Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio. Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.
E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.
Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza.
Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice di non fermarsi alla superficie, cercare in profondità; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.
Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.
Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé, non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.
E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore. Il sale conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte e si oppone al degrado di ogni cosa, degrado ambientale e morale.