Il Vangelo di questa domenica ribadisce con la sua forza che Dio non produce la morte e coloro che sono stati colpiti da calamità o da tragedie non sono legati ad una vita di peccato. E’ opinione comune pensare che qualsiasi cosa accade di negativo sia espressione di una colpa: che male ho fatto per meritarmi questo castigo?
Dio non spreca la sua presenza o la sua autorità nel produrre condanne, vendette o nell’allestire tribunali. Dio è nel riflesso di ogni lacrima, nel solco di ogni dolore, nel sangue di ogni ferita. Niente è perduto, tutto è conservato e custodito, tutto è trasfigurato.
Ci chiediamo, invece: Dio dov’era? Dio asciugherà ogni lacrima. L’eternità è, infatti, raccogliere lacrime e non peccati, quest’ultimi si dissolvono coma la neve dinanzi al sole. E allora?
Ogni cosa che accade è un richiamo alla conversione perché tutto andrà in rovina se non ci convertiamo alla pace e alla giustizia, se non scegliamo l’amore al di sopra di ogni violenza e ingiustizia.
Dio agisce con grande pazienza, vedi la parabola del fico: lavorare ancora un anno perché forse porterà i
frutti. Egli è il Dio della speranza, guarda il futuro, perchè l’albero è buono, ci vorrà altro sole, altra acqua, altro lavoro. Egli è come un contadino, mi lavora, mi cura, perchè porti vita.
Siamo per questo anche noi chiamati a credere nella fecondità, che cioè ogni cosa fiorirà, credere nel frutto buono, nel sorriso che illuminerà tutti e tutto.
Convertirsi è, allora, avere questo sguardo: riconoscere, valorizzare, promuovere, i frutti presenti intorno a noi, perchè vivere è produrre frutti buoni o non è vivere!