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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 26

2022 – Echi di Vita N°26 – GUARDARE AVANTI PER VIVERE IN PIENEZZA…

Vuoi che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? La reazione di Giacomo e Giovanni al rifiuto dei Samaritani segue la logica comune: farla pagare, occhio per occhio.

Gesù si voltò, li rimproverò e si avviò verso un altro villaggio. Nella concisione di queste parole si staglia la grandezza di Gesù. Che difende chi non la pensa come lui, che capovolge la logica della storia, quella che dice: i nemici si combattono e si eliminano. Gesù invece intende eliminare il concetto stesso di nemico.

E si avviò verso un altro villaggio.

Il Signore inventore di strade: c’è sempre un nuovo villaggio con altri malati da guarire, altri cuori da fasciare; c’è sempre un’altra casa dove annunciare pace.

Non ha bisogno di mezzi forti o di segni prodigiosi, non cova risentimenti. E il Vangelo diventa viaggio, via da percorrere, spazio aperto. E invita il nostro cristianesimo a diventare così, a continui passaggi, a esodi, a percorsi.

Come accade anche ai tre nuovi discepoli che entrano in scena nella seconda parte del Vangelo. Ad essi, che ci rappresentano tutti, dice: Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove posare il capo.

Eppure non era esattamente così. Gesù aveva cento case di amici e amiche felici di accoglierlo a condividere pane e sogni.

Con la metafora delle volpi e degli uccelli Gesù traccia il ritratto della sua esistenza minacciata dal potere religioso e politico, sottoposta a rischio, senza sicurezza. Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido non potrà essere suo discepolo.

Noi siamo abituati a sentire la fede come conforto e sostegno, pane buono che nutre, e gioia. Ma questo Vangelo ci mostra che la fede è anche altro: un progetto che non assicura una esistenza tranquilla, ma offre la gioiosa fa­tica di aprire strade nuove, il rischio di essere rifiutati e perfino perseguitati. Perché si oppone e smonta il presente, quando le sue logiche sanno di superficialità, di violenza, di inganno, per seminarvi il futuro.

Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Una frase durissima che non contesta gli affetti umani, ma si chiarisce con ciò che segue: Tu va e annunzia il Regno di Dio. Tu fa cose nuove.

Se ti fermi all’esistente, al già visto, al già pensato, non vivi in pienezza.

Noi abbiamo bisogno di freschezza e il Signore ha bisogno di gente viva. Di gente che, come chi ha posto mano all’aratro, non guardi indietro a sbagli, incoerenze, fallimenti, ma avanti, ai grandi campi della vita, che gli appartengono, a un Dio che viene dall’avvenire.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 25

2022 – Echi di Vita N°25 – IL MIRACOLO DEL PANE CONDIVISO AMARE SIGNIFICARE DARE

Festa della vita donata, del Corpo e del Sangue dati a noi: partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo.

Dio è in noi: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore e diventiamo una cosa sola. Gesù parlava alle folle del Regno e guariva quanti avevano bisogno di cure.

Parlava del Regno, annunciava la buona notizia che Dio è vicino, con amore. E guariva. Il Vangelo trabocca di miracoli. Gesù tocca la carne dei poveri, ed ecco la carne guarita.

I cinquemila si incantano davanti a questo sogno, e devono intervenire i Dodici: Mandali via, tra poco è buio, e siamo in un luogo deserto. Si preoccupano della gente, ma adottano la soluzione più meschina: Mandali via. Gesù non ha mai mandato via nessuno.

Il primo passo verso il miracolo, condivisione piuttosto che moltiplicazione, è una improvvisa inversione che Gesù imprime alla direzione del racconto: Date loro voi stessi da mangiare.

Un verbo semplice, asciutto, pratico: date.

Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, fattivo, di mani: dare.

 

Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici.

Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani, un pane per ogni mille persone: è poco, quasi niente.

Ma la sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso, che passa di mano in mano, diventa sufficiente; che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, voracemente, il proprio pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che hai: due pesci, il bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo e un po’ di cuore.

La vita vive di vita donata.

Tutti mangiarono a sazietà. Quel ‘tutti’ è importante. Sono bambini, donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, nessuno escluso. Nessuno escluso.

Pura grazia.

È volontà di Dio che la Chiesa sia così: capace di insegnare, guarire, dare, saziare, accogliere senza escludere nessuno, capace come gli apostoli di accettare la sfida di mettere in comune quello che ha, di mettere in gioco i suoi beni.

Se facessimo così ci accorgeremmo che il miracolo è già accaduto, è in una prodigiosa moltiplicazione: non del pane, ma del cuore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 24

2022 – Echi di Vita N°24 – CIO’ CHE E’ DEL PADRE E’ ANCHE NOSTRO…

La Trinità si delinea in filigrana, nel Vangelo di oggi, non come fosse un dogma astratto ma come un accadimento di vita, una azione che ci coinvolge.

Lo Spirito mi glorificherà: prenderà del mio e ve lo annuncerà. La gloria per Gesù, ciò di cui si vanta, la pienezza della sua missione consiste in questo: che tutto ciò che è suo sia anche nostro.

 Dio gode nel mettere in comune. Ciò per cui Cristo è venuto: trasmettere se stesso e far nascere in noi tutti un Cristo iniziale e incompiuto, un germe divino incamminato.

 

Tutto quello che il Padre possiede è mio.

Il segreto della Trinità è una circolazione di doni dentro cui è preso e compreso anche l’uomo; non un circuito chiuso, ma un flusso aperto che riversa amore, verità, intelligenza fuori di sé, oltre sé. Una casa aperta a tutti gli amici di Gesù. La gloria di Gesù diventa la nostra: noi siamo glorificati, cioè diamo gioia a Dio e ne ricaviamo per noi godimento e pienezza, quando facciamo circolare le cose belle, buone e vere, le idee, le ricchezze, i sorrisi, l’amore, la creatività, la pace…

 

Nel dogma della Trinità c’è un sogno per l’umanità. Se Dio è Dio solo in questa comunione di doni, allora anche l’uomo sarà uomo solo nella comunione. E questo contrasta con i modelli del mondo, dove ci sono tante vene strozzate che ostruiscono la circolazione della vita, e vene troppo gonfie dove la vita ristagna e provoca necrosi ai tessuti.

Ci sono capitali accumulati che sottraggono vita ad altre vite; intelligenze cui non è permesso di fiorire e portare il loro contributo all’evoluzione dell’umanità.

È l’economia della vita, che si ammala se si ferma, che si spegne se non si dona. Come nel racconto della ospitalità di Abramo, alla querce di Mambre: arriva uno sconosciuto all’accampamento e Abramo con dolce insistenza lo forza a fermarsi e a mettersi a tavola.

All’inizio è uno solo, poi senza spiegazione apparente, i personaggi sono tre.

 

E noi vorremmo capire se è Dio o se sono solo dei viandanti. Vorremmo distinguere ciò che non va distinto.

Perché quando accogli un viandante, tu accogli un angelo, l’ha detto Gesù: ero straniero e mi avete accolto.

 

L’ospitalità di Abramo al Dio Viandante, Uno e Tre, ha un premio: la fecondità di Sara che sarà madre.

Forse qui c’è lo scintillio di un rimedio per la nostra epoca che sta appassendo come il grembo di Sara: riprendiamo anche noi il senso dell’ accoglienza e ci sarà vita nella tenda, vita nella casa, pace nelle città.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 23

2022 – Echi di Vita N°23 – RIMANERE, INSEGNARE, RICORDARE…

Il Padre vi darà un altro ‘Paràclito’: nome che significa ‘Colui che è chiamato accanto’, ‘Uno accanto a noi’, a nostro favore, non ‘contro’ di noi.

Perché quando anche il cuore ci accusi, ci sia qualcuno più grande del nostro cuore: nostro Difensore.

Perché quando siamo sterili e tristi, sia accanto come vento che porta pollini di primavera, come fuoco che illumina la notte: Creatore e Consolatore.

Perché quando siamo soli, di solitudine nemica, sia colui che riempie la casa, il Dio vicino, che avvolge, penetra, fa volare ad altezze nuove i pensieri, dà slancio a gesti e parole, sulla misura di quelli di Cristo.

 

Rimarrà con voi per sempre, vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Tre verbi pieni di bellissimi significati profetici: «rimanere, insegnare e ricordare». Che rimanga con voi, per sempre.

Lo Spirito è già qui, ha riempito la casa. Se anche io non sono con Lui, Lui rimane con me. Se anche lo dimenticassi, Lui non mi dimenticherà. Nessuno è solo, in nessuno dei giorni.

 

Vi insegnerà ogni cosa: lo Spirito ama insegnare, accompagnare oltre verso paesaggi inesplorati, dentro pensieri e conoscenze nuovi; sospingere avanti e insieme: con lui la verità diventa comunitaria, non individuale.

 

Vi ricorderà tutto: vi riporterà al cuore gesti e parole di Gesù, di quando passava e guariva la vita e diceva parole di cui non si vedeva il fondo.

Pentecoste è una festa rivoluzionaria di cui non abbiamo ancora colto appieno la portata. Il racconto degli Atti degli Apostoli lo sottolinea con annotazioni precise: venne dal cielo d’improvviso un vento impetuoso e riempì tutta la casa.

La casa dove gli amici erano insieme.

Lo Spirito non si lascia sequestrare in luoghi particolari che noi diciamo riservati alle cose del sacro. Qui sacra diventa la casa. La mia, la tua, tutte le case sono ora il cielo di Dio.

Venne d’improvviso, e i discepoli sono colti di sorpresa, non erano preparati, non era programmato.

 

Apparvero lingue di fuoco che si posavano su ciascuno. Su ciascuno, su ciascuno di noi. Nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Tocca ogni vita, è creatore e vuole creatori; è fuoco e vuole per la sua Chiesa coscienze accese e non intorpidite o acquiescenti.

Lo Spirito porta in dono un sapore di totalità, di pienezza, di completezza che Gesù sottolinea per tre volte: insegnerà ogni cosa, ricorderà tutto, rimarrà per sempre.  E la liturgia fa eco: del tuo Spirito Signore è piena la terra.

In Lui l’uomo, e il cosmo, ritrovano la loro pienezza.

don Alfredo Di Stefano

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