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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 51

2021 – Echi di Vita N°50 – IL PARROCO SCRIVE ALLE FAMIGLIE E AI PARROCCHIANI

Carissimi,

il tempo dell’epidemia Covid non è finito né è stato una parentesi. Ci ha parlato e ancora ci parla, anzi ci urla che non possiamo tornare alla società di ieri e alla Chiesa di prima. Dobbiamo ricostruire, anzi «costruire sognando» una nuova società e una nuova Chiesa.

La festa della Patrona è un invito a percorrere insieme i sentieri che si aprono davanti a noi e questa lettera, come ogni anno, ci sollecita ad essere tutti “complici e assetati di novità”, dopo avere condiviso, società civile e comunità cristiana, la nostra vulnerabilità. Abbiamo fatto i conti con la caducità della condizione umana e con un sottile desiderio di forti  sentimenti religiosi e di solidi valori civili.

“C’era una volta…”: sento spesso dire con rammarico e nostalgia. Ma cosa c’era ieri che oggi non c’è più?

La parrocchia c’è ancora! E’ viva e attiva grazie a chi non ci ha lasciato e a chi si è avvicinato. E’ accanto a chi soffre e non lascia sole le persone che hanno subito una perdita. E’ di conforto a chi si sente disorientato o affranto da sofferenze fisiche e fragilità morali. Con il sostegno delle famiglie che non hanno mai smesso di dare, aiuta chi ha bisogno di ricevere, chi deve fronteggiare situazioni difficili o chi semplicemente cerca vie di serenità.

La comunità civile c’è ancora! Ci siamo tutti sentiti al fronte, “in guerra”, protagonisti di una battaglia che ci ha trovati impreparati. Qualcuno ne è caduto vittima, molti sono stati feriti, tanti si sono fatti soccorritori. Tutti, comunque… in guerra. La guerra vuole nemici e spie, frontiere e trincee, armi e munizioni, inganni e menzogne, spietatezza e denaro. La comunità civile, invece, si nutre d’altro: prossimità, solidarietà, compassione, umiltà, dignità, delicatezza, tatto, ascolto, autenticità, pazienza, perseveranza…

La Madonna di Loreto ci chiama ad essere “artefici di cura” l’uno per l’altro, cura del territorio, cura del pianeta e cura di noi stessi, mettendo a frutto capacità, competenze, valori, forze fisiche e forza d’animo.

La festa della nostra Patrona, con la lampada riaccesa in chiesa e tante lampade accese sui davanzali delle nostre finestre la sera del 10 dicembre, vuole essere un balsamo per le molte ferite, una consolazione per ogni dolore, una speranza per un futuro migliore.

Siamo tutti “malati di umanità”, desiderosi di ascoltare e di essere ascoltati, di amare e di essere amati per far arrivare l’Amore là dove non c’è.

Quando potremo tornare a far visita alle persone sole o a stare accanto a chi è anziano nelle case di riposo? Quando potremo accedere di nuovo negli ospedali come volontari o fare compagnia ad un malato? Quando potremo vegliare un defunto e portare consolazione ai parenti? Quando potremo incontrare fisicamente persone che ci chiedono aiuto e alleviare il loro dolore con una carezza, un abbraccio?

Questo nostro tempo va vissuto con responsabilità, là dove il Signore ci vuole, per essere e divenire tutti “profeti di un’umanità possibile” e, se non dimenticheremo ciò che è accaduto, vivremo all’insegna di quanto nella sofferenza in noi è maturato.

Maria, la Vergine di Loreto, che come tenera Madre ci mostra il suo Figlio Gesù, ci accolga con tutti i nostri limiti e ci apra alla Grazia, dono gratuito di Dio, per una ripartenza carica di fiducia e di speranza.

Affido ciascuno di voi nella preghiera alla nostra Patrona perché ci benedica e ci protegga.

Saluto tutta la comunità, dal Signor Sindaco ad ogni singolo cittadino.

Madonna di Loreto, prega per noi!

don Alfredo Di Stefano

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