Author : E. Redazione

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 14

2022 – Echi di Vita N°14 – GESU’ APRE LE PORTE DEL CUORE DI TUTTI COLORO CHE SONO GIUDICATI

Una trappola ben congegnata, per porre Gesù o contro Dio o contro l’uomo.

Gli scribi e i farisei gli condussero una donna… La posero in mezzo.

Donna senza nome, che per scribi e farisei non è una persona, è una cosa, che si prende, si porta, si conduce, si pone di qua o di là, dove a loro va bene. Che si può mettere a morte.

Una donna su cui gli uomini possono fare la massima delle violenze, compiuta per di più dagli uomini del sacro, legittimata da un Dio terribile e oscuro, amante non della vita ma della morte.

Una donna ferita nella persona, nella sua dignità, nella sua grandezza e inviolabilità. Contro la quale i difensori di Dio commettono un peccato più grave del peccato che vogliono punire.

Gesù si chinò e scriveva col dito per ter­ra… Davanti a quella donna Gesù china gli occhi a terra, come preso da un pudore santo davanti al mistero di lei. Gli fa male vederlo calpestato in quel modo.

«Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». Gesù butta all’aria tutto il vecchio ordinamento con una battuta sola, con parole taglienti e così vere che nessuno può ribattere.

Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno. Ecco la giustizia di Dio: non quella degli uomini ma quella di Gesù, il giusto che giustifica, il santo che rende giusti, venuto a portare non la resa dei conti ma una rivoluzione radicale dei rapporti tra Dio e uomo, e di conseguenza tra uomo e uomo.

A raccontare di una mano, di un cuore amorevole che ci prende in braccio e, per la prima volta, ci ama per quello che siamo, perdonando ogni errore, sciogliendo ogni ferita, ogni dolore.

Più avanti compirà qualcosa di ancor più radicale: metterà se stesso al posto di quella donna, al posto di tutti i condannati, di tutti i colpevoli, e si lascerà uccidere da quel potere ritenuto di origine divina, spezzando così la catena malefica là dove essa ha origine, in una terribile, terribilmente sbagliata idea di Dio.

Va e d’ora in poi non peccare più: ciò che sta dietro non importa, importa il bene possibile domani. Tante persone vivono come in un ergastolo interiore. Schiacciate da sensi di colpa, da errori passati, e abortiscono l’immagine divina che preme in loro per crescere e venire alla luce.

Gesù apre le porte delle nostre prigioni, smonta i patiboli su cui spesso trasciniamo noi stessi e gli altri. Sa bene che solo uomini e donne liberati e perdonati possono dare ai fratelli libertà e perdono.

Va’, muoviti da qui, vai verso il nuovo, e porta lo stesso amore, lo stesso perdono, a chiunque incontri. Il perdono è il solo dono che non ci farà più vittime e non farà più vittime, né fuori né dentro noi.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 13

2022 – Echi di Vita N°13 – E’ LA VERA FIDUCIA CHE LIBERA DAL MALE

Ogni volta davanti a questa parabola mi si allarga il cuore, sento gioia e un grande stupore. Qui sento palpitare il cuore di Dio, e tutto il mio vagabondare nel buio.

Il centro della parabola è un Padre buono, che ama senza misura, in modo illogico, quasi ingiusto, forte come una roccia nel saper attendere, dando fiducia e libertà, e tenero come una madre nel saper accogliere.

Questo Padre buono non vuole una casa abitata da servi, obbedienti e scontenti, ma da figli liberi, gioiosi e amanti. Il suo dramma sono due figli che non si amano, forse perché non si sentono amati, forse perché si credono servi.

Il più giovane se ne va, un giorno, in cerca di felicità. Il Padre non si oppone, non è mai contro la mia libertà, non la limita. Il giovane parte e fa naufragio, il libero ribelle diventa schiavo. Eppure nel momento in cui la notte è più profonda, lì comincia a spuntare il giorno: «allora rientrò in se stesso: io qui muoio di fame». E inizia il viaggio di ritorno.

Non torna per amore, torna per fame. Non perché è pentito, ma perché la morte gli cammina a fianco. Cercava un buon padrone, non osava ancora, non osava più cercare un padre: «trattami come un servo».

Ma al padre non importa il motivo per cui un figlio ritorna, «lo vide da lontano, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò».

Al solo muovere il piede già mi ha visto; io cammino, lui corre; io parlo: «non sono de­gno, trattami da servo», lui mi interrompe, per convertirmi proprio da quell’idea.

Vuole salvarmi dal mio cuore di servo e restituirmi un cuore di figlio.

Il peccato dell’uomo è di essere schiavo invece che figlio di Dio. Dio è padre solo se ha dei figli, vivi.

Accettare il perdono di Dio è una delle più grandi sfide della vita spirituale.

C’è qualcosa in noi che si aggrappa ai nostri peccati e non lascia che Dio cancelli il nostro passato e ci offra un inizio completamente nuovo.

Accettare l’amore è forse più difficile che darlo.

Il Padre non chiede rimorsi o penitenze, a lui non interessa giudicare e neppure assolvere, ma aprire un futuro di vita.

Non è il rimorso, non è la penitenza, non è la paura che libera dal male, non il pareggio tra dare e avere, ma un «di più» di vita, un disequilibrio gioioso, la fiducia, l’abbraccio e la festa di un Padre più grande del nostro cuore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 12

2022 – Echi di Vita N°12 – QUELL’INVITO A CAMBIARE ROTTA SU OGNI FRONTE…

Che colpa avevano i diciotto morti sotto il crollo della torre di Siloe? E quelli colpiti da un terremoto, da un atto di terrorismo, da una malattia sono forse castigati da Dio?

La risposta di Gesù è netta: non è Dio che fa cadere torri o aerei, non è la mano di Dio che architetta sventure.

Non è il peccato il perno della storia, l’asse attorno al quale ruota il mondo. Dio non spreca la sua eternità e potenza in castighi, lotta con noi contro ogni male, lui è mano viva che fa ripartire la vita. Infatti aggiunge: Se non vi convertirete, perirete tutti.

Conversione è l’inversione di rotta della nave che, se continua così, va diritta sugli scogli. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che deve cambiare direzione: nelle relazioni, nella politica, nell’ economia, nella ecologia, nelle guerre. Mai come oggi sentiamo attuale questo appello accorato di Gesù.

Convertitevi alla parola compimento della legge: “tu amerai“. Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Il Vangelo è tutto qui.

Alla gravità di queste parole fa da contrappunto la fiducia della piccola parabola del fico sterile: il padrone si è stancato, pretende frutti, farà tagliare l’albero. Invece il contadino sapiente, con il cuore nel futuro, dice: “ancora un anno di cure e gusteremo il frutto“. Ancora un anno, ancora sole, pioggia e cure perché quest’albero, che sono io, è buono e darà frutto.

Dio contadino, chino su di me, ortolano fiducioso di questo piccolo orto in cui ha seminato così tanto per tirar su così poco.

 

Eppure continua a inviare germi vitali, sole, pioggia, fiducia. Lui crede in me prima ancora che io dica sì.

Il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita: il frutto dell’estate prossima vale più di tre anni di sterilità. E allora avvia processi, inizia percorsi, ci consegna un anticipo di fiducia. E non puoi sapere di quanta esposizione al sole di Dio avrà bisogno una creatura per giungere all’armonia e alla fioritura della sua vita. Perciò abbi fiducia, sii indulgente verso tutti, e anche verso te stesso.

La primavera non si lascia sgomentare, né la Pasqua si arrende.

La fiducia è una vela che sospinge la storia. E, vedrai, ciò che tarda verrà.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 11

2022 – Echi di Vita N°11 – L’INCONTRO CON IL PADRE CI ILLUMINA

Gesù è ad una svolta della sua missione, i dubbi sono tanti, è tutto così difficile da capire e da vivere. E allora anche lui si ferma, vuole vederci chiaro, ed è davanti al Padre che va per cogliere il senso profondo di ciò che sta per accadere.

Nel contatto con il Padre anche la nostra realtà si illumina, ciò che è nascosto appare in tutta la sua chiarezza ed evidenza, come il volto di Gesù.

 

Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto, si trasformò.

Pregare trasforma. Pregare ti cambia dentro, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami. Preghi e ti trasformi in Colui che preghi; entri in intimità con Dio, che ha un cuore di luce, e ne sei illuminato a tua volta. La preghiera è mettersi in viaggio: destinazione Tabor.

 

Gesù sale su di un monte. I monti sono come indici puntati verso il cielo, verso il mi­stero di Dio, raccontano la vita come una ascensione verso più luce e più cielo.

Siamo mai saliti sul Tabor, toccati dalla gioia, dalla dolcezza di Dio? Vi è mai successo di dire come Pietro: Signore, che bello! Vorrei che questo momento durasse per sempre. Facciamo qui tre tende…?

 

Si trattava di una luce, una bellezza, un amore che cantavano dentro. E una voce diceva: è bello stare su questa terra.

 

È bello essere uomini, dentro una umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere. Perché tutto ha senso, un senso positivo, senso per sempre.

 

Il cristianesimo è proprio la religione della penitenza e della mortificazione, come molti pensano? Il Tabor dice «no».

E che fare con le croci? Fissare gli occhi solo su di esse o all’opposto ignorarle?

Dio fa di più: ci regala quel volto che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui la vita gronda sangue, come Gesù nell’orto degli ulivi.

 

Pietro fa l’esperienza che Dio è bello e lo annuncia. Noi invece abbiamo ridotto Dio in miseria, l’abbiamo mostrato pedante, pignolo, a rovistare nel passato e nel peccato.

 

Restituiamogli il suo volto solare: un Dio bello, grembo di fioriture, un Dio da gustare e da godere, come Francesco: «tu sei bellezza, tu sei bellezza», come Agostino: «tardi ti ho amato. Bellezza tanto antica e tanto nuova». Allora credere sarà come bere alle sorgenti della luce.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 10

2022 – Echi di Vita N°10 – LE TENTAZIONI? FARE ORDINE NELLA POPRIA VITA

Le tentazioni di Gesù sono le forze, le lusinghe che mettono ogni uomo davanti alle scelte di fondo della vita. Ognuno tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare.

Ognuno tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli. Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo d’angeli, non è fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei miracoli, colui che agisce al posto mio invece che insieme con me.

Ognuno tentato dal piacere di comandare, decidere, arrivare più in alto. Io so la strada, dice lo Spirito cattivo: vénditi! Vendi la tua dignità e la tua libertà, baratta l’amore e la famiglia…

 

Le tre tentazioni tracciano le relazioni fondamentali di ogni uomo: ognuno tentato verso se stesso, pietre o pane; verso gli altri, potere o servizio; verso Dio, lui a mia disposizione.

Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa in realtà fare ordine nella propria fede.

 

La prima: che queste pietre diventino pane! Non di solo pane vive l’uomo… Il pane è buono, ma più buona è la parola di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l’eterno in noi. L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Dalla sua parola sono venuti la luce, il cosmo e la sua bellezza, il respiro che ci fa vivere, il fratello, l’amico.

 

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati giù, chiedi a Dio un miracolo».

I miracoli non servono per credere: Gesù ha fatto fiorire di prodigi Galilea e Samaria, eppure i suoi lo vogliono buttare giù dal monte di Nazaret.

Nel mondo ce ne sono fin troppi di miracoli, eppure la fede è così poca, così a rischio.

 

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: venditi alla mia logica, e avrai tutto. Il diavolo fa un mercato con l’uomo: io ti do, tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.

 

Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno.

Ma Gesù non vuole possedere nessuno.

Lui vuole essere amato. Non ossequiato da schiavi obbedienti, ma amato da figli liberi, generosi e felici.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 09

2022 – Echi di Vita N°09 – LA FECONDITA’ E’ LA PRIMA LEGGE DI UN ALBERO

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene.

Il buon tesoro del cuore: una definizione così bella, così piena di speranza, di ciò che siamo nel nostro intimo mistero.

La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di speranza, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile, la buona politica possibile, una “casa comune” dove sia possibile vivere meglio per tutti.

Accade come per gli alberi: l’albero buono non produce frutti guasti. Gesù ci porta alla scuola della sapienza degli alberi.

La prima legge di un albero è la fecondità, il frutto. Ed è la stessa regola di fondo che ispira la morale evangelica: un’etica del frutto buono, della fecondità creativa, del gesto che fa bene davvero, della parola che consola davvero e guarisce, del sorriso autentico.

Nel giudizio finale il dramma non saranno le nostre mani forse sporche, ma le mani desolatamente vuote, senza frutti buoni offerti alla fame d’altri.

Invece gli alberi, la natura intera, mostrano come non si viva in funzione di se stessi, ma al servizio delle creature: infatti ad ogni autunno ci incanta lo spettacolo dei rami gonfi di frutti, un eccesso, uno scialo, uno spreco di semi, che sono per gli uccelli del cielo, per gli animali della terra, per gli insetti come per i figli dell’uomo.

Le leggi profonde che reggono la realtà sono le stesse che reggono la vita spirituale.

Il cuore del cosmo non dice sopravvivenza, la legge profonda della vita è dare. Cioè crescere e fiorire, creare e donare. Come alberi buoni. Ma abbiamo anche una radice di male in noi.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello? Perché ti perdi a cercare fuscelli, a guardare l’ombra anziché la luce di quell’occhio? Non è così lo sguardo di Dio.

L’occhio del Creatore vide che l’uomo era cosa molto buona! Dio vede l’uomo molto buono perché ha un cuore di luce.

L’occhio cattivo emana oscurità, diffonde amore per l’ombra.

L’occhio buono è come lucerna, diffonde luce. Non cerca travi o pagliuzze o occhi feriti, i nostri cattivi tesori, ma si posa su di un Eden di cui nessuno è privo: «con ogni cura veglia sul tuo cuore perché è la sorgente della vita» (Proverbi 4,23).

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 08

2022 – Echi di Vita N°08 – UN AMORE GRATUITO OLTRE IL PROPRIO EGOISMO

La Parola del Signore è molto evidente. Il nostro amore verso il prossimo dev’essere gratuito, senza sperarne nulla, perché dev’essere simile all’amore di Dio.

Dio ama senza ricevere nulla, senza averne alcun beneficio, Dio ama e dà. L’uomo si deve avvicinare a questo meraviglioso amore, deve dare perché è giusto dare, non deve sperare in alcun profitto. È un amore che si domanda da noi, che diventa la più potente testimonianza.

Ecco il paragone continuo che dobbiamo fare. La verità nell’amore è che bisogna bandire dal cuore ogni egoismo, bisogna bandire dal cuore ogni ambizione, perché ciò che ci impedisce un amore puro è questo esagerato attaccamento a noi stessi, per cui pensiamo sempre in ragione di un profitto. Bandire dal nostro cuore quella pesantezza umana e istintiva che fa sempre i calcoli, sempre.

Ecco perché, noi diciamo, abbiamo bisogno di purificarci: perché senza purificazione le nostre parole diventano ipocrite, i nostri atteggiamenti diventano subdoli e, anche quando ci riempiamo la bocca di belle parole, i fatti continuamente le smentiscono.

Abbiamo bisogno di purificarci.

Ecco, l’egoismo va strappato, va continuamente combattuto. E l’egoismo nostro si vince così ogni giorno, cominciando dalla nostra famiglia: la cordialità, la bontà, il servizio ci devono educare. Dobbiamo pensare prima alla felicità degli altri poi alle altre cose. Dobbiamo combattere l’egoismo che si manifesta in mille maniere: c’è un egoismo che si manifesta anche nelle nostre devozioni quando sono un’espressione solo del nostro interesse, solo della nostra ingordigia.

 

Dobbiamo combattere l’egoismo! La pandemia ce ne ha data occasione. Noi dovevamo fare della pandemia anti-egoismo, chiamati a ringraziare Dio e, in un clima di tensioni e di indifferenza, in questo urto continuo di interessi, noi dovevamo manifestare la carità del Signore.

Impegniamoci dunque perché questo tempo non diventi semplicemente espressione di un costume, non diventi semplicemente la ricerca di un bene individuale, ma diventi un’educazione forte e generosa ad essere veramente dei cristiani, cioè di coloro che amano gratuitamente e che donano agli altri e che si dimostrano proprio discepoli di Gesù.

Manifestiamo Gesù nella nostra carità e ognuno di noi, facendo i suoi propositi di bene, senta urgente questa esigenza di essere come ci vuole il Signore: pronti, impegnati, generosi fino in fondo.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 07

2022 – Echi di Vita N°07 – LA NOSTRA FELICITA’ E’ NEL PROGETTO DI DIO

Davanti al Vangelo delle beatitudini provo ogni volta la paura di rovinarlo con le mie parole: so di non averlo ancora capito, continua a stupirmi e a sfuggirmi.

Ti fanno pensoso e disarmato, riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia.

Le sentiamo difficili eppure amiche: perché non stabiliscono nuovi comandamenti, sono invece la bella notizia che Dio regala gioia a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.

Beati: parola che mi assicura che il senso della vita è nel suo intimo, nel suo nucleo ultimo, ricerca di felicità.

La felicità è nel progetto di Dio: Gesù ha moltiplicato la capacità di star bene!

Beati voi, poveri! Non beata la povertà, ma le persone: i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l’ingiustizia del mondo condanna alla soffe­renza.

La parola «povero» contiene ogni uomo. Povero sono io quando ho bisogno d’altri per vivere, non basto a me stesso, mi affido, chiedo perdono, vivo perché accolto.

Ci saremmo aspettati: beati perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi. No. Il progetto di Dio è più profondo e più delicato.

Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altro mondo!

Beati, perché è con voi che Dio cambierà la storia, non con i potenti.

Avete il cuore al di là delle cose: c’è più Dio in voi, siete come anfore che possono contenere pezzi di cielo e di futuro.

Beati voi che piangete. Beati non perché Dio ama il dolore, ma perché è con voi contro il dolore; è più vicino a chi ha il cuore ferito.

Un angelo misterioso annuncia a chi piange: il Signore è con te, è nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per farsi argine al pianto, forza della tua forza.

Guai a voi ricchi: state sbagliando strada. Il mondo non sarà reso migliore da chi accumula denaro; le cose sono tiranne, imprigionano il pensiero e gli affetti. E la felicità non viene dal possesso, ma dai volti.

Se accogli le Beatitudini, la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio. E possono cambiare il mondo.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 06

2022 – Echi di Vita N°06 – DIO RIEMPIE LE RETI DELLA NOSTRA VITA

Quattro pescatori sono lanciati in un’av­ventura più grande di loro: pescare per la vita. Pescare produce la morte dei pesci. Ma per gli uomini non è così: pescare significa «catturare vivi».

«Sarai pescatore di uomini»: li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un’altra vita!

Raccoglierai per la vita.

Gesù sale anche sulla mia barca, non importa se è vuota e l’ho tirata in secco, e dice anche a me: Vuoi mettere a disposizione la tua barca, la barca della tua vita? C’è una missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tutti, non solo per preti o suore.

Se pescare non significa dare la morte, ma portare a vivere meglio, con più respiro e luce, portare a galla la persona da quel fondo limaccioso, triste, senza speranza, in cui vive, allora in questa nostra epoca delle passioni tristi un grande lavoro è da compiere. Non noi. però, ma lo Spirito di Dio.

Sulla tua parola getterò le reti.

Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù guardare una persona e amarla era la stessa cosa. Pietro in quegli occhi ha visto l’amore per lui. Si è sentito amato, sente che la sua vita è al sicuro accanto a Gesù, crede nella forza dell’amore che ha visto, e si fida.

E le reti si riempiono.

Simone, davanti a questa potenza e mistero, ha paura: allontanati da me, perché sono un peccatore.

E Gesù ha una reazione bellissima: trasporta Simone su di un piano totalmente diverso. Non si interessa dei suoi peccati; ha una sovrana indifferenza per il passato di Simone, pronuncia parole che creano futuro: Non temere. Tu sarai pescatore, donerai vita.

Mi incantano la delicatezza e la sapienza con le quali il Signore Gesù si rivolge a Si­mone, e in lui a tutti: lo pregò di scostarsi da riva.

Gesù prega Simone, non si impone mai; «non temere»: Dio viene come coraggio di vita; libera dalla paura, paralisi del cuore; «tu sarai»: tu donerai vita. Gesù intuisce in me fioriture di domani; per lui nessun uomo coincide con i suoi fallimenti, bensì con le sue potenzialità.

Tre parole con cui Gesù, maestro di umanità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, futuro.

Lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure chiedersi dove li condurrà. Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 05

2022 – Echi di Vita N°05 – GESU’ NON E’ RICONOSCIUTO PROFETA

    Il brano evangelico odierno è il seguito di quello di domenica scorsa. Siamo sempre nella sinagoga di Nazaret, il villaggio dove Gesù è stato allevato e dove era tornato all’inizio della sua predicazione in Galilea: “Oggi si è realizzata questa Scrittura nei vostri orecchi”.

Ed ecco la reazione dell’uditorio: “Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. Con la sua omelia Gesù ha colpito l’uditorio, ha saputo destare l’interesse e la meraviglia perché le sue erano anche “parole di grazia”.

Quelli che hanno appena approvato e “applaudito” Gesù, dicono: “Costui è il figlio di Giuseppe, il carpentiere che ben conosciamo come nostro concittadino. È un uomo, nient’altro che un semplice uomo ordinario, nulla di più!”. Le parole di Gesù hanno meravigliato quella gente: il messaggio che egli ha dato è buono – pensano gli abitanti di Nazaret – ma è il messaggio di un uomo ordinario, come lo si vedeva e lo si poteva descrivere conoscendo bene suo padre Giuseppe. L’entusiasmo e la meraviglia non conducono alla fede in Gesù, perché i presenti, per riconoscergli autorità, non si accontentano di parole: vogliono segni, miracoli che garantiscano la sua missione!

Gesù, conoscendo i pensieri del loro cuore, non evita il conflitto, non lo tace, ma anzi lo fa esplodere. “Certamente” – dice – “alla fine dei vostri ragionamenti vi verrà in mente un proverbio: ‘Medico, cura te stesso’. Ovvero, se vuoi avere autorità e non solo pronunciare parole, fa’ anche qui a Nazaret, tra quelli che conoscono la tua famiglia, ciò che hai fatto a Cafarnao!”. È una tentazione che Gesù sentirà più volte rivolta a sé: qui tra i suoi, più tardi a Gerusalemme e infine addirittura sulla croce

Di fronte a questo repentino cambiamento di umore dell’uditorio nei suoi confronti, dallo stupore all’indignazione, Gesù pronuncia alcune parole cariche di mitezza e, insieme, di rincrescimento, parole suggerite dalla sua assiduità alle Scritture, soprattutto ai profeti. “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria, nella sua terra”.

Con queste parole Gesù, nella sua missione, fa cadere ogni frontiera, ogni muro di separazione: non c’è più una terra santa e una profana; non c’è più un popolo dell’alleanza e gli altri esclusi dall’alleanza. No, c’è un’offerta di salvezza rivolta da Dio a tutti. Anzi, il Dio di Gesù ama i pagani perché ha come nostalgia di loro, che durante i secoli sono rimasti lontani da lui. Gesù dunque li va a cercare, a incontrare e trova in loro una fede-fiducia che gli permettono quell’azione liberatrice per la quale era stato inviato da Dio.

don Alfredo Di Stefano

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