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca, se dato con tutto il cuore, ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua.

Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo dare.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 26 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°26 – DIO E L’UOMO: SPERANZA INTRECCIATA

Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri!

Un Dio che si prende cura dei passeri e poi si perde amoroso a contarmi i capelli in capo. Eppure i passeri continuano a cadere, gli innocenti a morire, i bambini a essere venduti. E Dio a ras­sicurare i suoi: «Non temete, neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Padre vostro». Ma allora è Dio che fa cadere? È lui che spezza le ali, è suo volere la morte?

No. Il Vangelo non dice questo. Assicura invece che neppure un passero cadrà a terra, letteralmente «al di fuori, all’insaputa di Dio», di un Signore coinvolto nel dolore delle sue creature.

Nulla accadrà nell’assenza di Dio, ma nel mondo troppi cadono a terra senza che Dio lo voglia, troppe cose accadono contro il volere di Dio: ogni odio, ogni guerra, ogni ingiustizia. Ma nulla accade «al di fuori di Dio».

Egli si china su di me. Intreccia la sua speranza con la mia, il suo respiro con il respiro dell’uomo, sta nel riflesso più profondo delle nostre lacrime per moltiplicare il coraggio.

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo: il corpo non è la vita, tu non sei il tuo corpo. Eppure lo ritroverai: neanche un capello andrà perduto.

Io che desidero essere salvato, voglio esserlo con il mio cuore e le mie emozioni, con tutte le persone che costituiscono il mio mondo di affetti e di forza. E lo sarò, perché nulla c’è in me di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.

Ma l’immagine dei passeri e dei capelli contati, di queste creature effimere e fragili, mi riporta ai più fragili tra i fratelli, agli anziani, agli ammalati, agli handicappati, a quanti non possono più la­vorare e produrre, e si sentono inutili e impotenti. Proprio a loro Gesù dice: «Non temere: tu vali di più. Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero o fragile come un capello, tu vali di più, perché esisti, vivi, sei amato, e Dio si intreccia con la tua vita».

Signore, ho combinato poco nella mia esistenza e adesso non riesco più a combinare niente. E lui risponde: Tu vali di più, non perché produci, lavori, ti affermi o hai successo, ma perché esisti, gratuitamente come i passeri, debolmente come i capelli, nelle mani di Dio.

Su te è la sua cura, in te è il suo respiro. Dove tu finisci, comincia Dio.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 25 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°25 – IL CREDENTE, OPERAIO DELLA COMPASSIONE

“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione”.

Termine di una carica infinita, bellissima. Gesù prova dolore per il dolore del mondo. Infatti: ”La messe è abbondante”, ma non per la quantità delle persone, ma perché germina nel mondo un grande raccolto di stanchezze, di lacrime, una messe di paure come di pecore che non hanno padrone.

Nei campi è ormai tempo di mietiture: il grano ha raggiunto il colore del pane. Così il patire dell’uomo ha raggiunto l’altezza del cuore di Cristo. Ed ecco la risposta: un sentimento di compassione, il ministero della pietà.

Ed è questo suo stesso apostolato che Gesù affida ai suoi discepoli. Li fa operai di un lavoro che descrive con sei verbi: predicate, guarite, risuscitate, sanate, liberate e donate.

C’è il ministero della predicazione apostolica, al primo posto, ma subito unito al ministero della pietà divina, e in un rapporto sbilanciato, di uno a cinque.

Il lavoro nel campo del Signore si esprime in gesti concreti, in cinque opere che mostrano “come il Regno dei cieli si fa vicino” a chi ha il cuore ferito. Il discepolo è chiamato a prendersi cura della causa di Dio insieme alla causa dell’uomo, ad aver cura di greggi e di messi, di dolori e di ali, di un mondo barbaro e magnifico.

“Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”.

Noi interpretiamo subito queste parole come un invito a pregare per le vocazioni sacerdotali. Ma l’invito di Gesù dice molto di più: è offrirmi a Dio perché mandi me come operaio della compassione, mandi me come lavoratore della pietà, mandi me con un cuore di carne a mangiare pane di pianto con chi piange, a bere il calice di  sofferenza con chi soffre, a lottare contro il male. Mandi me, con mani che sanno sorreggere e accarezzare, asciugare lacrime e trasmettere forza, e dire così Dio.

La messe è abbondante. Lo sguardo positivo del Signore sorprende ancora il nostro pessimismo: “la messe è scarsa, le chiese semivuote”.

Lui vede altro; molto grano che cresce e matura, vede che il seme è buono, il terreno e la stagione e l’uomo sono buoni; la storia è positiva.

Dio guarda e vede che ogni cuore è una zolla di terra ancora atta a dare vita ai suoi semi divini che in noi crescono, dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 24 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°24 – CON IL SUO “PANE VIVO” IL SIGNORE VIVE IN NOI

Nella sinagoga di Cafarnao, il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue.

Un invito che sconcerta amici e avversari, che Gesù ostinatamente ribadisce per otto volte, incidendone la motivazione sempre più chiara: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero.

Mentre la nostra esperienza attesta che la vita scivola inesorabile verso la morte, Gesù capovolge questo piano inclinato mostrando che la nostra vita scivola verso Dio. Anzi, che è la vita di Dio a scorrere, a entrare, a perdersi dentro la nostra.

Qui è racchiusa la genialità del cristianesimo: Dio viene dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo, come corpo dentro l’abbraccio. Dentro l’amore.

Il nostro pensiero corre all’Eucaristia. È lì la risposta? Ma a Cafarnao Gesù non sta indicando un rito liturgico; lui non è venuto nel mondo per inventare liturgie, ma fratelli liberi e amanti. Gesù sta parlando della grande liturgia dell’esistenza, di persona, realtà e storia.

Le parole «carne», «sangue», «pane di cielo» indicano l’intera sua esistenza, la sua vicenda umana e divino, le sue lacrime, le sue passioni, la polvere delle strade, i piedi intrisi di nardo e la casa che si riempie di profumo e di amicizia. E poi come accoglieva, come liberava, come piangeva, come abbracciava.

Allora il suo invito incalzante significa: mangia e bevi ogni goccia e ogni fibra di me. Prendi la mia vita come misura alta del vivere, come lievito del tuo pane, seme della tua spiga, sangue delle tue vene, allora conoscerai cos’è vivere davvero.

Cristo vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza come l’ha vissuta lui. Dio si è fatto uomo perché ogni uomo si faccia come Dio. E allora vivi due vite, la tua e quella di Cristo, è lui che ti fa capace di cose che non pensavi, cose che meritano di non morire, gesti capaci di attraversare il tempo, la morte e l’eternità: una vita che non va perduta mai e che non finisce mai.

Mangiate di me! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 23 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°23 – LA TRINITA’, SPECCHIO DEL NOSTRO CUORE PROFONDO

I termini che Gesù sceglie per raccontare la Trinità, sono nomi di famiglia, di affetto: Padre e Figlio, nomi che abbracciano, che si abbracciano.

Spirito è nome che dice respiro: ogni vita riprende a respirare quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata.

In principio a tutto è posta una relazione; in principio, il legame. E se noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza, allora il racconto di Dio è al tempo stesso racconto dell’uomo e il dogma non rimane fredda dottrina, ma mi porta tutta una sapienza del vivere.

Cuore di Dio e dell’uomo è la relazione: ecco perché la solitudine mi pesa e mi fa paura, perché è contro la mia natura. Ecco perché quando amo o trovo amicizia, sto così bene, perché allora sono di nuovo a immagine della Trinità.

Nella Trinità è posto lo specchio del nostro cuore profondo e del senso ultimo dell’universo. Nel principio e nella fine, origine e vertice dell’umano e del divino, è il legame di comunione.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio…

In queste parole Giovanni racchiude il perché ultimo dell’incarnazione, della croce, della salvezza: ci assicura che Dio in eterno altro non fa’ che considerare ogni uomo e ogni donna più importanti di se stesso, da dare il suo Figlio.

Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico, forte, il verbo dare:non c’è amore più grande che dare la propria vita…”. Amare non è un fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o a intenerirsi, ma a dare, un verbo di mani e di gesti.

Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato. Salvato dall’unico grande peccato: il disamore. Quello che spiega tutta la storia di Gesù, quello che giustifica la croce e la Pasqua non è il peccato dell’uomo, ma l’amore per l’uomo; non qualcosa da togliere alla nostra vita, ma qualcosa da aggiungere: perché chiunque crede abbia più vita.

Dio ha tanto amato il mondo… E non soltanto gli uomini, ma il mondo intero, terra e messi, piante e animali. E se lui lo ha amato, anch’io voglio amarlo, custodirlo e coltivarlo, con tutta la sua ricchezza e bellezza, e lavorare perché la vita fiorisca in tutte le sue forme e racconti Dio come frammento della sua Parola.

Il mondo è il grande giardino di Dio. Davanti alla Trinità, io mi sento piccolo, ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome amore.

don Alfredo Di Stefano

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