ECHI DI VITA

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In poche parole le attività della nostra Parrocchia

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 9

2024 – Echi di Vita N°09 – OGNI VITA E’ UN TEMPIO, CASA DIO

Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete.

La cosa che più mi colpisce e commuove in Gesù è vedere che in lui c’erano insieme la tenerezza, la dolcezza di una donna innamorata e la determinazione, la forza, il coraggio di un eroe sul campo di battaglia.

All’avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore. A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede!

Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio, perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo.

Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita!

Non immiserirla alle leggi dell’economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento. La triste evidenza che oggi determina il bene e il male, la nuova etica sostiene: più denaro è bene, meno denaro è male.

Non fare mercato del cuore!

Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l’uomo.

Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.

I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò.

Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt’altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello.

Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce, il suo amore, la sua pace.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 8

2024 – Echi di Vita N°08 – COSI’ IL SIGNORE HA SOGNATO IL VOLTO DELL’UOMO

Dalle tentazioni nel deserto alla trasfigurazione. Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. In noi che siamo, assicura Gesù, luce del mondo.

Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce e reincantare la bellezza della vita.

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.

E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne.

L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un “che bello!” gridato a pieno cuore. Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro.

Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo. Dio vi ha messo mano e non si tirerà indietro.

Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell’onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell’uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio.

Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell’uomo, è «il presente del nostro futuro» (come Tommaso d’Aquino chiama la speranza).

Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui».

Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltate Lui.

Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l’ascolto della Parola.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 7

2024 – Echi di Vita N°07 – DAI SASSI EMERGE LA VITA…

Nel giardino di pietre che è il deserto, nuovo spettrale giardino dell’Eden, Gesù vince il vecchio e ci aiuta a seminare occhi nuovi sulla vita.

Il deserto e il regno, la sterilità e la fioritura, la morte e la vita: i versetti di Marco dipingono nella prima pagina del suo vangelo i paesaggi del cuore dell’uomo.

Gesù inizia dal deserto: dalla sete, dalla solitudine, dall’angoscia delle interminabili notti. Sceglie di entrare da subito nel paesaggio della nostra fatica di vivere. Ci sta quaranta giorni, un tempo lungo e simbolico. In questo luogo di morte Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte.

Il Messia è tentato di tradire la sua missione per l’uomo: preferire il suo successo personale alla mia guarigione. Resiste, e in quei quaranta giorni la pietraia intorno a lui si popola.

Dai sassi emerge la vita. Una fioritura di creature selvatiche, sbucate da chissà dove, e presenze lucenti di angeli a rischiarare le notti. Da quando Gesù lo ha abitato, non c’è più deserto che non sia benedetto da Dio.

All’inizio di Quaresima, come ai tornanti della vita, queste parole non sono una ingiunzione, ma una promessa. Perché ciò che converte il cuore dell’uomo è sempre una promessa di più gioia, un sogno di più vita. Che Gesù racchiude dentro la primavera di una parola nuova, la parola generatrice di tutto il suo messaggio: il regno di Dio è vicino.

Gesù non viene per denunciare, ma per annunciare, viene come il messaggero di una novità straordinariamente promettente. Il suo annuncio è un ‘sì’, e non un ‘no': è possibile per tutti vivere meglio, vivere una vita buona bella beata come la sua.

Per raggiungerla non basta lo sforzo, devi prima conoscere la bellezza di ciò che sta succedendo, la grandezza di un dono che viene da fuori di noi.

E questo dono è Dio stesso, che è vicino, che è dentro di te, mite e possente energia, dentro il mondo come seme in grembo di donna. E il suo scopo è farti diventare il meglio di ciò che puoi diventare.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 6

2024 – Echi di Vita N°06 – DIO E’ GUARIGIONE CONTRO OGNI NOSTRO MALE

Un lebbroso. Il più malato dei malati, di malattia non soltanto fisica, un rifiuto della società.

E Gesù invece si avvicina, si oppone alla cultura dello scarto, accoglie e tocca il lebbroso, l’ultimo della fila. Tocca l’intoccabile. Ama l’inamabile: per la legge mosaica quell’uomo era castigato da Dio per i suoi peccati, un rifiutato dal cielo.

Il lebbroso non ha nome né volto, perché è ogni uomo.

A nome di ciascuno geme, dalla sua bocca velata, una espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace dice: «Se vuoi».

E intuisco Gesù felice di questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di ogni figlio della terra il lebbroso chiede: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata? Che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici, una pedagogia di sofferenze per provare la nostra pazienza, o vuole figli guariti?

E Gesù felice di poter rivelare Dio, di poter dire una parola ultima e immensa sul cuore di Dio risponde: «Lo voglio: guarisci!».

Ripetiamocelo, con emozione, con pace, con forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti.

È un Dio che fa grazia, che risana la vita, a cui importa la mia felicità prima e più della mia fedeltà.

Il lebbroso guarito, disobbedendo a Gesù, si mise a proclamare e a divulgare il fatto. Ha ricevuto e ora dona, attraverso gesti e parole e carne di primavera, la sua esperienza felice di Dio.

L’immondo diviene fonte di stupore, il rifiutato è trasformato dall’accoglienza.

Ciò che è scritto qui non è una fiaba, funziona davvero, funziona così. Persone piene di Gesù oggi riescono a fare le stesse cose di Gesù. Pieni di Gesù fanno miracoli. Sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: barboni, tossici, prostitute, li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi -e sono migliaia e migliaia- sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.

Prendere il vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo.

E tutti quelli che l’hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo dona una grande felicità.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 5

2024 – Echi di Vita N°05 – QUANDO L’ASCOLTO RIALZA UNA VITA

In tre quadri rapidissimi Marco delinea i tratti del volto di Gesù: un uomo che guarisce, prega e annuncia. Nella vita datore di vita; nella notte cercatore di Dio; nel giorno memoria di Dio agli uomini e memoria degli uomini a Dio.

Ricordati’, supplica Giobbe, che questa vita è un soffio, un soffio amaro’. Davanti a Dio non c’è altro merito che essere piccoli; un alito basta per essere amati.

Gesù a Cafarnao è assediato dal soffio del male. C’è un crescendo turbinoso di malattie e demoni, e alla sera la porta della città scoppia di folla e di dolore. E poi di vita ritrovata. Un giorno e una sera per pensare all’uomo, una notte e un’alba per pensare a Dio. E poi la vita si diramerà verso altri villaggi, verso un altrove di dolori e di attese.

La suocera di Simone era a letto con la febbre. Miracolo così povero di apparato, così poco vistoso, dove Gesù neppure parla. Ma parlano i suoi gesti.

Gli parlarono di lei. Gesù ha un cuore che ascolta, quel cuore da re che Salomone aveva chiesto, incantando il Signore. Primo culto a Dio e all’uomo, primo servizio: l’ascolto.

Gesù si avvicinò. Va verso il dolore, non lo evita, nessuna paura, si immerge negli occhi della donna.

E la prese per mano. La mano nella mano è forza trasmessa a chi è stanco, fiducia di ogni figlio bambino verso il padre, desiderio di calore. Prende la tua mano chi ha amore, la stringe forte chi ha cuore per te.

La rialzò: Gesù eleva la donna, la riconsegna all’andatura eretta, alla statura alta, alla fierezza dell’andare e del fare. Mano di Dio quotidiana, quando un volto, un incontro, una parola, un messaggio, una carezza riaccendono in me la speranza e la strada.

E si mise a servire. La guarigione del corpo ha come scopo la guarigione del cuore, il servizio amoroso a ogni vita. La mano che ti solleva riaccende la fretta dell’amore e dice: guarisci altri e guarirà la tua vita.

Andiamo altrove. Gesù cerca ancora terre di dolore, cerca le frontiere del male per farle arretrare. Altrove, a sollevare altre vite, alzare creature, stringere mani. È Lui che ha bisogno di guarire la vita, Lui che ama ricordarsi di me, Lui che deve andare in cerca delle mie febbri.

Poi però sta a me coltivare la vita risorta, nel coraggio del servizio.

don Alfredo Di Stefano

 

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