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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 35

2022 – Echi di Vita N°35 – VIVERE COME DIO, DARE SENZA AVERE…

Sarai beato! Perché la ricompensa al dono non è il contraccambio, ma la felicità dell’altro, e la vita che attorno a te risorge.

Con le parole di Gesù entriamo in un territorio inusuale, al di là dei diritti e dei doveri, al di là della legge un po’ gretta della reciprocità, verso una sorta di divina follia, verso semi di una nuova civiltà.

Che scopo ha invitare i più poveri dei poveri? Per noi, che siamo tutti prigionieri di una vita di scopi? Noi amiamo ‘per’, preghiamo ‘per’, compiamo opere buone ‘per’… ma motivare l’amore non è amare; avere una ragione per donare non è dono puro, avere una motivazione per pregare non è preghiera perfetta.

Quando offri un pranzo (ed è già cosa grande essere capaci di offrire), non invitare né amici, né fratelli, né parenti, né vicini ricchi: belli questi quattro gradini del cuore in festa, quattro segmenti del cerchio caldo degli affetti, della gioiosa geografia del cuore; non invitarli, perché poi anche loro ti inviteranno e il cerchio si chiude nell’eterna illusione del pareggio tra dare e avere, e allora è la storia che si chiude e si chiudono le brecce per ulteriore vita.

Quando offri un pranzo invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. Ecco di nuovo quattro gradini, quelli che ti portano oltre il cerchio del sangue, oltre il piacere della reciprocità, aprono l’impensato e le brecce per una storia ulteriore. Invita questi strani commensali, e non perché tu ne hai bisogno (bisogno di amici, di gratitudine, di sentirti buono) ma perché loro ne hanno bisogno.

Sarà forse un pranzo un po’ triste per te? Ma per loro sarà un pranzo felice.

E tu sarai beato. Perché la gioia più grande è quella che da te defluisce e che riattingi, moltiplicata, dal volto dell’altro.

E sarai beato, perché agisci come agisce Dio, perché vivere è dare. La felicità ha a che fare con il dono e non può mai essere solitaria.

E sarai beato, perché c’è più felicità nel dare che nel ricevere. Questo è il divino vangelo, vangelo da Dio e non da uomini, che mette a soqquadro la logica del tornaconto, e tutta la storia non lo può contenere, e l’uomo intero non basta.

E mi dà gioia pensare che il Signore mi invita su queste strade un po’ folli, ma così libere, certo che nessun sistema sociale può contenere ed esaurire la forza giovane del Vangelo, che il Regno crescerà in ogni sistema come una falla di luce.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 34

2022 – Echi di Vita N°34 – QUELLA PORTA “STRETTA” PER APRIRCI ALL’ESSENZIALE…

Gesù è in cammino verso la città dove muoiono i profeti. Lungo la strada, un tale gli pone una domanda circa la salvezza: di Gerusalemme e di tutti. E Gesù risponde con altrettanta cura: salvezza sarà, ma non sarà facile. E ricorre all’immagine della porta stretta. Un aggettivo che ci inquieta, perché «stretta» evoca per noi fatiche e difficoltà.

Ma il Vangelo è portatore di belle notizie: la porta è stretta, cioè piccola, come lo sono i piccoli e i bambini e i poveri che saranno i principi del Regno di Dio; è stretta ma a misura d’uomo, di un uomo nudo ed essenziale, che ha lasciato giù tutto ciò di cui si gonfia: ruoli, portafogli, elenco dei meriti, bagagli inutili, il superfluo.

 

La porta è stretta, ma è aperta.

L’insegnamento è chiaro: fatti piccolo, e la porta si farà grande.

Quando il padrone di casa chiuderà la porta, voi busserete: Signore, aprici.

E lui: non so di dove siete, non vi conosco. Avete false credenziali. Quelli che si accalcano per entrare si vantano di cose che contano poco: abbiamo mangiato e bevuto con te, eravamo in piazza ad ascoltarti. Ma questo può essere solo un alibi di comodo.

 

Abbiamo mangiato in tua presenza… Non basta mangiare il pane che è Gesù, spezzato per noi, bisogna farsi pane, spezzato per la fame d’altri.

Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia. Non vi conosco. Il riconoscimento sta nella giustizia fattiva.

Dio non ti riconosce per formule, riti o simboli religiosi, ma perché hai mani di giustizia. Ti riconosce non perché fai delle cose per lui, ma perché con lui e come lui fai delle cose per i piccoli e i poveri.

 

Non so di dove siete: il vostro modo di vedere è lontanissimo dal mio, voi venite da un mondo diverso rispetto al mio, da un altro pianeta. Infatti, quelli che bussano alla porta chiusa hanno compiuto, sì, azioni per Dio, ma nessun gesto di giustizia per i fratelli.

 

La conclusione della piccola parabola è piena di sorprese: la sala è piena, oltre quella porta Gesù immagina una festa multicolore: verranno da oriente e occidente, dal nord e dal sud del mondo e siederanno a mensa.

Viene sfatata l’idea della porta stretta come porta per pochi, solo per i più bravi.

Tutti possono passare, per la misericordia di Dio. Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del regno, arrivati ultimi e per lui considerati primi.

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 33

2022 – Echi di Vita N°33 – CHIAMATI A CUSTODIRE IL BRUCIORE DEL FUOCO

Fuoco e divisione sono venuto a portare.

Vangelo, duro e pensoso. Testi scritti sotto il fuoco della prima violenta persecuzione contro i cristiani, quando i discepoli di Gesù si trovano di colpo scomunicati dall’istituzione giudaica e, come tali, passibili di prigione e morte. Un colpo terribile per le prime comunità di Palestina, dove erano tutti ebrei, dove le famiglie cominciano a spaccarsi attorno al fuoco e alla spada, allo scandalo della croce di Cristo.

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra.

Il fuoco è simbolo altissimo, è la memoria nel racconto dell’Esodo della sua presenza: fiamma che arde e non consuma al Sinai; bruciore del cuore come per i discepoli di Emmaus; fuoco ardente dentro le ossa per il profeta Geremia; lingue di fuoco a Pentecoste; sigillo finale del Cantico dei Cantici: le sue vampe sono vampe di fuoco, una scheggia di Dio infuocata è l’amore.

Pensate che io sia venuto a portare la pace?

No, vi dico, ma divisione. La pace non è neutralità, mediocrità, equilibrio tra bene e male. Forse il punto più difficile e profondo della promessa messianica di pace: essa non verrà come pienezza improvvisa, ma come lotta e conquista.

Gesù per primo è stato con tutta la sua vita segno di contraddizione, “per la caduta e la risurrezione di molti”. Conosceva, come i profeti antichi, la misteriosa beatitudine degli oppositori, di chi si oppone a tutto ciò che fa male alla storia e ai figli di Dio. La sua predicazione non metteva in pace la coscienza di nessuno, la scuoteva dalle false paci apparenti, frantumate da un modo più vero di intendere la vita.

La scelta di chi perdona, di chi non si attacca al denaro, di chi non vuole dominare ma servire, di chi non vuole vendicarsi, di chi apre le braccia e la casa, diventa precisamente, inevitabilmente, divisione, guerra, urto con chi pensa a vendicarsi, a salire e dominare, con chi pensa che vita vera sia solo quella di colui che vince.

Come Gesù, così anche noi siamo inviati a usare la nostra intelligenza non per venerare il tepore della cenere, ma per custodire il bruciore del fuoco, siamo una manciata, un pugno di calore e di luce gettati in faccia alla terra, non per abbagliare, ma per illuminare e riscaldare quella porzione di mondo che è affidata alle nostre cure.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 32

2022 – Echi di Vita N°32 – Dio è al servizio della nostra felicità

Nell’ora che non immaginate viene il figlio dell’uomo. Viene, ma non come una minaccia o un rendiconto che incombe. Viene ogni giorno ed ogni notte e cerca un cuore attento.

La parabola del signore e dei servi è scandita in tre momenti.

 

Tutto prende avvio per l’assenza del signore, che se ne va e affida la casa ai suoi servi. Così Dio ha consegnato a noi il creato, come in principio l’Eden ad Adamo. Ci ha affidato la casa grande che è il mondo, perché ne siamo custodi con tutte le sue creature. E se ne va.

Dio, il grande assente, che crea e poi si ritira dalla sua creazione. La sua assenza ci pesa, eppure è la garanzia della nostra libertà.

Se Dio fosse qui visibile, inevitabile, incombente, chi si muoverebbe più? Un Dio che si impone sarà anche obbedito, ma non sarà amato da liberi figli.

 

Secondo momento: nella notte i servi vegliano e attendono il padrone; hanno cinti i fianchi, cioè sono pronti ad accoglierlo, a essere interamente per lui. Hanno le lucerne accese, perché è notte.

Anche quando è notte, quando le ombre si mettono in via; quando la fatica è tanta, quando la disperazione fa pressione alla porta del cuore, non mollare, continua a lavorare con amore e attenzione per la tua famiglia, la tua comunità, il tuo Paese, la madre terra. Con quel poco che hai, come puoi, meglio che puoi.

Vale molto di più accendere una piccola lampada nella notte che imprecare contro tutto il buio che ci circonda.

 

Perché poi arriva il terzo momento.

E se tornando il padrone li troverà svegli, beati quei servi. In verità vi dico, -quando dice così, assicura qualcosa di importante- li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

È il capovolgimento dell’idea di padrone: il punto commovente, sublime di questo racconto, il momento straordinario, quando accade l’impensabile: il signore si mette a fare il servo! Dio viene e si pone a servizio della mia felicità!

 

Gesù ribadisce due volte, perché si imprima bene, l’atteggiamento sorprendente del signore: e passerà a servirli.

È l’immagine clamorosa che solo Gesù ha osato, di Dio nostro servitore, che solo lui ha mostrato cingendo un asciugamano. Allora non chiamiamolo più padrone, mai più, il Dio di Gesù Cristo, chino davanti a noi, le mani colme di doni.

 

Questo Dio è il solo che io servirò, tutti i giorni e tutte le notti della mia vita. Il solo che servirò perché è il solo che si è fatto mio servitore.

don Alfredo Di STefano

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