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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 52

2021 – Echi di Vita N°52 – C’E’ BISOGNO DELL’ANGELO DEL NATALE

TI AUGURO:

che tu possa lasciati toccare come Maria dal messaggio dell’angelo, di avere la fiducia che anche in te possa crescere un bambino divino. Ci libereremo automaticamente di tutte le pressioni cui siamo sottoposti per adeguare il nostro comportamento alle immagini che gli altri hanno su di noi. Solo quel bambino finisce per rivelarci la nostra vera natura, l’unica che corrisponde al nostro essere autentico.

 

Che tu possa incontrare l’angelo che appare in sogno a Giuseppe per conoscere gli eventi divini, che ti rivela la tua verità che non sempre è comoda. Quando Dio diventa il centro della tua vita, anche noi raggiungiamo il nostro centro, l’esperienza dell’essere amati da Dio rende la nostra vita più leggera e ci conduce alla pace con noi stessi.

Che tu possa ascoltare gli angeli che si moltiplicano la notte di Natale, che annunciano con gioia la nascita del Salvatore, che vogliono portare gioia anche nella tua vita. Se tu riconosci il bambino nella mangiatoia come redentore, messia e Signore, allora la tua vita sarà piena ed integra, diventerai libero e dominerai te stesso, senza più lasciarti dominare dagli altri. Gli angeli del Natale vogliono portare anche nella tua vita leggerezza e freschezza, libertà e apertura di orizzonti, indicarti la nuova via da percorrere per poter arrivare davvero a casa, presso te stesso.

 

Che tu possa lasciarti accompagnare dall’angelo che ha guidato la Sacra Famiglia fino a Nazareth: ci sono tempi in cui ti viene chiesto solo di mettere radici e di crescere. Dio vuole che la tua vita riesca bene.

 

Che gli angeli del Natale accompagnino anche noi perché, se Dio nasce in noi, la nostra vita si rinnova, senza restare bloccati al passato.

Una boccata d’aria fresca, una sorgente di acqua limpida che potrà aiutare molti a “guardare oltre” la propria vita, soprattutto quella che si ritiene faticosa e angusta.

 

Ecco il mio augurio e il mio regalo: un angelo del Natale!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 51

2021 – Echi di Vita N°51– NATALE: BENEDIZIONE E RINGRAZIAMENTO

Un Vangelo di gioia e di donne. Santa Maria, gravida di Dio, incinta di luce, va in fretta, pesante di vita nuova e leggera di libertà, sui monti di Giuda.

Origene di Alessandria (III sec.) afferma che l’immagine più vivida e bella del cristiano è quella di una donna incinta, che porta in sé una nuova vita. E non occorre che parli, è evidente a tutti ciò che accade: è viva di due vite, battono in lei due cuori.

E non li puoi separare.

Nell’incontro di Maria con Elisabetta, Dio viene mediato da persone, convocato dai loro abbracci e dai loro affetti, come se fosse, e lo è, un nostro familiare. Non c’è infinito quaggiù lontano dalle relazioni umane. In questa che è l’unica scena del Vangelo dove protagoniste sono solo donne, è inscritta l’arte del dialogo.

Il primo passo: salutare.

Maria, entrata nella casa, salutò Elisabetta”

Entrare, varcare soglie, fare passi per andare incontro alle persone. Non restarsene al di fuori, ad aspettare che qualcosa accada ma diventare protagonisti, avvicinarsi, bussare, ricucire gli strappi e gli allontanamenti. E salutare tutti per via, subito, senza incertezze, per primi, facendo viaggiare parole di pace tra le persone.

Bella l’etimologia di “salutare“: contiene, almeno in germe, una promessa di salute per le relazioni, di salvezza negli incontri.

Il secondo passo: benedire.

“Elisabetta… esclamò: Benedetta tu fra le donne”. Se ogni prima parola tra noi fosse come il saluto di chi arriva da lontano, pesante di vita, nostalgia, speranze; e la seconda fosse come quella di Elisabetta, che porta il primato della benedizione.

Dire a qualcuno “sei benedetto” significa portare una benedizione dal cielo, salutare Dio in lui, vederlo all’opera, vedere il bene, la luce, il grano che germoglia, con uno sguardo di stupore, senza rivalità, senza invidia. Se non impariamo a benedire, a dire bene, non saremo mai felici.

Il terzo passo: ringraziare.

“Allora Maria disse: l’anima mia magnifica il Signore”. L’orizzonte si allarga. Il dialogo con il cielo si apre con il primato del ringraziamento. Per prima cosa Maria ringrazia: è grata perché amata. L’amore quando accade, ha sempre il senso del miracolo: ha sentito Dio venire come un fremito nel grembo, come un abbraccio con l’anziana, come la danza di gioia di un bimbo di sei mesi, e canta.

A Natale, anche noi come lei, grati perché amati, benediciamo e ringraziamo per ogni incontro.

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 51

2021 – Echi di Vita N°50 – IL PARROCO SCRIVE ALLE FAMIGLIE E AI PARROCCHIANI

Carissimi,

il tempo dell’epidemia Covid non è finito né è stato una parentesi. Ci ha parlato e ancora ci parla, anzi ci urla che non possiamo tornare alla società di ieri e alla Chiesa di prima. Dobbiamo ricostruire, anzi «costruire sognando» una nuova società e una nuova Chiesa.

La festa della Patrona è un invito a percorrere insieme i sentieri che si aprono davanti a noi e questa lettera, come ogni anno, ci sollecita ad essere tutti “complici e assetati di novità”, dopo avere condiviso, società civile e comunità cristiana, la nostra vulnerabilità. Abbiamo fatto i conti con la caducità della condizione umana e con un sottile desiderio di forti  sentimenti religiosi e di solidi valori civili.

“C’era una volta…”: sento spesso dire con rammarico e nostalgia. Ma cosa c’era ieri che oggi non c’è più?

La parrocchia c’è ancora! E’ viva e attiva grazie a chi non ci ha lasciato e a chi si è avvicinato. E’ accanto a chi soffre e non lascia sole le persone che hanno subito una perdita. E’ di conforto a chi si sente disorientato o affranto da sofferenze fisiche e fragilità morali. Con il sostegno delle famiglie che non hanno mai smesso di dare, aiuta chi ha bisogno di ricevere, chi deve fronteggiare situazioni difficili o chi semplicemente cerca vie di serenità.

La comunità civile c’è ancora! Ci siamo tutti sentiti al fronte, “in guerra”, protagonisti di una battaglia che ci ha trovati impreparati. Qualcuno ne è caduto vittima, molti sono stati feriti, tanti si sono fatti soccorritori. Tutti, comunque… in guerra. La guerra vuole nemici e spie, frontiere e trincee, armi e munizioni, inganni e menzogne, spietatezza e denaro. La comunità civile, invece, si nutre d’altro: prossimità, solidarietà, compassione, umiltà, dignità, delicatezza, tatto, ascolto, autenticità, pazienza, perseveranza…

La Madonna di Loreto ci chiama ad essere “artefici di cura” l’uno per l’altro, cura del territorio, cura del pianeta e cura di noi stessi, mettendo a frutto capacità, competenze, valori, forze fisiche e forza d’animo.

La festa della nostra Patrona, con la lampada riaccesa in chiesa e tante lampade accese sui davanzali delle nostre finestre la sera del 10 dicembre, vuole essere un balsamo per le molte ferite, una consolazione per ogni dolore, una speranza per un futuro migliore.

Siamo tutti “malati di umanità”, desiderosi di ascoltare e di essere ascoltati, di amare e di essere amati per far arrivare l’Amore là dove non c’è.

Quando potremo tornare a far visita alle persone sole o a stare accanto a chi è anziano nelle case di riposo? Quando potremo accedere di nuovo negli ospedali come volontari o fare compagnia ad un malato? Quando potremo vegliare un defunto e portare consolazione ai parenti? Quando potremo incontrare fisicamente persone che ci chiedono aiuto e alleviare il loro dolore con una carezza, un abbraccio?

Questo nostro tempo va vissuto con responsabilità, là dove il Signore ci vuole, per essere e divenire tutti “profeti di un’umanità possibile” e, se non dimenticheremo ciò che è accaduto, vivremo all’insegna di quanto nella sofferenza in noi è maturato.

Maria, la Vergine di Loreto, che come tenera Madre ci mostra il suo Figlio Gesù, ci accolga con tutti i nostri limiti e ci apra alla Grazia, dono gratuito di Dio, per una ripartenza carica di fiducia e di speranza.

Affido ciascuno di voi nella preghiera alla nostra Patrona perché ci benedica e ci protegga.

Saluto tutta la comunità, dal Signor Sindaco ad ogni singolo cittadino.

Madonna di Loreto, prega per noi!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 49

2021 – Echi di Vita N°49 – NESSUNO E’ COSI’ PICCOLO DA NON POTER ESSERE PROFETA

Luca dà inizio al racconto dell’attività pubblica di Gesù con una pagina solenne, quasi maestosa, un lungo elenco di re e sacerdoti, che improvvisamente subisce uno scarto, un dirottamento.

Un sassolino del deserto cade dentro l’ingranaggio collaudato della storia e ne muta il passo: la Parola di Dio venne su Giovanni nel deserto.

La Parola, fragile e immensa, viene come l’estasi della storia, di una storia che non basta più a se stessa; le inietta un’estasi, che è come un uscire da sé, un sollevarsi sopra le logiche di potere, un dirottarsi dai soliti binari, lontano dalle grandi capitali, via dalle regge e dai cortigiani, a perdersi nel deserto.

È il Dio che sceglie i piccoli, che fa dei poveri i principi del suo regno, cui basta un uomo solo che si lasci infiammare dalla sua Parola.

 

Chi conta nella storia?

Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel Bambino; Pilato perché l’ha condannato a morte.

Nella storia conta davvero chi comincia a pensare pensieri buoni, i pensieri di Dio. La parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto.

La parola di Dio viene ancora, è sempre in volo in cerca di uomini e donne dove porre il suo nido, di gente semplice e vera, che voglia diventare «sillaba del Verbo». Perché nessuno è così piccolo o così peccatore, nessuno conta così poco da non poter diventare profeta del Signore.

 

«Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni burrone sarà riempito, ogni monte abbassato; le vie tortuose diventeranno diritte e quelle impervie, spianate».

La voce dipinge un paesaggio aspro e difficile, che ha i tratti duri e violenti della storia: le montagne invalicabili sono quei muri che tagliano in due villaggi, case e oliveti; i burroni scoscesi sono le trincee scavate per non offrire bersaglio e per meglio uccidere; sono l’isolarsi per paura… È anche la nostra geografia interiore, una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti.

Il profeta però vede oltre, vede strade che corrono diritte e piane, burroni colmati, monti spianati.

 

Un’opera imponente e gioiosa, e a portarla a compimento sarà Colui che l’ha iniziata.

L’esito è certo, perché il profeta assicura «Ogni uomo vedrà la salvezza».

Ogni uomo?

Sì, esattamente questo: ogni uomo.

 

Dio viene e non si fermerà davanti a burroni o montagne, e neppure davanti al mio contorto cuore.

Raggiungerà ogni uomo, gli porrà la sua Parola nel grembo, potenza di parto di un mondo nuovo e felice, dove tutto ciò che è umano trovi eco nel cuore di Dio.

 

don alfredo Di Stefano

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