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Misericordes Sicut Pater

Sabato 27 agosto, sul sagrato della chiesa di San Lorenzo M., i giovani , le ragazze e le bambine del progetto educativo La Briciola hanno rappresentato “Misericordes sicut Pater”, uno spettacolo basato sul racconto biblico di Giuseppe ma rielaborato per interrogarsi sul significato della misericordia nella società di oggi. Usando le tecniche del teatro e della danza si è dato forma alle riflessioni maturate durante i pomeriggi trascorsi insieme: pietà, perdono, comprensione; ma anche tentazione di vendetta e reazioni violente.

Il numeroso pubblico ha applaudito le giovani “attrici” e “danzatrici” che, negli ultimi giorni di questa estate, hanno messo a disposizione il loro impegno e le loro capacità per raccontare quanto è difficile ma anche quanto è bello “perdonarsi”, “dialogare”, “accogliersi”, “sostenersi” … .

 

La voce ai protagonisti

 

Noi ragazze di 7 e 8 anni ci siamo divertite ad accompagnare i mercanti con un balletto che ricordava tanto un mercato: ci sono piaciute le gonne “girandolose”, i cesti pieni di legumi, frutta e peperoncini; ci sono piaciute le acconciature con i nastri tra i capelli ed il trucco.

Danzare insieme è stato difficile, perché la paura di sbagliare era tanta, ma il divertimento l’ha superata.

Questa esperienza ci ha sicuramente aiutato a diventare più amiche.

(Le danzatrici del mercato)

 

Anche se per alcune di noi è stata la prima volta su un palcoscenico, ci siamo divertite molto ad interpretare il ruolo dei mercanti. E’ stato stimolante ed istruttivo anche se difficile è stato immedesimarsi nel personaggio. In quanto mercanti abbiamo acquistato e venduto Giuseppe non senza difficoltà e così abbiamo capito che fare affari non è il nostro forte.

La storia di Giuseppe ci ha ricordato che ancora oggi ci sono persone che vengono vendute come se fossero oggetti e spesso noi non ce ne accorgiamo. Speriamo che anche a loro, come è stato per Giuseppe, venga offerta l’opportunità di una vita migliore.

(I mercanti)

 

Mi sono divertita tanto.

E’ stato uno spettacolo coraggioso.

Siamo state molto brave e il pubblico si è divertito.

Prima di salire sul sagrato eravamo tutte eccitate all’idea di recitare e ballare.

Lo spettacolo mi è piaciuto perché ci ha fatto capire il significato della misericordia e del perdono.

E’ stata un’esperienza bellissima, educativa ed interessante.

E’ stato uno spettacolo indimenticabile e spero di rivivere questa emozione.

               (Il corpo di ballo del faraone)

 

Noi ragazze un po’ più “grandi” abbiamo interpretato attraverso la danza ruoli impegnativi: paura, misericordia, vendetta. Spesso queste sono emozioni difficili da trasmettere agli altri ma grazie all’impegno, alla fatica e all’unione delle nostre forze e delle nostre menti, abbiamo raggiunto l’obiettivo. Ci siamo emozionate nel rappresentare la misericordia e la vendetta con un passo a due. Abbiamo cercato di far capire come spesso i sentimenti di ogni uomo oscillino tra il bene e il male.

(Le danzatrici)

 

Noi avevamo il compito di presentare a Giuseppe le paure ed i problemi che ogni giorno affliggono l’umanità. E’ stato uno spettacolo impegnativo perché abbiamo dovuto lavorare sulla voce e sull’espressione per far capire il messaggio centrale: la misericordia di Giuseppe che perdona i fratelli nonostante il male subito. Alla fine con fatica, con un po’ di stanchezza ma con tanta gioia ed entusiasmo ce l’abbiamo fatta.

                           (Il popolo)

 

Rosso, giallo, verde, nero e azzurro i colori dei nostri costumi non erano solo colori scelti a caso ma richiamavano quelli dei cinque continenti perché l’odio e l’invidia nei confronti dell’altro appartengono a tutti i popoli del mondo. Il linguaggio dei “bulli” nonostante le epoche e le differenti lingue è sempre uguale a sé stesso. Il costume bianco indossato da Giuseppe, oltre a rappresentare la misericordia, voleva evocare il bene ed il male che si celano nel cuore di ogni essere umano. Nella mente di Giuseppe si affollano pensieri contrastanti: stordito dagli eventi egli  è costretto a subire il frutto della sua indecisione, ma nel momento in cui si troverà dinanzi ad una scelta deciderà di percorrere la via che permette la rivelazione del divino anche nell’uomo, vale a dire il perdono.

(Giuseppe e i fratelli)

 

Così come sul palco l’emozione era palpabile,  anche dietro le quinte si respirava l’agitazione dell’entrata in scena imminente: a partire dai più grandi fino ai più piccoli l’impegno si è mostrato attraverso l’attenzione a ciò che accadeva quando non si era direttamente coinvolti. Il sostegno reciproco e l’impegno nella riuscita di tutto il gruppo sono un’esperienza che ci auguriamo provino tutti almeno una volta nella vita.

 

(Dietro le quinte)

La voce del pubblico

 

L’incontro  con “La Briciola”(Progetto educativo estate 2016) e’ stato quello con una realtà in cui la Parola prende corpo e si fa vita, azione, esperienza di Amore,  di solidarietà…di fratellanza.

Briciole di…. Misericordia, donate gratuitamente a tante famiglie attraverso i propri figli. Spazi aperti, pomeriggi impegnati, sorrisi rasserenanti sempre, esempi di grande umanità e di accoglienza del fratello, dono prezioso per le nostre bambine e per i giovani che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto delle Piccole Francescane della Chiesa. Un’ estate gioiosa, ricca di voci allegre, di canti, di balli, di mamme e di papà…di famiglie, di incontri, di salti con la corda, di merende condivise, di tante indispensabili “briciole” di …Amore.

A conclusione di questa esperienza, la messa in scena del passo biblico in cui Giuseppe viene venduto dai fratelli, a dirci che la fraternità non si costruisce solo sull’ affinità, non con ciò che ci accomuna e ci avvicina, quanto con quello che ci divide. Dove  si manifestano alterita’ e differenze ed i rapporti appaiono esposti alla dinamica della gelosia,  dell’ invidia, della paura, la fraternità e’ il luogo delle relazioni faticose. Il testo ci invita a riflettere sul valore della diversità come spazio dell’ incontro attraverso il dono di se’, spazio in cui non esistono invidia e gelosia.Essere fratello significa riconoscere una nuova identità personale che la vita fraterna ci dona di vivere. La storia di Giuseppe indica a tutti noi la possibilità del perdono, della fraternità attraverso la prova. Ed in tutto questo non siamo soli, c’ e’ una forza misteriosa che indirizza verso la retta via la libertà degli uomini:e’ Dio!

(C. C., una mamma )

 

Anche quest’anno a conclusione del progetto educativo per questa estate , La Briciola ha offerto uno spettacolo conclusivo del cammino intrapreso. Imperniato sulla storia biblica di Giuseppe,  figlio di Giacobbe, la rappresentazione ha ripreso il motto del Giubileo Misericordes sicut Pater  (Misericordiosi come il Padre, Lc 6,36) utilizzandolo come titolo della rielaborazione biblica e offrendolo come spunto di riflessione in un momento storico in cui si è sempre più presi ed accecati dal proprio egoismo e in cui,  come dice S. E. Mons. Paul Poupard, si è confusi tra una pietà condiscendente, il disprezzo e l’odio e si ha sete di vera tenerezza, una tenerezza che sia il riflesso e la promessa della tenerezza di Dio.

In un improbabile Egitto  popolato da body guard e “furbetti del quartierino” pronti a godere di molti privilegi a scapito dei più deboli e pronti a chiedere, ieri come oggi, favori ai potenti, ecco che il vecchio testamento si intreccia con il nuovo ed insieme si intessono  con il mondo moderno in cui l’intolleranza  verso il più debole è rimasta uguale nel corso dei secoli.  Al suono di una Pizzica salentina, nel luogo in cui verrà venduto Giuseppe, mercanti  posseduti da niente e da nessuno  si radunano a centinaia,  ballando, mostrando merci e cercando di entrare in una trance dove esiste solo l’interesse personale della vendita  dalla quale  si esce apparentemente soddisfatti ma storditi.

La prima scena si apre sul protagonista e sui suoi fratelli che  nella rielaborazione da undici sono ridotti a cinque quanti sono i continenti del mondo che essi rappresentano con i colori delle loro vesti: verde per l’ Europa, nero per l’Africa rosso per le Americhe e blu per l’Oceania,  quasi a sottolineare l’incapacità “del mondo intero” di accettare di buon grado qualcuno che possa far “sfigurare” perché migliore di noi. Figlio prediletto di Giacobbe, odiato dai fratelli ingelositi da tanta predilezione, Giuseppe viene da essi tradito e venduto. Ora, sappiamo bene che quando subiamo un’offesa, un insulto o un’ingiustizia proviamo immediatamente emozioni negative di rabbia, risentimento, disappunto e il comportamento che più frequentemente mettiamo in atto è quello di vendicarci per il torto subito. Nello spettacolo  la nera vendetta danza insieme alla bianca misericordia angustiando il ragazzo tradito dal suo stesso sangue. Giuseppe è tormentato ma sceglie di ascoltare il suo cuore ed ecco che il suo perdono diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso di Dio. Il figlio prediletto di Giacobbe ci mostra che il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore e che lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta ci mette nelle  condizioni necessarie per vivere felici. Il giovane sa che perdonare è l’arma vincente e che esprimere il proprio amore in modo incondizionato paga sempre poiché  la vendetta e la volontà di rivalsa non portano ad un risarcimento dal torto subito e  non aiutano ad alleviare il dolore provato nell’aver subito un’ingiustizia.  Il perdono secondo Giuseppe è la ricchezza più grande che si possa possedere, è il  tema centrale di tutta la storia e non è visto come semplice alternativa buona alla vendetta ma come  sentimento da costruire e da alimentare quotidianamente.

“Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre Vostro”. Questa direttiva che il Signore ha dato ai suoi discepoli nel Vangelo e che San Luca ha raccolto è un invito ad essere “…dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5, 48). La scena finale  chiude lo spettacolo sull’inno dell’anno  giubilare, questa volta non solo strumentale come nelle scene precedenti, ma cantato con le sue prime tre strofe rivolte rispettivamente  al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, in altre parole, a Dio! Misericordes sicut Pater e arrivederci, a Lui piacendo,  alla prossima Briciola!

(S. P., una spettatrice)

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LA FESTA DI SAN LORENZO A ISOLA DEL LIRI

Un grande, immenso, gigantesco falò sotto la Cascata ha chiuso la festa in onore di S. Lorenzo a Isola del Liri, che ha avuto tanti momenti belli, spirituali, culturali, conviviali, capaci di coinvolgere tante persone, a partire dagli abitanti del Quartiere. E proprio da lì si è incominciato a pensarla e lì si è svolta, in quel Centro storico che è stato per secoli “tutto” il Paese, quell’”isola” delimitata dal fiume che la circonda e l’accarezza, spesso proteggendola e talvolta spaventandola con la furia delle sue acque in piena.

In tanti si sono messi in gioco, stimolati, incoraggiati, sollecitati da Don Alfredo che, ricco di curiosità per una storia isolana che non conosce pienamente e ancora più ricco di entusiasmo e desiderio di valorizzare il bello ed il buono che c’è in ogni cosa, in ogni persona, in ogni angolo e aspetto della vita, ha aiutato a superare perplessità e problemi.

Il quartiere si è vestito a festa con le bandierine svolazzanti ed i drappi rossi alle finestre e nel pomeriggio di martedì, vigilia di S.Lorenzo, sono stati i bambini i primi ad essere coinvolti in “Qui c’era una volta…”: guidati dal racconto di Bruno Ceroli e aiutati dalle “insegne” preparate con cura, sono andati in giro per i vicoli scoprendo che in quelle botteghe, molte oggi chiuse o destinate ad altro uso, c’erano fornai, falegnami, osti, venditori di ogni genere, contraddistinti spesso da nomignoli o soprannomi che li caratterizzavano bene. E quelle case, alcune sventrate e inagibili, e quei vicoli, qualcuno impraticabile, fervevano di vita, di grida, di schiamazzi, di panni stesi ad asciugare, di giochi all’aria aperta.

La Messa vespertina ha visto tanti fedeli rivolgere lo sguardo alla nuova statua di S. Lorenzo, che prima della celebrazione è stata benedetta e poi in tarda serata è stata portata in processione proprio per quei vicoli e quelle strade occupate spesso oggi solo da auto. La sera i ragazzi sul sagrato della chiesa sono stati eccellenti protagonisti della “lettura sceneggiata” della vita e del martirio di S. Lorenzo, una storia lontana nel tempo, ma con vicende che si ripetono e che molto hanno da insegnare a noi, cristiani un po’ tiepidi e distratti.  Il bel video di Marco Schirinzi ed i bravi giovani dell’Accademia Musicale Isolana diretti da Sandro Taglione hanno reso tutto più ricco e coinvolgente.

Il giorno della festa, mercoledi, ha visto di nuovo i bambini al centro, raccolti intorno a Luciano Duro che seduti a terra nella Sala Agape li ha affascinati con le storie dal sapore antico e sempre nuovo.  La solenne celebrazione serale ha avuto come “invitati speciali” tutti coloro che portano il nome di Lorenzo o Lorenza e la serata si è conclusa con una gustosissima tavolata nella piazza del Casarino, “miracolosamente” ripulita da auto e sterpaglie, e tornata ad essere, per una sera, luogo di incontro, di amicizia, di fraternità, di gioia. Sono stati in tanti a coglievano l’occasione per entrare in chiesa, guardare le sue meraviglie e rivolgere una preghiera a Dio, a Gesù, alla Vergine Assunta, alla Madonna di Loreto, al Santo diacono e martire, Lorenzo.

E a mezzanotte tutti  lungo via Cascata e sul ponte per vedere accendere il grande falò, guardare le stelle ed esprimere un desiderio.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 28 - Locandina e invito festa san Lorenzo - Splash

Un invito particolare a tutti coloro che portano il nome di Lorenzo o Lorenza

Carissimi Lorenzo e Lorenza,
la festa di San Lorenzo, patrono della nostra parrocchia, è occasione per celebrare anche il vostro onomasco. Chi è il Santo di cui portate il nome?

Nato in Spagna intorno al 225, Lorenzo venne in Italia insieme al suo maestro, che nel 257 fu eletto Vescovo di Roma col nome di Sisto II e lui lo servì come diacono, con fedeltà e dedizione, fino al momento della morte, avvenuta il 10 agosto 258 per le persecuzioni volute dall’imperatore Valeriano.

La sua vita fu tu!a dedita al Signore e al servizio dei poveri, che egli presentò come i veri “tesori della Chiesa” quando prima di essere messo a morte gli chiesero di consegnare i beni che come tesoriere egli custodiva. Lorenzo ebbe la forza di tesmoniare con la propria vita la fede in Gesù Cristo, una fede più forte di ogni richiamo materiale del mondo e più forte dell’atroce supplizio cui venne sottoposto. Una fede scolpita nella roccia, provata duramente in più occasioni e che ancora oggi illumina il senero della vita di ogni credente, soprattutto voi, che portate il suo nome.

La vita è un dono. Nessuno se la dà da solo, nessuno da solo decide di venire al mondo. Qualcun altro lo decide per noi, l’amore di Dio da cui ogni vita proviene e l’amore di un uomo e di una donna, i vostri genitori, che per voi hanno scelto questo nome. Lorenzo capì che nella vita c’è più gioia nel donare che nel ricevere e che l’amore ricevuto va restuito. E lui non perse tempo.

Carissimi, lasciamo che il nostro marre sciolga le durezze, l’egoismo, le paure, la chiusura in noi stessi e ci renda uomini e donne capaci di vivere e di servire con gioia e restuire tu!o l’amore che Dio ha per noi. Gli altri ci aspettano, hanno bisogno della tenerezza di Gesù, dell’amore di noi crisani, di persone che sappiano comunicare gioia e amicizia.

Ci aspettano soprattutto quelli che hanno più bisogno. Non lasciamoli soli, non passiamo vicino a loro con indifferenza, guardiamoli con bontà, aiuamoli almeno con un sorriso, una parola, un gesto di amicizia. Noi saremo più felici e renderemo più bella e gioiosa la vita degli altri. Tutto questo è racchiuso nel “mistero” del vostro nome e vorrei celebrarlo con voi, piccoli e grandi, Mercoledì 10 agosto, alle ore 19.00, nella chiesa di S. Lorenzo per festeggiare insieme il Santo marre ed il vostro onomasco.

In attesa di conoscervi tutti e di abbracciarvi, vi affido a S. Lorenzo!
Don Alfredo, parroco

Locandina ( 8 ) 33x48cm.eps

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IL VESCOVO TRA NOI Per la Festa del SS.Crocifisso a Isola del Liri

L’improvvisa pioggia pomeridiana ha fatto cambiare il programma, domenica 10 luglio, spostando la celebrazione eucaristica dalla piazza, dove era già tutto pronto, in chiesa. Un po’ di agitazione, ma ogni cosa viene presto risistemata, dai fiori sull’altare alla pedana con la sedia per il celebrante.

Preceduto dalla croce, dai chierichetti, dai portatori, dai sacerdoti e dal diacono, il Vescovo Gerardo è entrato solennemente in chiesa, si è chinato davanti all’immagine del SS. Crocifisso, posta quest’anno dietro l’altare maggiore e, dopo l’incensazione ed il canto iniziale intonato dal coro, frutto di una bella collaborazione tra più realtà, ha dato inizio alla celebrazione, cui erano presenti tanti sacerdoti: il parroco di S.Lorenzo don Alfredo Di Stefano, don Dante Gemmiti e don Roberto dell’Unto, parroci delle altre due parrocchie della città, don Giuseppe Basile parroco di Castelliri e il cerimoniere, don William Di Cicco.

L’omelia ha dato l’opportunità al Vescovo di tracciare una linea di unione tra la Parola di Dio della XV domenica e la festa che si stava celebrando. Benché fosse casuale (ma quando si tratta di Dio mai si parla di “caso”!), non poteva esserci scelta migliore per le Letture della Liturgia, dall’Inno cristologico di S. Paolo che ci ricorda come Dio torna a fare amicizia con l’uomo proprio grazie alla morte di Gesù in croce, fino al passo evangelico del Buon Samaritano.

Il Vescovo ha ricordato che Gesù non passa oltre, indifferente alle nostre necessità, ma ci cerca, si ferma accanto a noi, ci carica sulle sue spalle, con le sue piaghe guarisce le nostre piaghe, ridà vita alla nostra morte. E quei “due denari” dati al padrone della locanda per far curare il malcapitato, altro non sono che i due comandamenti dell’Amore, che Gesù ci ha lasciato. Mai come oggi la creazione soffre e con essa l’umanità tutta, che però è redenta e salvata da Cristo.

“Cosa deve fare un cristiano per promuovere il bene, per avere successo?” ha chiesto il Vescovo. La risposta di Gesù è una sola “Fa’ questo e vivrai”, avrai, cioè, la “gloria” cui aneli.

Si comprende allora come una Via Crucis possa diventare una Via Lucis.

Luciana Costantini

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 17 - SS.mo Crocifisso Estratti Lotteria 2016

LOTTERIA, BIGLIETTI VINCENTI

LOTTERIA SS. CROCIFISSO 2016

ISOLA DEL LIRI

BIGLIETTI VINCENTI

Estrazione 11/07/2016

 

1° estratto ( CELLULARE )   DT 61

2° estratto ( OROLOGIO )     CN 95

3° estratto ( BUONO SPESA )             V 08

4° estratto ( CROCIERA )             AZ 24

5° estratto ( RENAULT CAPTUR ) EF 56

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Il MESE A MARIA SI E’ CHIUSO IN BELLEZZA

Senza nulla togliere a ciascun luogo che ha accolto le celebrazioni eucaristiche del Lunedi sera, non poteva esserci “location” migliore per chiudere il mese di Maggio.
Dalla cappella nobiliare ricca di arredi e di storia all’interno della Villa Mangoni  resa ancora più preziosa dalla presenza della Madonna di Loreto in trasferta dalla sua grotta naturale su alla Cava, siamo passati alla rusticità agreste di S. Paolo con la piccola Madonna di Fatima sotto il gazebo ricco di profumi di campo.
Poi è stata la volta di una casa tra le case in via Pirandello con la graziosa immagine della Madonna dei fiori, seduta con il Bimbo in braccio –quasi a riposarsi- ed infine al Centro anziani vegliati dalla bianca statua dell’Immacolata dono di don Alfredo. E proprio lei, la Vergine Immacolata, ci ha seguiti nell’ultima celebrazione, lunedi scorso, al Parco fluviale, in un luogo mirabile per la sua bellezza, radunati intorno all’altare posto in un abside naturale -la biblioteca che porta il nome e il ricordo del Preside Modesto Galante, riaperta da poco grazie all’impegno di un giovane volenteroso.
Se… “Parigi val bene una Messa –come fu per Enrico III di Navarra che per diventare re di Francia nel 1593 da ugonotto si convertì al cattolicesimo- una Messa da sola non è tutta la missione di una parrocchia. E’ la fonte ed il culmine del cammino di una comunità fatto di tanti piccoli passi e di tanti grandi gesti. Anche quei piccoli passi fatti la sera per salire su a Capitino alla luce di tante fiaccole e con la preghiera sulle labbra e nel cuore in nome e in onore di Maria.

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SE I MURI POTESSERO PARLARE

Bello! Bellissimo! Bravi! Bravissimi! E poi, tanti sorrisi e altrettanti applausi.

Tutto questo –e altro ancora- si è sentito domenica scorsa tra le pareti del Teatro Stabile Comunale, un luogo appunto bellissimo con la sua piazzetta che affaccia sul fiume, il pavimento in cotto, le pareti nude ma armoniose, un’acustica perfetta…

Era un vecchio mulino ed oggi è un luogo di incontro accogliente ed un centro dove è bene e bello fare cultura.

Se la mattina, infatti, aveva ospitato un centinaio di ragazzini vocianti che con le loro catechiste hanno chiuso l’anno in bellezza tra giochi, gare di cultura religiosa, musica e balli, nel pomeriggio mentre loro si divertivano fuori con gigantesche bolle di sapone, zucchero filato e pop corn, i genitori dentro si confrontavano con don Alfredo –tornato serio dopo essersi fatto piccolo con i piccoli- su temi cruciali come Famiglia tra felicità e fatica, Paura tra speranza e fiducia, Educazione tra essenzialità ed esagerazione, Dialogo tra televisione, telefonini, tablet, smartphone… Un bel dire, davvero, anzi tanto da dire ancora, perché i temi e i problemi di una coppia e di una famiglia non si esauriscono certo in un incontro.

Conclusa la festa del catechismo con un bel momento di preghiera iniziato dentro con le 8 Beatitudini, quelle dettate da Gesù nel Discorso della montagna e quelle della Famiglia di oggi e completato fuori in un grande cerchio ed il lancio festoso dei palloncini che fin dalla mattina avevano allegramente addobbato la chiesa ed il teatro, questo stesso luogo è divenuto palcoscenico per una performance d’eccezione proposta nell’ambito del Maggio Musicale Isolano.

Un quintetto di fiati fantasiosi ed originali ed una bravissima voce recitante hanno dato vita, dopo un’ anteprima sulle note di Rossini, ad una rilettura in chiave musicale di tre favole di Esopo “La cicala e la formica”, “Al lupo,al lupo!” e “Il leone va in guerra”, mentre le illustrazioni ad acquarello dello stesso clarinettista scorrevano sullo schermo a parete. Una proposta davvero bella, un progetto di alta cultura…

Peccato, però, che i bambini ed i ragazzi se ne erano appena andati!

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LE “VOCI SPARSE” NELLA CHIESA DI S. GIUSEPPE

Un vero lavoro da… orafo è risultato il 2° appuntamento del Maggio Musicale Isolano, sapientemente organizzato per l’8° anno consecutivo dalle due Confraternite locali con il patrocinio del Comune di Isola del Liri e la direzione artistica dell’Accademia musicale isolana, diretta dal maestro Sandro Taglione,

Un piccolo gioiello -quasi  una bomboniera- è, infatti, la chiesa di S. Giuseppe, che con l’acustica perfetta ed il suo antico organo dal suono celestiale, ha da sempre ospitato la maggior parte dei Concerti.

Pura cesellatura, poi, è stato l’intreccio dei vari momenti musicali, che hanno visto alternarsi le voci dei dieci coristi -5 uomini e 5 donne- elegantissimi nel loro abito nero e dolcissimi nel loro “canto a cappella”, al suono melodioso dell’organo con i due Maestri, Marianna Polsinelli e Giacomo Cellucci, accompagnato in un pezzo anche dalla tromba di Cesare Palmigiani e, incastonati in quest’armonia, le voci dei due solisti, il soprano Anna Laura Tamburro e il contraltista Andrea Conti, mentre i coristi, Isa e Piercarlo, si trasformavano con naturalezza in presentatori della serata.

Espressione artistica, quindi, di alto valore ma anche momento di spiritualità profonda, perché le musiche di autori come Pierluigi da Palestrina, Scarlatti, Bach, Perosi, Haendel, Mascagni, Schubert, Monteverdi e perfino Morricone –per dirne solo alcuni-  davano sonorità a  preghiere e parole a noi note come l’Ave Maria, il Veni Creator, il Benedictus, l’Angeli Dei, l’Agnus Dei ed il Salmo 138 “Tu sai tutto di me” sulle note dell’Aria sulla IV corda di Bach.

Da domenica prossima il Maggio musicale isolano si sposterà presso il Teatro stabile di Isola del Liri con “Tra Opera e Favola” alle ore 19.00 e domenica 26 maggio con il “Duo di chitarre” alle ore 21.00.

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