Author : E. Redazione

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 18

2022 – Echi di Vita N°18 – LA PACE SGORGA SEMPRE DALLE FERITE

Una mattina sul lago, dopo che Gesù ha preparato il cibo, come una madre, per i suoi amici che tornano da una notte vuota, lo stupendo dialogo tra il Risorto e Pietro, fatto con gli occhi ad altezza del cuore. Tre richieste uguali e ogni volta diverse, il più bel dialogo di tutta la letteratura mondiale: Simone di Giovanni mi ami più di tutti? Mi ami? Mi vuoi bene?

È commovente l’umanità di Gesù. Vorrei dire, senza paura di contraddizioni, che questo è il Dio di totale umanità, e che l’ho scelto per questo.

Gesù è risorto, sta tornando al Padre, eppure implora amore, amore umano. Lui che ha detto a Maddalena: «non mi trattenere, devo salire», è invece trattenuto sulla terra da un bisogno, una fame umanissima e divina. Può andarsene se è rassicurato di essere amato.

Devo andare e vi lascio una domanda: ho suscitato amore in voi? Non chiede a Simone: Pietro, hai capito il mio messaggio? È chiaro ciò che ho fatto? Ciò che devi annunciare agli altri?

Le sue parole ribaltano le attese: io lascio tutto all’amore, non a dottrine, non a sistemi di pensiero, neppure a progetti di qualche altro tipo. Il mio progetto, il mio messaggio è l’amore.

Gesù, Maestro di umanità, usa il linguaggio semplice degli affetti, domande risuonate sulla terra infinite volte, sotto tutti i cieli, in bocca a tutti gli innamorati che non si stancano di domandare e di sapere: Mi ami? Mi vuoi bene?

 

Semplicità estrema di parole che non bastano mai, perché la vita ne ha fame insaziabile; di domande e risposte che anche un bambino capisce, perché è quello che si sente dire dalla mamma tutti i giorni.

Il linguaggio delle radici profonde della vita coincide con il linguaggio religioso. Prodigiosa semplificazione: le stesse leggi reggono la vita e il vangelo, il cuore e il cielo. In quel tempo, in questo tempo.

Gesù ripete: a voi che, come Pietro, non siete sicuri di voi stessi a causa di tanti tradimenti, ma che nonostante tutto mi amate, a voi affido il mio vangelo. Il miracolo è che la mia debolezza inguaribile, tutta la mia fatica per niente, le notti di pesca senza frutto, i tradimenti, non sono una obiezione per il Signore, ma una occasione per essere fatti nuovi, per stare bene con Lui, per capire di più il suo cuore e rinnovare la nostra scelta per Lui.

La legge tutta è preceduta da un “sei amato” e seguita da un “amerai“.

Sei amato, fondazione della legge; amerai, il suo compimento.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 16

2022 – Echi di Vita N°16 – PERCHE’ PIANGETE? NON E’ QUI , E’ RISORTO. ALLELUIA!…

Rocca Priora, 13 aprile 2022

Federico adorato,

Il ricordo ti cerca e non riempie il vuoto di un vincolo spezzato troppo presto.

Un destino ostile, crudele ti ha rapito in un battito di ciglia dal tepore di un Aprile violato dallo strazio della tua dipartita.

Ora che tutto è compiuto, vieni nei nostri sogni. Vieni a medicare un tomento che non si arrende.

Vieni a narrarci la favola bella di ciò che troveremo dall’altra parte della strada.

Adorato figlio, anima mia, fratello, tutto passa e tutto scorre, ma tu vivrai in noi tra i lembi di una ferita che non si rimarginerà MAI!

Miei cari, se mi avete amato, non piangete.

Io sono nell’onda leggera che accarezza la battigia.

Sono la brezza delicata che ti scompiglia i capelli, MAMMA.

Sono la lacrima che riga il tuo volto addolorato, sono nell’oro dei girasoli e sono in ogni passo che fate ed in ogni angolo di terra che calpesterete.

Ora vivo in Orizzonti senza fine, in una Luce che tutto investe e sono parte dell’INCANTO di DIO, bellezza incorruttibile, in una Gioia inestinguibile, in un Amore Infinito, dove un giorno saremo uniti oltre la MORTE.

Non piangete e continuate ad Amarmi come IO vi ho AMATO.

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 17

2022 – Echi di Vita N°17 – LA PACE SGORGA SEMPRE DALLE FERITE

«Venne Gesù, a porte chiuse».

C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma anche e soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta.

Eppure Gesù viene. L’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito si mette di nuovo nelle mani di chi lo ha tradito.

 

«E sta in mezzo a loro».

Ecco da dove nasce la fede cristiana, dal fatto che Gesù sta lì, dal suo esserci qui, vivo, adesso. Il ricordo, per quanto appassionato, non basta a rendere viva una persona. La fede nasce da una presenza, non da una rievocazione.

 

«Venne Gesù e si rivolge a Tommaso».

Nel piccolo gregge cerca proprio colui che dubita: «Metti qua il tuo dito, stendi la tua mano, tocca!».

Ecco Gesù: non si scandalizza di tutti i miei dubbi, non si impressiona per la mia fatica di credere, non pretende la mia fede piena, ma si avvicina a me.

A Tommaso basta questo gesto.

Chi si fa vicino, tende le mani, non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare!

Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo.

 

E invece no! Perché la Pasqua non è l’annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l’alfabeto del suo amore.

Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Porta l’oro delle sue ferite.

Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Nelle ferite c’è l’oro. Le ferite sono sacre, c’è Dio nelle ferite, come una goccia d’oro.

Ciascuno può essere un guaritore ferito. Proprio quelli che parevano colpi duri o insensati della vita, ci hanno resi capaci di comprendere altri, di venire in aiuto. La nostra debolezza diventa una forza.

Tommaso si arrende alla pace, la prima parola che da otto giorni accompagna il Risorto: Pace a voi!

Non un augurio, non una semplice promessa, ma una affermazione: la pace è qui, è in voi, è iniziata.

Quella sua pace scende ancora sui cuori stanchi, e ogni cuore è stanco, scende sulla nostra vicenda di dubbi e di sconfitte, come una benedizione immeritata e felice.

Scenda sul territorio ucraino.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 15

2022 – Echi di Vita N°15 – I PIEDI DI DIO PERCORRONO LA STRADA DELLE STORIA… LE VIE DELLA GUERRA…

Sono i giorni supremi e il respiro del tempo profondo cambia ritmo; la liturgia rallenta, prende un altro passo, accompagna con calma, quasi ora per ora, gli ultimi giorni di Gesù. Gesù lascia il tempio e i duri conflitti e si rifugia a Betania: nella casa dell’amicizia, nel cerchio caldo degli amici, Lazzaro, Marta, Maria, quasi a riprendere il fiato del coraggio. Ha bisogno di sentirsi non solo il Maestro ma l’Amico.

L’amicizia non è un tema minore del Vangelo, rende la strada meno faticosa, fa superare nel cuore la stanchezza di essere uomo.

Il grido “Osanna”: forse una carezza, un riconoscimento, un momento di pace e di festa, prima che si scateni l’impossibile, prima che l’uomo ferisca l’uomo, prima che la violenza di parole e di gesti cancelli la dignità dell’uomo, prima che i soldati disperdano gli amici, prima che i piedi del figlio dell’uomo dalle strade di Gerusalemme raggiungano il Calvario, piedi che hanno attraversato la polvere dei cuori.

Dio non ha ali, ma piedi per perdersi nelle strade della storia, per percorrere ogni sentiero, anche quelli della guerra.

Gesù si consegna alla morte. Perché? Per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. L’amore conosce molti doveri, ma il primo è di essere insieme con l’amato, è “passione d’unirsi“.

Dio entra nella morte perché là va ogni suo figlio. E ci trascinerà fuori, in alto, con la sua pasqua.

È qualcosa che mi sorprende: un Dio che mi ha lavato i piedi e non gli è bastato, che ha dato il suo corpo da mangiare e non gli è bastato, lo vedo pendere nudo e disonorato, osannato e condannato, lodato e imprecato.

 

Le nostre ambiguità, le nostre contraddizioni, le nostre contrarietà, le nostre superficialità, le nostre rivalità, le nostre guerre.

Entra così nella morte e la attraversa, raccogliendoci tutti dalle lontananze più sperdute e Dio lo risuscita perché sia chiaro che un amore così non può andare perduto, e che chi vive come lui ha vissuto, ha in dono la sua vita indistruttibile.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 14

2022 – Echi di Vita N°14 – GESU’ APRE LE PORTE DEL CUORE DI TUTTI COLORO CHE SONO GIUDICATI

Una trappola ben congegnata, per porre Gesù o contro Dio o contro l’uomo.

Gli scribi e i farisei gli condussero una donna… La posero in mezzo.

Donna senza nome, che per scribi e farisei non è una persona, è una cosa, che si prende, si porta, si conduce, si pone di qua o di là, dove a loro va bene. Che si può mettere a morte.

Una donna su cui gli uomini possono fare la massima delle violenze, compiuta per di più dagli uomini del sacro, legittimata da un Dio terribile e oscuro, amante non della vita ma della morte.

Una donna ferita nella persona, nella sua dignità, nella sua grandezza e inviolabilità. Contro la quale i difensori di Dio commettono un peccato più grave del peccato che vogliono punire.

Gesù si chinò e scriveva col dito per ter­ra… Davanti a quella donna Gesù china gli occhi a terra, come preso da un pudore santo davanti al mistero di lei. Gli fa male vederlo calpestato in quel modo.

«Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». Gesù butta all’aria tutto il vecchio ordinamento con una battuta sola, con parole taglienti e così vere che nessuno può ribattere.

Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno. Ecco la giustizia di Dio: non quella degli uomini ma quella di Gesù, il giusto che giustifica, il santo che rende giusti, venuto a portare non la resa dei conti ma una rivoluzione radicale dei rapporti tra Dio e uomo, e di conseguenza tra uomo e uomo.

A raccontare di una mano, di un cuore amorevole che ci prende in braccio e, per la prima volta, ci ama per quello che siamo, perdonando ogni errore, sciogliendo ogni ferita, ogni dolore.

Più avanti compirà qualcosa di ancor più radicale: metterà se stesso al posto di quella donna, al posto di tutti i condannati, di tutti i colpevoli, e si lascerà uccidere da quel potere ritenuto di origine divina, spezzando così la catena malefica là dove essa ha origine, in una terribile, terribilmente sbagliata idea di Dio.

Va e d’ora in poi non peccare più: ciò che sta dietro non importa, importa il bene possibile domani. Tante persone vivono come in un ergastolo interiore. Schiacciate da sensi di colpa, da errori passati, e abortiscono l’immagine divina che preme in loro per crescere e venire alla luce.

Gesù apre le porte delle nostre prigioni, smonta i patiboli su cui spesso trasciniamo noi stessi e gli altri. Sa bene che solo uomini e donne liberati e perdonati possono dare ai fratelli libertà e perdono.

Va’, muoviti da qui, vai verso il nuovo, e porta lo stesso amore, lo stesso perdono, a chiunque incontri. Il perdono è il solo dono che non ci farà più vittime e non farà più vittime, né fuori né dentro noi.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 13

2022 – Echi di Vita N°13 – E’ LA VERA FIDUCIA CHE LIBERA DAL MALE

Ogni volta davanti a questa parabola mi si allarga il cuore, sento gioia e un grande stupore. Qui sento palpitare il cuore di Dio, e tutto il mio vagabondare nel buio.

Il centro della parabola è un Padre buono, che ama senza misura, in modo illogico, quasi ingiusto, forte come una roccia nel saper attendere, dando fiducia e libertà, e tenero come una madre nel saper accogliere.

Questo Padre buono non vuole una casa abitata da servi, obbedienti e scontenti, ma da figli liberi, gioiosi e amanti. Il suo dramma sono due figli che non si amano, forse perché non si sentono amati, forse perché si credono servi.

Il più giovane se ne va, un giorno, in cerca di felicità. Il Padre non si oppone, non è mai contro la mia libertà, non la limita. Il giovane parte e fa naufragio, il libero ribelle diventa schiavo. Eppure nel momento in cui la notte è più profonda, lì comincia a spuntare il giorno: «allora rientrò in se stesso: io qui muoio di fame». E inizia il viaggio di ritorno.

Non torna per amore, torna per fame. Non perché è pentito, ma perché la morte gli cammina a fianco. Cercava un buon padrone, non osava ancora, non osava più cercare un padre: «trattami come un servo».

Ma al padre non importa il motivo per cui un figlio ritorna, «lo vide da lontano, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò».

Al solo muovere il piede già mi ha visto; io cammino, lui corre; io parlo: «non sono de­gno, trattami da servo», lui mi interrompe, per convertirmi proprio da quell’idea.

Vuole salvarmi dal mio cuore di servo e restituirmi un cuore di figlio.

Il peccato dell’uomo è di essere schiavo invece che figlio di Dio. Dio è padre solo se ha dei figli, vivi.

Accettare il perdono di Dio è una delle più grandi sfide della vita spirituale.

C’è qualcosa in noi che si aggrappa ai nostri peccati e non lascia che Dio cancelli il nostro passato e ci offra un inizio completamente nuovo.

Accettare l’amore è forse più difficile che darlo.

Il Padre non chiede rimorsi o penitenze, a lui non interessa giudicare e neppure assolvere, ma aprire un futuro di vita.

Non è il rimorso, non è la penitenza, non è la paura che libera dal male, non il pareggio tra dare e avere, ma un «di più» di vita, un disequilibrio gioioso, la fiducia, l’abbraccio e la festa di un Padre più grande del nostro cuore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 12

2022 – Echi di Vita N°12 – QUELL’INVITO A CAMBIARE ROTTA SU OGNI FRONTE…

Che colpa avevano i diciotto morti sotto il crollo della torre di Siloe? E quelli colpiti da un terremoto, da un atto di terrorismo, da una malattia sono forse castigati da Dio?

La risposta di Gesù è netta: non è Dio che fa cadere torri o aerei, non è la mano di Dio che architetta sventure.

Non è il peccato il perno della storia, l’asse attorno al quale ruota il mondo. Dio non spreca la sua eternità e potenza in castighi, lotta con noi contro ogni male, lui è mano viva che fa ripartire la vita. Infatti aggiunge: Se non vi convertirete, perirete tutti.

Conversione è l’inversione di rotta della nave che, se continua così, va diritta sugli scogli. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che deve cambiare direzione: nelle relazioni, nella politica, nell’ economia, nella ecologia, nelle guerre. Mai come oggi sentiamo attuale questo appello accorato di Gesù.

Convertitevi alla parola compimento della legge: “tu amerai“. Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Il Vangelo è tutto qui.

Alla gravità di queste parole fa da contrappunto la fiducia della piccola parabola del fico sterile: il padrone si è stancato, pretende frutti, farà tagliare l’albero. Invece il contadino sapiente, con il cuore nel futuro, dice: “ancora un anno di cure e gusteremo il frutto“. Ancora un anno, ancora sole, pioggia e cure perché quest’albero, che sono io, è buono e darà frutto.

Dio contadino, chino su di me, ortolano fiducioso di questo piccolo orto in cui ha seminato così tanto per tirar su così poco.

 

Eppure continua a inviare germi vitali, sole, pioggia, fiducia. Lui crede in me prima ancora che io dica sì.

Il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita: il frutto dell’estate prossima vale più di tre anni di sterilità. E allora avvia processi, inizia percorsi, ci consegna un anticipo di fiducia. E non puoi sapere di quanta esposizione al sole di Dio avrà bisogno una creatura per giungere all’armonia e alla fioritura della sua vita. Perciò abbi fiducia, sii indulgente verso tutti, e anche verso te stesso.

La primavera non si lascia sgomentare, né la Pasqua si arrende.

La fiducia è una vela che sospinge la storia. E, vedrai, ciò che tarda verrà.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 11

2022 – Echi di Vita N°11 – L’INCONTRO CON IL PADRE CI ILLUMINA

Gesù è ad una svolta della sua missione, i dubbi sono tanti, è tutto così difficile da capire e da vivere. E allora anche lui si ferma, vuole vederci chiaro, ed è davanti al Padre che va per cogliere il senso profondo di ciò che sta per accadere.

Nel contatto con il Padre anche la nostra realtà si illumina, ciò che è nascosto appare in tutta la sua chiarezza ed evidenza, come il volto di Gesù.

 

Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto, si trasformò.

Pregare trasforma. Pregare ti cambia dentro, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami. Preghi e ti trasformi in Colui che preghi; entri in intimità con Dio, che ha un cuore di luce, e ne sei illuminato a tua volta. La preghiera è mettersi in viaggio: destinazione Tabor.

 

Gesù sale su di un monte. I monti sono come indici puntati verso il cielo, verso il mi­stero di Dio, raccontano la vita come una ascensione verso più luce e più cielo.

Siamo mai saliti sul Tabor, toccati dalla gioia, dalla dolcezza di Dio? Vi è mai successo di dire come Pietro: Signore, che bello! Vorrei che questo momento durasse per sempre. Facciamo qui tre tende…?

 

Si trattava di una luce, una bellezza, un amore che cantavano dentro. E una voce diceva: è bello stare su questa terra.

 

È bello essere uomini, dentro una umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere. Perché tutto ha senso, un senso positivo, senso per sempre.

 

Il cristianesimo è proprio la religione della penitenza e della mortificazione, come molti pensano? Il Tabor dice «no».

E che fare con le croci? Fissare gli occhi solo su di esse o all’opposto ignorarle?

Dio fa di più: ci regala quel volto che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui la vita gronda sangue, come Gesù nell’orto degli ulivi.

 

Pietro fa l’esperienza che Dio è bello e lo annuncia. Noi invece abbiamo ridotto Dio in miseria, l’abbiamo mostrato pedante, pignolo, a rovistare nel passato e nel peccato.

 

Restituiamogli il suo volto solare: un Dio bello, grembo di fioriture, un Dio da gustare e da godere, come Francesco: «tu sei bellezza, tu sei bellezza», come Agostino: «tardi ti ho amato. Bellezza tanto antica e tanto nuova». Allora credere sarà come bere alle sorgenti della luce.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 10

2022 – Echi di Vita N°10 – LE TENTAZIONI? FARE ORDINE NELLA POPRIA VITA

Le tentazioni di Gesù sono le forze, le lusinghe che mettono ogni uomo davanti alle scelte di fondo della vita. Ognuno tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare.

Ognuno tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli. Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo d’angeli, non è fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei miracoli, colui che agisce al posto mio invece che insieme con me.

Ognuno tentato dal piacere di comandare, decidere, arrivare più in alto. Io so la strada, dice lo Spirito cattivo: vénditi! Vendi la tua dignità e la tua libertà, baratta l’amore e la famiglia…

 

Le tre tentazioni tracciano le relazioni fondamentali di ogni uomo: ognuno tentato verso se stesso, pietre o pane; verso gli altri, potere o servizio; verso Dio, lui a mia disposizione.

Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa in realtà fare ordine nella propria fede.

 

La prima: che queste pietre diventino pane! Non di solo pane vive l’uomo… Il pane è buono, ma più buona è la parola di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l’eterno in noi. L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Dalla sua parola sono venuti la luce, il cosmo e la sua bellezza, il respiro che ci fa vivere, il fratello, l’amico.

 

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati giù, chiedi a Dio un miracolo».

I miracoli non servono per credere: Gesù ha fatto fiorire di prodigi Galilea e Samaria, eppure i suoi lo vogliono buttare giù dal monte di Nazaret.

Nel mondo ce ne sono fin troppi di miracoli, eppure la fede è così poca, così a rischio.

 

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: venditi alla mia logica, e avrai tutto. Il diavolo fa un mercato con l’uomo: io ti do, tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.

 

Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno.

Ma Gesù non vuole possedere nessuno.

Lui vuole essere amato. Non ossequiato da schiavi obbedienti, ma amato da figli liberi, generosi e felici.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 09

2022 – Echi di Vita N°09 – LA FECONDITA’ E’ LA PRIMA LEGGE DI UN ALBERO

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene.

Il buon tesoro del cuore: una definizione così bella, così piena di speranza, di ciò che siamo nel nostro intimo mistero.

La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di speranza, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile, la buona politica possibile, una “casa comune” dove sia possibile vivere meglio per tutti.

Accade come per gli alberi: l’albero buono non produce frutti guasti. Gesù ci porta alla scuola della sapienza degli alberi.

La prima legge di un albero è la fecondità, il frutto. Ed è la stessa regola di fondo che ispira la morale evangelica: un’etica del frutto buono, della fecondità creativa, del gesto che fa bene davvero, della parola che consola davvero e guarisce, del sorriso autentico.

Nel giudizio finale il dramma non saranno le nostre mani forse sporche, ma le mani desolatamente vuote, senza frutti buoni offerti alla fame d’altri.

Invece gli alberi, la natura intera, mostrano come non si viva in funzione di se stessi, ma al servizio delle creature: infatti ad ogni autunno ci incanta lo spettacolo dei rami gonfi di frutti, un eccesso, uno scialo, uno spreco di semi, che sono per gli uccelli del cielo, per gli animali della terra, per gli insetti come per i figli dell’uomo.

Le leggi profonde che reggono la realtà sono le stesse che reggono la vita spirituale.

Il cuore del cosmo non dice sopravvivenza, la legge profonda della vita è dare. Cioè crescere e fiorire, creare e donare. Come alberi buoni. Ma abbiamo anche una radice di male in noi.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello? Perché ti perdi a cercare fuscelli, a guardare l’ombra anziché la luce di quell’occhio? Non è così lo sguardo di Dio.

L’occhio del Creatore vide che l’uomo era cosa molto buona! Dio vede l’uomo molto buono perché ha un cuore di luce.

L’occhio cattivo emana oscurità, diffonde amore per l’ombra.

L’occhio buono è come lucerna, diffonde luce. Non cerca travi o pagliuzze o occhi feriti, i nostri cattivi tesori, ma si posa su di un Eden di cui nessuno è privo: «con ogni cura veglia sul tuo cuore perché è la sorgente della vita» (Proverbi 4,23).

 

don Alfredo Di Stefano

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