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2021 – Echi di Vita N°48 – QUESTO MONDO NE PORTA UN ALTRO NEL GREMBO

L’Avvento è il tempo che prepara nascite, il tempo di santa Maria nell’attesa del parto, tempo delle donne: solo le donne in attesa sanno cosa significhi davvero attendere.

Ci saranno segni nel sole, nella luna, nelle stelle e sulla terra angoscia.

Il Vangelo ci prende per mano, ci porta fuori dalla porta di casa, a guardare in alto, a percepire il cosmo pulsare attorno a noi, a sentirci parte di un’immensa vita. Che patisce, soffre, si contorce come una partoriente, ma per produrre vita. Il presente porta nascite nel grembo. Ogni giorno c’è un mondo che muore, ogni giorno c’è però un mondo che nasce.

Giorno per giorno, continuamente, adesso, Dio viene. Anche se non lo vedi, anche se non ti accorgi di lui, è in cammino su tutte le strade.

Noi pensiamo che la presenza del Signore si sia rarefatta, il Regno allontanato, che siano altri i regni emergenti.

Il Vangelo d’Avvento ci aiuta a non smarrire il cuore, a non appesantirlo di paure e delusioni: state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano.

Ci sarà sempre un momento in cui ci sentiremo col cuore pesante. Chi non ha provato scoraggiamento? Ma non dobbiamo permettergli di farsi strada di sedersi.

Il motivo è questo: fin dentro i muscoli e le ossa io so una cosa, come la sapete voi, ed è che non può esserci disperazione.

E Chi sta venendo? Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria.

Questo mondo contiene Lui! Che viene, che è qui, che cresce dentro; c’è un Liberatore, esperto di nascite, in cammino su tutte le strade.

Alzatevi, guardate in alto e lontano, perché la vostra liberazione è vicina. Uomini e donne in piedi, a testa alta, occhi alti e liberi: così vede i discepoli il Vangelo. Gente dalla vita verticale e dallo sguardo profondo.

Il Vangelo ci insegna a leggere la storia come grembo di futuro, a non fermarci all’oggi: questo mondo porta un altro mondo nel grembo. Da coltivare e custodire con combattiva tenerezza.

Un mondo più buono e più giusto, dove Dio viene, vicino e caldo come il respiro, forte come il cuore, bello come il sogno più bello.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 47

2021 – Echi di Vita N°47 – LA REGALITA’ DI CRISTO E’ PIENEZZA DI UMANO

Due uomini, Pilato e Gesù, uno di fronte all’altro. Il confronto di due poteri opposti: Pilato, circondato di legionari armati, è dipendente dalle sue paure; Gesù, libero e disarmato, dipende solo da ciò in cui crede.

Un potere si fonda sulla verità delle armi e della forza, l’altro sulla forza della verità.

Chi dei due uomini è più libero, chi è più uomo?

È libero chi dipende solo da ciò che ama. Chi la verità ha reso libero, senza maschere e senza paure, uomo regale.

Dunque tu sei re? Il mio regno però non è di questo mondo.

Gesù rilancia la differenza cristiana consegnata ai discepoli: voi siete nel mondo, ma non del mondo. I grandi della terra dominano e si impongono, tra voi non sia così.

Il suo regno è differente non perché riguardi l’al di là, ma perché propone la trasformazione di «questo mondo».

I regni della terra si combattono, i miei servi avrebbero combattuto per me: il potere di quaggiù ha l’anima della guerra, si nutre di violenza.

Invece Gesù non ha mai assoldato mercenari, non ha mai arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero.

«Metti via la spada» ha detto a Pietro, altrimenti la ragione sarà sempre del più forte, del più violento, del più crudele. Dove si fa violenza, dove si abusa, dove il potere, il denaro e l’io sono aggressivi e voraci, Gesù dice: non passa di qui il mio regno.

I servi dei re combattono per i loro signori. Nel suo regno no! Anzi è il re che si fa servitore dei suoi: non sono venuto per essere servito, ma per servire. Un re che non spezza nessuno, spezza se stesso, non versa il sangue di nessuno, versa il suo sangue, non sacrifica nessuno, sacrifica se stesso per i suoi servi.

Pilato non può capire, si limita all’affermazione di Gesù: io sono re, e ne fa il titolo della condanna, l’iscrizione derisoria da inchiodare sulla croce: questo è il re dei giudei.

Pilato poco dopo questo dialogo esce fuori con Gesù e lo presenta alla folla: ecco l’uomo.

Affacciato al balcone della piazza, al balcone dell’universo lo presenta all’umanità: ecco l’uomo! L’uomo più vero, il più autentico degli uomini. Il re. Libero come nessuno, amore come nessuno, vero come nessuno.

La regalità di Cristo non è potere ma pienezza d’umano, accrescimento di vita, intensificazione d’umanità.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 46

2021 – Echi di Vita N°46 – OGNI GIORNO UN MONDO NASCE E UNO MUORE

Un Vangelo sulla crisi e insieme sulla speranza, che non intende incutere paura, che vuole profetizzare non la fine, ma il fine, il significato del mondo.

La prima verità è che l’universo è fragile nella sua grande bellezza: in quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo.

Eppure non è questa l’ultima verità: se ogni giorno c’è un mondo che muore, ogni giorno c’è anche un mondo che nasce.

Quante volte si è spento il sole, quante volte le stelle sono cadute a grappoli dal nostro cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una malattia, la morte di una persona cara, una sconfitta nell’amore, un tradimento.

Fu necessario ripartire, un’infinita pazienza di ricominciare. Guardare oltre l’inverno, credere nell’estate che inizia con il quasi niente, una gemma su un ramo, la prima fogliolina di fico.

Gesù educa alla speranza, a intuire dentro la fragilità della storia come le doglie di un parto, come un uscire dalla notte alla luce.

Ben vengano allora certe scosse di primavera a smantellare ciò che merita di essere cancellato, anche nella istituzione ecclesiastica. E si ricostruirà, facendo leva su due punti di forza.

Il primo: quando vedrete accadere queste cose sappiate che Egli è vicino, il Signore è alle porte. La nostra forza è un Dio vicino. La nostra nave non è in ansia per la rotta, perché sente su di sé il suo Vento di vita.

Il secondo punto di forza è la nostra stessa fragilità. Per la sua fragilità l’uomo, tanto fragile da aver sempre bisogno degli altri, cerca appoggi e legami. Ed è appoggiando una fragilità sull’altra che sosteniamo il mondo.

Dio è dentro la nostra fragile ricerca di legami, viene attraverso le persone che amiamo.

Il Vangelo parla di stelle che cadono.

Ma il profeta Daniele alza lo sguardo: i saggi risplenderanno, i giusti saranno come stelle per sempre, il cielo dell’umanità non sarà mai vuoto e nero, uomini giusti e santi si accendono su tutta la terra, salgono nella casa delle luci, illuminano i passi di molti.

Sono uomini e donne assetati di giustizia, di pace, di bellezza.

E sono molti, sono come stelle nel cielo.

Illuminiamolo il nostro cielo!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 45

2021 – Echi di Vita N°45 – GLI SPICCIOLI DELLA VEDOVA E IL TESORO IN CIELO

Il Vangelo mette a confronto due magisteri: quello degli scribi, teologi e giuristi importanti, e quello di una vedova povera e sola; ci porta alla scuola di una donna senza più difese e la fa maestra di vita.

Gli scribi sono identificati per tre comportamenti: per come appaiono (passeggiano in lunghe vesti) per la ricerca dei primi posti nella vita sociale, per l’avidità con cui acquisiscono beni: divorano le case delle vedove, insaziabili e spietati.

Tre azioni descritte con i verbi che Gesù rifiuta: apparire, salire e comandare, avere. Sintomi di una malattia devastante, inguaribile, quella del narcisismo.

Gesù contrappone un Vangelo di verbi alternativi: essere, discendere, servire e donare. Lo fa portandoci in un luogo che è quanto di più estraneo al suo messaggio si possa immaginare: in faccia al tesoro del tempio; e lì, seduto come un maestro, osserva come la gente getta denaro nel tesoro: “come” non “quanto“.

Le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative.

I ricchi gettavano molte monete, Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine. Due spiccioli, un niente, ma pieno di cuore.

Gesù se n’è accorto, unico; chiama a sé i discepoli, li convoca, erano con la testa altrove, e offre la sua lettura spiazzante e liberante: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Gesù non bada alla quantità di denaro. Anzi afferma che l’evidenza della quantità è solo illusione. Conta quanto peso di vita c’è dentro, quanto cuore, quanto di lacrime, di speranza, di fede è dentro due spiccioli.

L’uomo per star bene deve dare. È la legge della vita, siamo progettati così. Questa capacità di dare, e dare come un povero non come un ricco, ha in sé qualcosa di divino! Tutto ciò che è fatto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio.

Il verbo salvifico che Gesù propone in contrapposizione al “divorare” degli scribi, è “gettare“, ripetuto sette volte nel brano, un dare generoso e senza ritorno.

Lo sa bene la vedova, l’emblema della mancanza. La sua mano getta, dona con gesto largo, sicuro, generoso, convinto, anche se ciò che ha da donare è pochissimo.

Ma non è la quantità che conta, conta sempre il cuore, conta l’investimento di vita. La fede della vedova è viva e la fa vivere, così ci auguriamo anche per noi.

don Alfredo Di Stefano

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