Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei…
Accade sempre così quando agisci seguendo le tue paure: la vita si chiude. La paura è la paralisi della vita. I discepoli hanno paura anche di se stessi, di come lo hanno rinnegato. E tuttavia Gesù viene.
È una comunità dalle porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria e si respira dolore, una comunità che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene. Viene in mezzo ai suoi, prende contatto con le loro paure, con i loro limiti, senza temerli. Sa gestire la nostra imperfezione.
Mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
L’abbandonato ritorna e sceglie proprio coloro che lo avevano abbandonato e li manda. Lui avvia processi di vita, non accuse; gestisce la fragilità e la fatica dei suoi con un metodo umanissimo: quello del primo passo.
Noi non saremo giudicati se avremo raggiunto l’ideale, ma se avremo camminato nella buona direzione, senza arrenderci, con cadute e infinite riprese, con gli occhi fissi ad una stella polare.
Gestire l’imperfezione significa questo: avviare processi di vita e cercare di ottenere il miglior risultato possibile ogni giorno. Molti ti sbandierano in faccia la loro idea di perfezione. Sono i più, convinti inoltre di esprimere la vera sapienza, ma con loro le cose non cambiano mai, i perfetti il più delle volte sono immobili.
Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo.
Soffiò… Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione che era senza respiro, asfittica, ora si respira il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare e spalancava orizzonti.
A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati. Il perdono dei peccati non è una missione riservata ai preti, è un impegno affidato a tutti i credenti che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, piccoli e grandi. Il perdono non è un sentimento, ma una decisione: piantare attorno a noi oasi di riconciliazione, aprire porte, riaccendere calore, riannodare fiducia nelle persone, inventare sistemi di pace.
Per questo noi lo invochiamo: vieni, Spirito Santo.
don Alfredo Di Stefano
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