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In poche parole le attività della nostra Parrocchia

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 028

2024 – Echi di Vita N°28 – GESU’, PROFETA STRANIERO IN PATRIA

Il Crocifisso invita tutti noi ad accogliere la doppia direzione che esso ci indica. La direzione verticale del rapporto con Dio che è la preghiera: come l’asta verticale della croce, questa deve essere ben piantata per terra per sorregge tutta la struttura.

La preghiera cristiana non è un’esperienza emozionale, un vago movimento del cuore, un sentimento intimo,  ma è una relazione stabile e concreta con Dio Padre, attraverso Gesù, nella potenza dello Spirito santo. È una relazione che ci fa stare con i piedi ben piantati per terra, nella storia, nella nostra situazione.

Solo la preghiera, ben piantata per terra, potrà sostenere la seconda direzione indicata, dell’asta orizzontale che è l’amore fraterno.

Non c’è autentica vita cristiana che non sia “braccia allargate” verso tutta l’umanità, soprattutto quella fragile, sofferente ed emarginata.

Solo se saremo uomini di preghiera, potremo vivere quella con-fraternità che abbiamo scelto come stile di vita.

Questo vale per tutti noi: la preghiera è il fondamento dell’accoglienza, della condivisione, del prendersi cura; è il fondamento del matrimonio cristiano, del servizio ministeriale e di qualsiasi azione, anche quella politica; la preghiera è il fondamento della vita cristiana autentica, che è farsi carico degli altri.

Ecco perché siamo attratti da un uomo crocifisso. Egli non si sottrae alla cattiveria, all’ingiustizia, al dolore e nemmeno alla morte, anzi la abita. Dio non ti lascia solo: prima di te si consegna, attraversa la morte per trasformarla con l’Amore.

Ecco perché siamo attratti dal Crocifisso, perché solo qui possiamo fare una autentica esperienza di Dio. La conoscenza del vero Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, misericordioso e pieno di amore e di bontà, passa per la conoscenza del volto del Crocifisso.

Questa la strada che ci indica il Crocifisso: la strada dell’Amore.

È questa decisione di Dio che deve diventare anche la nostra decisione e che testimonieremo camminando dietro al Crocifisso per le vie della nostra Città.

Fa’, o Signore, che la potenza impotente della Croce ci mostri, ancora una volta e sempre, la via della Pace.

don Alfredo di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 027

2024 – Echi di Vita N°27 – GESU’, PROFETA STRANIERO IN PATRIA

Molti ascoltandolo rimanevano stupiti.

La prima bella caratteristica del Gesù storico: non lascia indifferente nessun ascoltatore, dove lui passa fiorisce lo stupore. E molte domande: Marco ne registra cinque -il numero classico degli interrogativi in serie di cui trabocca la Bibbia-. Da dove gli vengono queste cose? Da dove questo amore straniero alla terra, queste parole aliene che qui sono in esilio?

Il profeta è straniero in patria perché le sue parole vengono da un mondo altro.

Allora si apre il conflitto tra Nazaret e questo ‘altrove’, tra il quotidiano e l’oltre. A Nazaret tutto dice: hai qui il tuo clan, una madre, fratelli e sorelle; questo è il mondo, non ce n’è un altro. Hai un lavoro, la sinagoga e il Libro, questo basta a dare senso alla vita. Cosa vai cercando?

E invece il giovane rabbi spiazzava figli e genitori, lavoratori e contabili: amate i vostri nemici; lascia i morti seppellire i loro morti, tu vieni e seguimi; felici i poveri, sono i principi del Regno; guardate i fiori del campo e non preoccupatevi; guai a voi farisei che imponete agli altri pesi che non toccate con un dito; se non diventerete come bambini…

Come gli abitanti di Nazaret, anche noi siamo una generazione che ha sprecato i suoi profeti, ha dissipato i suoi uomini di Dio. Come loro livelliamo tutto verso il basso: è solo un falegname, è il fratello di Ioses, lo conosco bene, conosco i suoi difetti uno per uno. Di un uomo cogliamo solo la linea d’ombra, e così ci precludiamo lo splendore di epifania del quotidiano, l’eterno che si insinua nell’istante e nella creatura.

Salviamo almeno lo stupore!

Il brano si chiude con la sorpresa di Gesù, la meraviglia dolente dell’amante respinto che però continua ad amare, a inventare gesti, anche minimi, per dire che di noi non è stanco. E lì non poteva compiere nessun prodigio, dice Marco; ma subito si corregge: solo impose le mani a pochi malati e li guarì.

L’amore respinto continua ad amare, il Dio rifiutato si fa ancora guarigione. L’amore non è stanco, è solo stupìto; ma non nutre rancori. Già lo aveva capito Ezechiele, profeta di profezie respinte: ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta è in mezzo a loro.

Dio ha deciso di farsi compagnia del suo popolo, ha deciso di essere nel quotidiano di ciascuno, oggi come in esilio e un giorno, forse già domani, come stupore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 026

2024 – Echi di Vita N°26 – GESU’, IL SIGNORE DELLA VITA PORTA SALVEZZA NEI CUORI

Gesù cammina verso la casa dove una bambina è morta.

Gesù incontra il padre, Giairo e gli cammina vicino, offre un cuore perché possa appoggiarvi il suo dolore: «Non temere, soltanto continua ad aver fede». Ma come è possibile non temere quando la morte è entrata in casa mia, e si è portata via il mio sole? Secondo Gesù il contrario della paura non è il coraggio, da scovare a fatica nel fondo dell’animo, ma la fede: Tu continua ad aver fede. Anche se dubiti, anche se la tua fede non ha nulla di eroico, lascia che la sua Parola riprenda a mormorare in cuore.

Aver fede: che cosa significa? La fede è un atto umanissimo, vitale, che tende alla vita e si oppone all’abbandono e alla morte. È aderire: come un bambino aderisce al petto della madre, così io aderisco al Signore, ho fiducia nella madre mia, un bambino appena svezzato è il mio cuore.

Giunsero alla casa e vide trambusto e gente che piangeva.

Entrato, disse loro: «Perché piangete? Non è morta questa bambina, ma dorme». Dorme, come tutti i nostri che ci hanno preceduto e che sono in attesa del risveglio. Dormono, come una parentesi tra questo sole e il sole di domani, e per Dio l’ultimo risveglio è sulla vita.

Lo deridono, allora, con quella stessa derisione con cui dicono anche a noi: tu credi nella vita dopo la morte? Ti inganni, ti sbagli, sei un illuso, non c’è niente dopo la morte.

Gesù cacciati fuori tutti, prende con sé il padre e la madre, ricompone il cerchio vitale degli affetti, il cerchio dell’amore che fa vivere. Poi prende per mano la bambina. Non era lecito per la legge toccare un morto, ma Gesù profuma di libertà. E ci insegna che bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare. La prende per mano.

Chi è Gesù? Una mano che ti prende per mano. La sua mano nella mia mano.

E le disse: «Talità kum. Bambina, alzati». Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può risollevarsi: alzati. E lei si alza e si mette a camminare. A ciascuno di noi, qualunque sia la porzione di dolore che portiamo dentro, qualunque sia la porzione di morte, il Signore ripete: Talità kum.

In ognuno di noi c’è una vita che è giovane sempre: allora, risorgi, riprendi la fede, la lotta, il sogno.

Su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni uomo, su ogni donna ripete la benedizione di quelle antiche parole: Talità kum, giovane vita, dico a te, alzati, rivivi, risplendi. Tu porti salvezza, amore, pace, libertà.

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 025

2024 – Echi di Vita N°25 – DIO NON INTERVIENE AL POSTO MIO, MA CON ME

Una notte di tempesta e di paura sul lago, e Gesù dorme.

Anche il nostro mondo è in piena tempesta, geme di dolore con le vene aperte, e Dio sembra dormire. Nessuna esistenza sfugge all’assurdo e alla sofferenza, e Dio non parla, rimane muto.

È nella notte che nascono le grandi domande:

Non ti importa niente di noi? Perché dormi? Destati e vieni in aiuto!

I Salmi traboccano di questo grido, riempie la bocca di Giobbe, lo ripetono profeti e apostoli. Poche cose sono bibliche come questo grido a contestare il silenzio di Dio, poche esperienze sono umane come questa paura di morire o di vivere nell’abbandono.

 

Perché avete così tanta paura?

Dio non è altrove e non dorme. È già qui, sta nelle braccia degli uomini, forti sui remi; sta nella presa sicura del timoniere; è nelle mani che svuotano l’acqua che allaga la barca; negli occhi che scrutano la riva, nell’ansia che anticipa la luce dell’aurora.

Dio è presente, ma a modo suo; vuole salvarmi, ma lo fa’ chiedendomi di mettere in campo tutte le mie capacità, tutta la forza del cuore e dell’intelligenza. Non interviene al posto mio, ma insieme a me; non mi esenta dalla traversata, ma mi accompagna nell’oscurità. Non mi custodisce dalla paura, ma nella paura. Così come non ha salvato Gesù dalla croce, ma nella croce.

L’intera nostra esistenza può essere descritta come una traversata pericolosa, un passare all’altra riva, quella della vita adulta, responsabile, buona.

Una traversata è iniziare un matrimonio; una traversata è il futuro che si apre davanti al bambino; una traversata burrascosa è tentare di ricomporre lacerazioni, ritrovare persone, vincere paure, accogliere poveri e stranieri.

C’è tanta paura lungo la traversata, paura anche legittima. Ma le barche non sono state costruite per restare ormeggiate al sicuro nei porti.

Vorrei che il Signore gridasse subito all’uragano: Taci; e alle onde: Calmatevi; e alla mia angoscia ripetesse: è finita.

Vorrei essere esentato dalla lotta, invece Dio risponde chiamandomi alla perseveranza, moltiplicandomi le energie; la sua risposta è tanta forza quanta ne serve per il primo colpo di remo. E ad ogni colpo lui la rinnoverà.

 

Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore.

       E sono qui.

       A farmi argine e confine alla tua paura.

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 024

2024 – Echi di Vita N°24 – LA PIENEZZA DEL REGNO E LA GIOIA DEL RACCOLTO

Due piccole parabole: storie di terra che Gesù fa diventare storie di Dio. Con parole che sanno di casa, di orto, di campo, ci porta alla scuola dei semi e di madre terra, cancella la distanza tra Dio e la vita. Siamo convocati davanti al mistero del germoglio e delle cose che nascono per capire il mistero di Dio.

Nel Vangelo, la puntina verde di un germoglio di grano e un minuscolo semino diventano personaggi di un annuncio, una rivelazione del divino. La terra e il Regno sono un appello allo stupore, a un sentimento lungo che diventa atteggiamento di vita.

È commovente e affascinante leggere il mondo con lo sguardo di Gesù, a partire non da un cedro gigante sulla cima del monte, ma dall’orto di casa. Leggero e liberatorio leggere il Regno dei cieli dal basso, da dove il germoglio che spunta guarda il mondo, raso terra.

Il terreno produce da sé, che tu dorma o vegli: le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese, non dipendono da noi, non le devi forzare. Perché Dio è all’opera, e tutto il mondo è un grembo, un fiume di vita che scorre verso la pienezza. Il granellino di senape è incamminato verso la grande pianta futura che non ha altro scopo che quello di essere utile ad altri viventi, fosse anche solo agli uccelli del cielo.

È nella natura della natura di essere dono: accogliere, offrire riparo, frescura, cibo, ristoro. È nella natura di Dio e anche dell’uomo. Dio agisce non per sottrazione, mai, ma sempre per addizione, aggiunta, intensificazione, incremento di vita: c’è come una dinamica di crescita insediata al centro della vita.

La incrollabile fiducia del Creatore nei piccoli segni di vita ci chiama a prendere sul serio l’economia della piccolezza e ci porta a guardare il mondo, e le nostre ferite, in altro modo. A cercare i re di domani tra gli scartati e i poveri di oggi, a prendere molto sul serio i giovani e i bambini, ad aver cura dell’anello debole della catena sociale, a trovare meriti là dove l’economia della grandezza sa vedere solo demeriti.

Splendida visione di Gesù sul mondo, sulla persona, sulla terra: il mondo è un immenso parto, dove tutto è in cammino, con il suo ritmo misterioso, verso la pienezza del Regno. Verso la fioritura della vita, Il Regno è presentato come un contrasto, non uno scontro, bensì un contrasto di crescita, di vita. Una dinamica che si insedia al centro della vita, verso la pienezza e la fecondità. Il Vangelo sogna mietiture fiduciose, frutto pronto, pane sulla tavola. Positività. Gioia del raccolto. Che sia così la nostra estate!

don Alfredo Di Stefano

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