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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 05

Echi Di Vita N°05 – DIO SI AVVICINA CON AMORE E GUARISCE LA VITA

Marco presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, una cronaca dettagliata delle sue fondamentali attività quotidiane: guarire, pregare, annunciare.

Guarire. E vediamo come il suo agire prenda avvio dal dolore del mondo: tocca, parla, prende per mano, guarisce. Come il primo sguardo di Gesù si posi sempre sulla sofferenza delle persone,
e non sul loro peccato.

La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. È bello questo preoccuparsi degli apostoli per i problemi e le sofferenze delle persone care, e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici. Non solo la gratuità, quindi, ma anche tutto ciò che occupa e preoccupa il cuore dell’uomo può e deve entrare, a pieno titolo, nel dialogo con Dio nella preghiera.

Gesù ascolta e risponde: si avvicina, si accosta, va verso il dolore, non lo evita, non ha paura. E la prese per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come a dire “non sei più sola”, come un padre o una madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. Chi soffre chiede questo: di non essere abbandonato da chi gli vuole bene, di non essere lasciato solo a lottare contro il male. E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riaffida alla sua statura eretta, alla fierezza del fare, alla vita piena e al servizio: per stare bene l’uomo deve dare!

Mano nella mano, uomo e Dio, l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l’icona mite e possente della buona novella. Pregare. Mentre era buio, uscì in un luogo deserto e là pregava. Gesù, pur assediato dalla gente, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all’anima, a tu per tu con Dio. Annunciare. I discepoli infine lo rintracciano: tutti ti cercano!

E lui: Andiamocene nei villaggi vicini, a predicare anche là. Gesù non cerca il bagno di folla, non si esalta per il successo di Cafarnao, non si deprime per i fallimenti che incontra. Lui avvia processi, inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre donne da rialzare, orizzonti più larghi dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare che il Regno è vicino, che «Dio è vicino, con amore, e guarisce la vita».

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 04

Echi Di Vita N°04 – IL SIGNORE È VENUTO A LIBERARE L’UOMO

La gente si stupiva del suo insegnamento. Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: c’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita.

Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l’uomo posseduto». Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.

Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla.

Questo Vangelo ci aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure.
Cristo, rovini in noi tutto ciò che non è amore.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 03

Echi Di Vita N°03 – IL REGNO E LA GUARIGIONE DAL MALE DI VIVERE

Marco ci conduce al momento iniziale del Vangelo, a quando una notizia bella inizia a correre per la Galilea, annunciando con la prima parola: il tempo è compiuto, il regno di Dio è qui. Gesù non dimostra il Regno, lo mostra e lo fa fiorire dalle sue mani: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, a cominciare dagli ultimi della fila. Il Regno è Dio venuto come guarigione dal male di vivere, come fioritura della vita in tutte le sue forme.

La seconda parola di Gesù chiede di prendere posizione: convertitevi, giratevi verso il Regno. C’è un’idea di movimento nella conversione, come nel moto del girasole che ogni mattino rialza la sua corolla e la mette in cammino sui sentieri del sole. Allora: “convertitevi” cioè “giratevi verso la luce perché la luce è già qui”. Ogni mattino, ad ogni risveglio, posso anch’io “convertirmi”, muovere pensieri e sentimenti e scelte verso una stella polare del vivere, verso la buona notizia che Dio oggi è più vicino, è entrato di più nel cuore del mondo e nel mio, all’opera con mite e possente energia per cieli nuovi e terra nuova.

Anch’io posso costruire la mia giornata su questo lieta certezza, non tenere più gli occhi bassi sui miei mille problemi, ma alzare il capo verso la luce, verso il Signore che mi assicura: io sono con te, non ti lascio più, non sarai mai più abbandonato. Credete “nel” Vangelo. Non al, ma nel Vangelo. Non basta aderire ad una dottrina, occorre buttarsi dentro, immergervi la vita, derivarne le scelte.

Camminando lungo il lago, Gesù vide… Vede Simone e in lui intuisce Pietro, la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno, guarderà l’adultera trascinata a forza davanti a lui, e in lei vedrà la donna capace di amare bene di nuovo. Il Maestro guarda anche me, nei miei inverni vede grano che germina, generosità che non sapevo di avere, capacità che non sospettavo, lo sguardo di Gesù rende il cuore spazioso. Dio ha verso di me la fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano.

Seguitemi, venite dietro a me. Gesù non si dilunga in motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita: Vi farò pescatori di uomini. Come se dicesse: “vi farò cercatori di tesori”. Mio e vostro tesoro sono gli uomini. Li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. Mostrerete che è possibile vivere meglio, per tutti, e che il Vangelo ne possiede la chiave.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - Echi di Vita 2018 N 02

Echi Di Vita N°02 – LA CHIAMATA DEI DISCEPOLI: APRIRE IL CUORE!

Giovanni indica un altro cui guardare, e si ritrae; due discepoli lasciano il vecchio maestro e si mettono in cammino per sentieri sconosciuti dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, eccetto una immagine, una metafora folgorante: ecco, l’agnello di Dio! Nelle parole di Giovanni sta la novità assoluta, il capovolgimento totale del nostro rapporto con Dio. Dio non chiede più sacrifici, ora è Lui che viene e si fa agnello, vale a dire sacrifica se stesso, Gesù non prende nulla, dona tutto.

Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate? Sono le sue prime parole nel Vangelo di Giovanni. Le prime parole del Risorto saranno del tutto simili: Donna, chi cerchi? Cosa cercate? Chi cerchi? Due domande, un unico verbo, dove troviamo la definizione stessa dell’uomo: l’uomo è un essere di ricerca, con un punto di domanda piantato nel cuore, cercatore mai arreso. La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso le domande del cuore. La prima cosa che Gesù chiede non è di aderire ad una dottrina, di osservare i comandamenti o di pregare, ma di rientrare in se stessi, di conoscere il desiderio profondo: che cosa desideri di più dalla vita?

Gesù, maestro del desiderio, fa capire che a noi manca qualcosa, che la ricerca nasce da una povertà, da una assenza che arde dentro: che cosa ti manca? Salute, denaro, speranza, tempo per vivere, amore, senso alla vita, le opportunità per dare il meglio di me? Ti manca la pace dentro? Rivolge quella domanda a noi, ricchi di cose, per insegnarci desideri più alti delle cose, e a non accontentarci di solo pane, di solo benessere. Tutto intorno a noi grida: accontentati! Invece il Vangelo ripete la beatitudine dimenticata: Beati gli insoddisfatti perché saranno cercatori di tesori.
Maestro, dove dimori? La richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro. La risposta di Gesù ad ogni discepolo è sempre: vieni e vedrai. Vedrai che il tuo cuore è a casa solo accanto a me!

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - Echi di Vita 2018 N 01

Echi Di Vita N°01 – BATTESIMO, NASCERE DI NUOVO!

Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti.

Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana.

Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo conene l’idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere.
La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio! Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che siamo noi?
Eppure è così, è Parola di Dio, rivelava del suo cuore segreto. Per sempre. Gesù fu battezzato e uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
Noto la bellezza e l’irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l’urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell’amata per l’amato.

Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te,  avvolge, entra in te, a poco a poco  modella,  trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente,
rasserenante del vero amore.

Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo.

Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l’intera tua storia.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 53

Echi Di Vita N°53 – TU SEI SALVEZZA CHE MI CAMMINA A FIANCO!

Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore.
Il figlio è dato ai genitori e subito è da loro offerto ad un sogno più grande, intrecciato da subito alla sorte di Dio e della cià dell’uomo.

Per dire che i figli non sono nostri, stanno ad una profondità abissale che non raggiungeremo mai, appartengono alla loro vocazione. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio. Questa è la prima san    tà della famiglia: san$tà è quando nella mia casa mi sento amato e sono capace di amare, dimorando dentro un amore più grande della mia casa, quello di Dio. Nel tempio il bimbo passa dalle braccia di Maria a quelle di Simeone, in un gesto carico di fiducia. Invito forte a prendere fra le proprie braccia, con fiducia, la misteriosa presenza di Dio, che si incarna, che abita, che si offre nel volto, nei gesti, nello sguardo di ognuno dei miei cari.

Fra le mie braccia, come il santo Simeone, io stringo, stringendo te, la Divina Presenza. Io abbraccio, abbracciando te, le impronte delle dita di Dio su di te. Sfiorando con lo sguardo o la carezza, o ascoltando ogni mio familiare, potrò pregare con la gioia di Simeone: «i miei occhi hanno visto la tua salvezza».

Potrò dire ad ognuno dei miei: tu sei salvezza che mi cammina a fianco?

Simeone dice tre parole immense: egli è qui per la rovina e la risurrezione di mol$, segno di contraddizione. Rovina, risurrezione, contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita.

Dovremmo anche noi, oggi, dire: sii per me rovina e risurrezione, Signore.

Non lasciarmi mai nell’indifferenza, il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa.

Contraddicimi, Signore: contraddici i miei pensieri con i tuoi pensieri, questa mia amata mediocrità, le sicurezze in me, l’immagine falsa che ho di te. Sii mia risurrezione, quando sento che non ce la faccio, quando ho il vuoto dentro e il buio davanti; dopo il fallimento facile, la fedeltà mancata, l’umiliazione bruciante risorgi con le cose che amavo e credevo finite. Anche a te una spada: non siamo esenza dal dolore. La fede non produce l’anestesia del vivere, ma non lascia mai affondare nella banalità.

E se la spada sarà contraddizione e sembrerà rovina, verrà comunque, nel terzo giorno, la terza parola di Simeone: egli è risurrezione.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 52

Echi Di Vita N°52 – LA STORIA RICOMINCIA DAGLI ULTIMI!

A Natale non celebriamo un ricordo, ma una profezia. Natale non è una festa sentimentale, ma il giudizio sul mondo: Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un campo di pastori. La storia ricomincia dagli ultimi.

Mentre a Roma si decidono le sorti del mondo, mentre le legioni mantengono la pace con la spada, in questo meccanismo nasce un bambino, sufficiente a mutare la direzione della storia.

Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia …nella greppia degli animali, che Maria nel suo bisogno legge come una culla. La stalla e la mangiatoia sono un ‘no’ ai modelli mondani, un ‘no’ alla fame di potere, un no al ‘così vanno le cose. Natale è il più grande atto di fede di Dio nell’umanità, affida il figlio alle mani di una ragazza inesperta e generosa, ha fede in lei. Maria si prende cura del neonato, lo nutre di latte, di carezze e di sogni. Lo fa vivere con il suo abbraccio. Allo stesso modo, nell’incarnazione mai conclusa del Verbo, Dio vivrà sulla nostra terra solo se noi ci prendiamo cura di lui, come una madre, ogni giorno. Perché il Natale? Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio. Cristo nasce perché io nasca. La nascita di Gesù vuole la mia nascita: che io nasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in me.

Natale è la riconsacrazione del corpo. La certezza che la nostra carne che Dio ha preso, amato, fatto sua, in qualche sua parte è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. Il creatore che aveva plasmato Adamo con la creta del suolo si fa lui stesso creta di questo nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di una vaso fragile e bellissimo: Creatore e creatura ormai si
sono abbracciati. Ed è per sempre.

L’augurio a tutta la comunità di vero cuore di un “Buon Natale”: possa essere per ciascuno un grande momento di gioia e di conversione.

Il Signore Gesù possa portare serenità e pace in modo particolare nelle situazione di sofferenza e di solitudine, sapendo che, per questo, si servirà soprattutto delle nostre mani, del nostro sorriso, delle nostre parole, delle nostre persone.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 51

Echi Di Vita N°51 – CHIAMATI A ESSERE TESTIMONI DI LUCE

Venne Giovanni mandato da Dio, venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce. Ad una cosa sola il profeta rende testimonianza: non alla grandezza, alla maestà, alla potenza di Dio, ma alla luce. Ed è subito la positività del Vangelo che fiorisce. Che la storia è una via crucis ma anche una via lucis che prende avvio quando, nei momenti oscuri che mi circondano, io ho il coraggio di fissare lo sguardo sulla linea mattinale della luce che sta sorgendo, che sembra minoritaria eppure è vincente, sui primi passi della bontà e della giustizia.

Ad ogni credente è affidato il ministero profetico del Battista, quello di essere annunciatore non del degrado, dello sfascio, del peccato, che pure assedia il mondo, ma testimone di speranza e di futuro, di sole possibile, di un Dio sconosciuto e inna-morato
che è in mezzo a noi, guaritore delle vite. E mi copre col suo manto dice Isaia, e farà germogliare una primavera di giustizia, una primavera che credevamo impossibile. Per tre volte domandano a Giovanni: Tu, chi sei? Il profeta risponde alla domanda di identità con tre ‘no’, che introducono il ‘sì’ finale: io sono Voce. Egli trova la sua identità in rapporto a Dio: Io sono voce, la parola è un Altro. Io sono voce, trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di parole che vengono da prima
di me, che saranno dopo di me.

Chi sei tu? È rivolta anche a noi questa domanda decisiva. E la risposta è come in Giovanni, nello sfrondare da apparenze e illusioni la nostra vita. Io non sono l’uomo prestigioso che vorrei essere ne il fallito che temo di essere. Io non sono ciò che gli altri credono di me, né un santo, né solo peccatore. Io non sono il mio ruolo o la mia immagine. La mia identità ultima è Dio. L’uomo non è quell’acqua, ma senza di essa non è più. Così noi, senza Dio. E venne un uomo mandato da Dio. Anch’io sono un uomo mandato da Dio, anch’io testimone di luce, ognuno un profeta dove si condensa una sillaba del Verbo.

Chi sono veramente? Un giorno Gesù darà la risposta, e sarà la più bella definizione dell’uomo: Voi siete luce! Luce del mondo.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 50

Echi Di Vita N°50 – LETTERA ALLA COMUNITÀ PER LA FESTA DELLA MADONNA DI LORETO 2017

Carissimi,
l’annuale celebrazione della festa della nostra Patrona, è sempre un momento importante e un’occasione propizia per guardare alla nostra Città con intelligenza e con fede.

La nostra Chiesa e la nostra Città si sono sempre sentite sicure dell’intercessione della Madonna di Loreto tanto che il 7 Febbraio 1830 il Decurionato di Isola deliberò sulla scelta di avere la Madonna di Loreto come speciale e vera protettrice celebrandone ogni anno la festa solenne.

La tradizione ci parla di angeli che hanno trasportato in volo la casa di Nazareth fin nelle nostre terre. Forse non è andata proprio così, ma questo episodio ci suggerisce una riflessione.

Maria, giovane donna che probabilmente non si era mai mossa da Nazareth, subito dopo l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, avendo saputo della cugina Elisabetta, si mise ‘in fretta’ in viaggio per andare da lei. Un cammino a piedi non facile e non privo di pericoli, lungo i sentieri tortuosi e polverosi del tempo, percorsi, forse, dalle carovane dei commercianti orientali. Da quell’incontro con l’arcangelo Gabriele incomincia per lei una vita di movimento.

Da qui la Chiesa è icona di un cammino mai concluso, sempre aperto al futuro, un cammino, faticoso, forse, ma bello perché abbraccia gli altri e ci pone accanto a ciascuno. In questa occasione mi piace scrivervi una lettera per dar voce alle tante domande di verità e di vita che sgorgano dal cuore della nostra gente, incontrata ed ascoltata quotidianamente nel corso di questi due anni di ministero ad Isola del Liri.

Do’ voce, innanzitutto, alle tante domande di speranza e di futuro, che abitano il cuore dei nostri giovani, stanchi dell’impossibilità a progettare la loro vita, perché tormentati da prospettive sempre più cupe e deludenti.

Do’ voce alle troppe domande di disincanto e di paura di chi ha perso la fiducia e la pazienza perché non riesce più a lottare per la sopravvivenza.

Do’ voce a quanti, in questa nostra Città, chiedono a tutti, credenti e non, ancor prima che al Signore o alla nostra Celeste Patrona, di essere ‘consolati’, nel senso letterale dell’etimo latino, cioè di non essere lasciati soli nel difficile percorso della vita.
Faccio mie le parole di Papa Francesco, pronunciate al Sacrario militare di Redipuglia: “la cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… generano solo la risposta di Caino: ‘A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?’ (Gen 4,9)”. Noi non possiamo ripetere la risposta di Caino! Noi non vogliamo ripetere: ‘a me che importa?’

Ascoltare, consolare, assumersi le proprie responsabilità vuol dire guardare all’uomo riconoscendo in lui la dignità di essere persona e non un numero da sommare ad altri.

Per noi credenti, si tratta di coniugare la grammatica della fede con l’alfabeto della vita, perché una fede disincarnata o fatta solo di pie devozioni, non è fede. Essa deve profumare di Vangelo e tradursi in buona prassi di vita, misurandosi con le sfide di un mondo che cambia.

E’ necessario che un concetto oggettivo di bene animi ogni azione a favore della nostra Città, ponendo a suo fondamento il valore del bene, quello oggettivo e non quello egoistico dell’interesse personale.

Per questo dobbiamo far crescere la consapevolezza che tutti noi e ciascuno di noi può offrire alla Città il proprio umile servizio, perché tutti abbiamo a cuore l’uomo, soprattutto chi di più necessita della rigenerante e consolante parola del perdono e della misericordia.

Mi chiedo e vi chiedo: A chi giova se ci screditiamo a vicenda? Chi diventa migliore se lasciamo scendere ombre sulla pulizia e l’onestà di tutti, uomini e donne, famiglie, istituzioni civili e chiesa compresa? Che futuro di speranza diamo ai nostri giovani, se li educhiamo a… sospettare di tutto e di tutti?

Aiutiamoci, invece, in questo nobile ma difficile processo educativo che è, innanzitutto, un cammino di conversione al Vangelo di Gesù! Chiediamolo, come dono particolare, alla nostra Patrona, la Madonna di Loreto, da sempre venerata come Avvocata del popolo Isolano.

E tu, dolce Madre, volgi il tuo sguardo su questa tua e nostra città, sulla nostra gente, sulle famiglie, sugli anziani sempre più soli, sui poveri e, soprattutto, sui giovani!

Guardaci con tenerezza, Maria, come solo una Madre sa fare! Guardaci, benedicici, incoraggiaci, proteggici e custodiscici! Amen
Isola del Liri, 10 Dicembre 2017

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 49

Echi Di Vita N°49 – AVVENTO, TEMPO DI ATTESA E ATTENZIONE: DIO SI FA PIÙ VICINO!

Attesa e attenzione, i due nomi dell’Avvento, hanno al medesima radice: tendere a, rivolgere mente e cuore verso qualcosa, che manca e che si fa vicino e cresce. Sono le madri quelle che conoscono a fondo l’attesa, che la imparano nei nove mesi che il loro ventre lievita di vita nuova. Attendere è l’infinito del verbo amare.

Avvento è un tempo di incamminati! Nel Vangelo di oggi il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito (Marco 13,34). Una costante di molte parabole, dove Gesù racconta il volto di un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida le sue creature all’intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell’uomo.

Ma un doppio rischio preme su di noi. Il primo, dice Isaia, è quello del cuore duro: perché lasci indurire il nostro cuore lontano da te? (Is 63,17). La durezza del cuore è la malattia che Gesù teme di più, la “sclerocardìa” che combatte nei farisei, che intende con tutto se stesso curare e guarire. Il secondo rischio è vivere una vita addormentata: che non giunga l’atteso all’improvviso
trovandovi addormentati (Marco 13,36).

Rischio quotidiano è una vita dormiente, una vita distratta e senza attenzione.

Vivere attenti. Ma a che cosa? Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio. Attenti al territorio. Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo.

Noi siamo argilla nelle tue mani. Tu sei colui che ci dà forma (Isaia 64,7). Il profeta invita a percepire il calore, il vigore, la carezza delle mani di Dio che ogni giorno, in una creazione instancabile, ci plasma e ci dà forma; che non ci butta mai via, se il nostro vaso riesce male, ma ci rimette di nuovo sul tornio del vasaio. Questa è la fiducia che l’Avvento imprime in ognuno e in tutti.

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