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San Lorenzo Parrocchia _Echi Di Vita _30 _Evidenza

2025 – Echi di Vita N°30 – DIO ESAURISCE SEMPRE LE SUE PROMESSE

Signore insegnaci a pregare!

Tutte le preghiere di Gesù riportate dai Vangeli iniziano con la stessa tipica parola: «Padre», il modo migliore per rivolgersi a Dio.

Ma specifico di Gesù, esclusivamente suo, è il termine originario «Abbà» che i Vangeli riportano nella lingua di Gesù, l’aramaico, e il cui senso è «papà, babbo».

È la parola del bambino, il dialetto del cuore, il balbettio del figlio piccolo. È parola di casa, non di sinagoga; sapore di pane, non di tempio.

Nel linguaggio corrente la parola «pregare» indica l’insistere, il convincere qualcuno, il portarlo a cambiare atteggiamento. Pregare per noi equivale a chiedere.

Per Gesù no: pregare equivale a evocare dei volti: quello del Padre e quello di un amico.

Nella preghiera di Gesù l’uomo si interessa della causa di Dio (il nome, il regno, la volontà) e Dio si interessa della causa dell’uomo (i/ pane, il perdono, il male), ognuno è per l@ltro.

E imparo a pregare senza mai dire ‘io’, senza mai dire ‘mio’, ma sempre ‘Tu e nostro': il tuo Nome, il nostro pane, Tu dona, Tu perdona.

Il Padre nostro mi vieta di chiedere solo per me: il pane per me è un fatto materiale, il pane per mio f ratello è un fatto spirituale.

Pregare, quindi, per cambiare la storia.

«Amico prestami tre pani perché è arrivato un amico».

Una storia di amicizia svela il segreto della preghiera.

La parabola mette in scena tre amici: l’amico povero, l’amico del pane e il viaggiatore inatteso, carico di fame e di stanchezze, che rimane sullo sfondo, ma è in realtà una figura di primo piano.

Rappresenta tutti coloro che bussano alla mia porta, che senza essere attesi sono venuti, che mi hanno chiesto pane e conforto.

A Gesù sta a cuore la causa dell’uomo oltre a quella di Dio: non vuole che la preghiera diventi un dialogo chiuso, ma che faccia circolare l’amore.

Da duemila anni ripetiamo il Padre Nostro, ma non siamo diventati fratelli e il pane continua a mancare.Una domanda enorme corrode le nostre preghiere: Dio esaudisce?

«Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse» (Bonhoeffer): lo sarò con te, fino alla fine del tempo.

Dio si coinvolge, intreccia il suo respiro con il mio, mescola le sue lacrime con le mie.

Se pregando non ottengo la cosa che chiedo, ottengo però sempre un volto di Padre e il sogno di un abbraccio.

In questo Giubileo la preghiera rinnova in noi il volto del Padre e dei fratelli.

don Alfredo Di Stefano
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San Lorenzo Parrocchia _Echi Di Vita _29 _Evidenza

2025 – Echi di Vita N°29 – DIO NON CERCA SERVITORI, MA AMICI

Mentre erano in cammino … una donna di nome Marta lo ospitò.
Ha la stanchezza del viaggio. Allora riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia sorridente è un dono, e Gesù lo accoglie con gioia.

Quando una mano gli apre una porta, lui sa che n dentro c’è un cuore che si è schiuso all’amore. Ha una meta, Gerusalemme, ma lui non «passa oltre» quando incontra qualcuno. Per lui, come
per il buon Samaritano, ogni incontro diventa una meta, un obiettivo.

Gesù entra nella casa di due donne d’Israele: estromesse dalla formazione religiosa, va direttamente nella loro casa, perché
quello è il luogo dove la vita è più vera. E il Vangelo deve diventare vero nel cuore della vita.

Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
Sapienza del cuore, il fiuto per saper scegliere ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace e forza.
Mi piace immaginare questi due totalmente presi l’uno dall’altra: lui a darsi, lei a riceverlo. A Maria doveva bruciare il cuore quel giorno. Da quel momento la sua vita è cambiata.

Maria è diventata feconda, grembo dove si custodisce il seme della Parola, e per questo non può non essere diventata apostola. Per il resto dei suoi giorni a ogni incontro avrà donato ciò che Gesù le aveva seminato nel cuore.

Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose.
Gesù, affettuosamente come si fa con gli amici, rimprovera Marta, ma non contraddice il suo servizio bensì l’affanno, non il cuore generoso di Marta ma l’agitazione. A tutti ripete: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, che affanna, che distoglie il volto degli altri.

Marta -sembra dire Gesù, a lei e a ciascuno di noi- prima le persone, poi le cose.

Gesù non sopporta che Marta sia confinata in un ruolo di servizio, che si perda nelle troppe faccende di casa: tu, le dice Gesù, sei molto di più; tu puoi stare con me in una relazione diversa, non solo di scambio di servizi. Tu puoi condividere con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza.

«Maria ha scelto la parte migliore», ha iniziato cioè dalla parte giusta il cammino che porta al cuore di Dio. Perché Dio non cerca servitori, ma amici, non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose dentro di sé.

don Afredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia _Echi di Vita _28 _eVIDENZA

2025 – Echi di Vita N°28 – LA NOSTRA PASQUA ESTIVA

In Colui che è stato crocifisso per noi, noi troviamo la speranza per la nostra vita. La speranza che non
delude, quella speranza che Papa Francesco ci ha indicato come frutto dell’anno giubilare.
Stringerci attorno al SS. Crocifisso, permette a noi di allargare lo sguardo, uno sguardo di compassione e
di amore, verso tutte le vittime innocenti della storia e anche dei nostri giorni.
Quanti Crocifissi si contano ancora oggi! Quante persone innocenti, che non hanno alcuna colpa, che
non c’entrano niente con le ingiustizie e le guerre, muoiono come Cristo su di una croce.
Sono migliaia e migliaia, un numero dawero impressionante.
Primi fra tutti quelli che sono crocifissi a causa della loro fede in Gesù e poi quelli che cercano un mondo
di giustizia e di pace e poi ancora quelli che sono vittime ignare della cattiveria altrui, quelli che muoiono
vittime del lavoro, che muoiono vittime di femminicidi, quelli che sono crocifissi dalle guerre, anche quei
soldati che muoiono per guerre che sono sempre ingiuste o tutti quei civili che muoiono sotto mostruosi
bombardamenti.
Non possiamo guardare al SS. Crocifisso senza che il nostro cuore si allarghi alla compassione e al dolore
per i nostri fratelli e sorelle, che muoiono vittime della cattiveria umana.
Guardare e adorare il SS. Crocifisso significa allora prendere coscienza della nostra personale responsabilità,
del nostro esigente dovere di essere costruttori di pace, di essere operatori di giustizia e di a more, del
nostro necessario impegno nel prenderci cura degli altri e dell’immensa umanità crocifissa.
E’ questo il nostro compito: presentare Lui, la sua storia, la sua vicenda, la sua morte per noi, Lui risorto
e vivo per dare speranza a tutti.
Da una parte siamo chiamati a fare di Lui la nostra vita, a vivere in Lui tutta la nostra esistenza, a non
considerarlo mai un estraneo rispetto alle nostre vicende quotidiane, dall’altra siamo chiamati a presentarlo
a tutti, anche a chi non crede o non ha la nostra fede, a proporlo come via di salvezza e di amore.
Sono certo -ed è anche il mio augurio- che tutto questo darà senso e gioia alla festa della nostra città.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2025 07 06 - n 027 _Evidenza

2025 – Echi di Vita N°27 – L’ANNUNCIO, CONTAGIO BUONO

Partono senza pane, né sacca, né denaro, senza nulla di superfluo, anzi senza nemmeno le cose più utili.

Solo un bastone cui appoggiare la stanchezza e un amico a sorreggere li cuore. Senza cose.

Perché l’incisività del messaggio non sta nello spiegamento di forza o di meui, ma nel bruciore del cuore dei discepoli, sta in quella forza che ti fa partire, e che ha nome: Dio.

La forza del Vangelo, e del cristianesimo, non sta nell ‘organizzazione, nei mass-media, nel denaro, nel numero. Ancora oggi passa di cuore In cuore, per un contagio buono.
Partono senza cose, perché risalti il primato dell’amore.

L’abbondanza di mezzi forse ha spento la creatività nelle chiese. Il viaggio dei discepoli è come una discesa verso l’uomo essenziale, verso quella radice pura che è prima del denaro, del
pane, dei ruoli. Anche per questo saranno perseguitati, perché capovolgono tutta una gerarchia di valori.

Gesù affida ai discepoli una missione che concentra attorno a tre nuclei: Dove entrate dite: pace a questa casa; guarite i malati; dite loro: è vicino a voi il Regno di Dio.
I tre nuclei della missione: seminare pace, prendersi cura, confermare che Dio è vicino.

Portano pace. E la portano a due a due, perché non si vive da sol i, la pace. La pace è relazione. Comporta almeno un altro, comporta due in pace, in attesa dei molti che siano in pace, dei tutti che siano in pace.

Guariscono i malati. La guarigione comincia dentro, quando qualcuno si avvicina, ti tocca, condivide un po’ di tempo e un po’ di cuore con te. Esistono malattie inguaribili, ma nessuna incurabile, nessuna di cui non ci si possa prendere cura.

Poi l’annuncio: è vicino, si è avvicinato, è qui il Regno di Dio. li Regno è il mondo come Dio lo sogna. Dove la vrta è guarita, dove la pace è fiorita. Dite loro: Dio è vicino, più vicino a te di te stesso; è qui, come intenzione di bene, come guaritore della vita.

E poi la casa. Quante volte è nominata la casa in questo brano! La casa, il luogo più vero, dove la vita può essere guarita. il cristianesimo dev’essere significativo nel nostro quotidiano, nei giorni delle lacrime e della festa, nei figli buoni e in quelli prodighi, quando l’amore sembra lacerarsi, quando l’anziano perde il senno e la sa Iute.

Lì la Parola è conforto, forza, luce; lì scende come pane e come sale, sta come roccia la Parola di Dio, a sostenere la casa. Il Giubileo ci aiuti a vivere la casa della comunità.

don Alfredo Di Stefano

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