ECHI DI VITA

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In poche parole le attività della nostra Parrocchia

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 21 _Anno XLI _Numero 16 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°16 – IL SEGRETO DELLA VITA CONSISTE NEL DARE

Con la formula solenne delle rivelazioni, Gesù afferma: Io sono il buon pastore.

Per farci capire cosa intende per «buono», per cinque volte ripete il verbo offrire.

Ciò che il pastore offre è la vita, è questo il filo rosso dell’intera opera di Dio. Il grande lavoro di Dio, è offrire vita. E non so immaginare migliore avventura.

10    sono il pastore bello, dice letteralmente il testo greco, e la bellezza del pastore, il suo fascino stanno in questo slancio vitale inarrestabile, nella gioia di vedere la vita fiorire in tutte le sue forme.

Offrire la vita non significa per prima cosa morire, perché se il pastore muore, le pecore sono abbandonate e il lupo rapisce, uccide, vince.

Dare la vita qui è inteso nel senso primo, come hanno compreso gli apostoli: della vite che dà linfa al tralcio; dell’ulivo innestato che trasmette potenza buona al ramo selvatico. Linfa divina che ci fa vivere, che respira in ogni mio respiro, nostro pane che ci fa quotidianamente dipendenti dal cielo.

Come passeri abbiamo il nido nelle sue mani. Le mani di Dio: mani di pastore contro i lupi, mani impigliate nel folto della vita, mani che proteggono la fiammella smorta, mani sugli occhi del cieco, mani che scrivono nella polvere e non scagliano pietre, mai, mani trafitte offerte a Tommaso.

Da quelle mani nessuno mi rapirà mai, mani di pastore, il solo che per i cieli mi fa camminare.

11    Vangelo si chiude con una frase solenne: questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.

Non ‘un’ comando ma ‘il’ comando, quello che ti fa pastore bello e fa bella la tua vita: il comando di offrire, donare.

Dare la vita è innanzitutto offrire il segreto della vita. Questo ho imparato da Gesù, che la vita è dono, che il segreto della vita è dare, che l’asse della storia è il dono, che ogni uomo per stare bene deve dare.

Ma perché per stare bene ogni uomo deve dare? Perché questa è la legge della vita. Perché così fa Dio. Se non dai vita attorno a te, entri nella malattia. Se non dai amore, un’ombra invecchia il cuore.

La felicità di questa nostra vita ha a che fare con il dono. E con il diventare pastori buoni, belli, di un piccolo, minimo gregge affidato alle nostre cure.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 14 _Anno XLI _Numero 15 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°15 – UN DIO CHE SI FA VITA QUOTIDIANA

«Non sono un fantasma». Il lamento di Gesù giunge fino a me: chi sono io per te? Qualche idea vaga, la proiezione di un bisogno, un’emozione, un sogno troppo bello per essere vero?

Per aiutare la mia fede Gesù pronuncia allora i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!». Si fa umile e concreto, ci chiede di arrenderci a un vangelo concreto, di mani, di pane, di bicchieri d’acqua, di briciole; a un Dio che ha deciso di farsi carne e ossa, carezza e sudore, un Dio capace di piangere.

Il primo gesto del Signore è, sempre, una offerta di comunione: «toccatemi, guardate».

Ma dove oggi toccare il Signore? Forse lo tocco quando Lui mi tocca: con il bruciore del cuore, con una gioia eccessiva, con una gioia umilissima, con le piaghe della terra, con il dolore o la carezza di una creatura. La gente è il corpo di Dio, lì lo posso toccare.

«Avete qualcosa da mangiare?». Mangiare è il segno della vita; farlo insieme è il segno più eloquente di un legame rifatto, di una comunione ritrovata, il gesto quotidiano della vita che va e continua.

Lui è l’amico che dà sapore al pane. E mi assicura che la mia salvezza non sta nei miei digiuni per lui, ma nel suo mangiare con me pane e sogni; la sua vicinanza è un contagio di vita.

Lo conoscevano bene Gesù, dopo tre anni di strade, eppure ora non lo riconoscono. Perché la Risurrezione non è semplicemente ritornare alla vita di prima: è trasformazione. Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro.

« Aprì loro la mente per comprendere le Scritture». E il respiro stretto del cuore entra nel respiro largo del cielo, se leggi con passione e intelligenza la Parola. Perché finora abbiamo capito solo ciò che ci faceva comodo. Siamo stati capaci di conciliare il Vangelo con tutto: con la logica della guerra, con l’idolo dell’economia, con gli istinti.

«Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono». Il perdono è la certezza che nulla e nessuno è definitivamente perduto, è il trionfo della vita, riaccensione del cuore spento, offerta mai revocata e irrevocabile di comunione.

Cristo non è un fantasma, è vestito di umanità, è sangue vivo dei giorni, è il sangue della primavera del mondo. Ha braccia anche per me, per toccare e farsi toccare; capace, tornando, di rendere la mia speranza amore.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 04 14 _Anno XLI _Numero 14 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°14 – CREDERE SENZA AVER VISTO

E’ la domenica di Tommaso e di una beatitudine che sento mia: Beati quelli che non hanno visto eppure credono!

Questa è una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia.

Siamo noi quelli di cui parla Gesù, noi che non abbiamo visto eppure di otto giorni in otto giorni, continuiamo a radunarci nel suo nome, a distanza di millenni e a prossimità di cuore; di noi scrive Pietro: «voi lo amate pur senza averlo visto».

Otto giorni dopo venne Gesù, a porte chiuse.

C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta. Mi conforta pensare che, se anche trova chiuso, non se ne va. Otto giorni dopo è ancora li: l’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare.

Viene e sta in mezzo a loro.

Non chiede di essere celebrato, adorato. Non viene per ricevere, ma per dare. È il suo stile inconfondibile. Sono due le cose che porta: la pace e lo Spirito.

Pace a voi.

Non un semplice augurio o una promessa futura, ma una affermazione: la pace è a voi, vi appartiene, è già dentro di voi, è un sogno iniziato e che non si fermerà più. lo vi porto questo shalom che è pienezza di vita. Non una vita più facile, bensì più piena e appassionata, ferita e vibrante, ferita e luminosa, piagata e guaritrice. La pace adesso.

Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo.

Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, che scuote le porte chiuse: ecco io vi mando!

Scende lo Spirito di Gesù, il suo segreto, il suo mistero, ciò che lo fa vivere, il suo respiro stesso: vivrete di ciò di cui vivo io. Già risorti adesso, per una eternità che già mette le sue prime gemme. In quel soffio Gesù trasmette la sua forza: con lo Spirito di Dio voi farete le cose di Dio. E la prima delle cose da Dio è il perdono.

Tommaso, metti qua il tuo dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca!

Le ferite del Risorto, feritoie d’amore: nel corpo del crocifisso l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come lo è l’amore.

Gesù che non si scandalizza dei miei dubbi, ma mi tende le sue mani. A Tommaso basta questo gesto. Non è scritto che abbia toccato. Perché Colui che ti tende la mano, che non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare. Fidati!

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 31 _Anno XLI _Numero 13 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°13 – CRISTO E’ LA RISURREZIONE E LA VITA

Maria di Magdala esce di casa quando è ancora notte, buio nel cielo e buio nel cuore.

Non ha niente tra le mani, non porta aromi come le altre donne, ha soltanto il suo amore che si ribella all’assenza di Gesù. E vede che la pietra è stata tolta dal sepolcro.

Il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. E fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un seme.

Il segno è un corpo assente dalla tomba.

Manca un ucciso alla contabilità della violenza, e questo vuol dire che il carnefice non avrà ragione della sua vittima in eterno.

Il Signore Gesù non è semplicemente il Risorto, l’attore di un evento che si è consumato una volta per tutte nel giardino fuori Gerusalemme, in quell’alba del primo giorno dopo il sabato.

Un evento concluso? No. Se noi tutti insieme formiamo il corpo di Cristo, allora contemporanea a me è la Croce, e contempora-nea a me è anche la Risurrezione.

Chi vive in lui, chi è in lui compreso, è preso da lui nel suo risorgere.

Cristo è il Risorgente, adesso. Sorge in questo momento dal fondo del mio essere, dal fondo di ogni uomo, dal fondo della storia, continua a risorgere, a immettere con la mano viva del creatore germi di speranza e di fiducia, di coraggio e libertà.

Cristo Gesù risorge oggi, energia che ascende, vita che germina, masso che rotola via dall’imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pasqua, che vuol dire passaggio ininterrotto dall’odio all’amore, dalla paura alla libertà, dall’effimero all’eterno.

Pasqua è la festa dei macigni rotolanti via, adesso.

Cristo non è semplicemente il Risorto, non è solo il Risorgente, egli è la Risurrezione stessa. L’ha detto a Marta: io sono la Risurrezione e la vita. In quest’ordine preciso: prima la risurrezione e poi la vita.

Ci saremmo aspettati il contrario. Invece no: prima viene la risurrezione, da tutte le nostre tombe, dal nostro respiro insufficiente, dalla vita chiusa e bloccata, dal cuore spento, dal gelo delle relazioni.

La sua Risurrezione non riposerà finché non sia spezzata la tomba dell’ultima anima, e le sue forze non arrivino all’ultimo ramo della creazione.

Un augurio sincero e fraterno di una santa PASQUA!

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 24 _Anno XLI _Numero 12 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°12 – QUELLA MORTE CHE RIVELA IL CUORE DI DIO

Ecco l’uomo! Appare al balcone dell’universo il volto di Gesù intriso di sangue.

Il dolore sotto cui vacilla è il dolore di tutti gli uomini: molte volte abbiamo visto il volto di Dio cosparso di sangue lungo le strade della vita sempre uguale, nei sentieri indifesi della storia dell’uomo, e non ho saputo avvicinarmi.

Ecco il Figlio di Dio! Ciò che appare non è lo splendore dell’eterno, ma il patire di un Dio appassionato. Dio prima patì e poi si incarnò. Patì vedendo la condizione dell’uomo. Patì perché l’amore è passione. Amare significa patire e appassionarsi. E chi ama di più si prepari a patire di più.

Lo vedo in Cristo, come le donne al Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici. Le donne, ultimo nucleo fedele, sono con Gesù, non possono staccare gli occhi da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di Chiesa, guardano Gesù con Io stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La Chiesa nasce, oggi come allora, dalla contemplazione del volto del crocifisso. A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare alla sofferenza di Dio.

Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! Quando la Parola di Dio è diventata grido, poi è diventata muta, ecco la prima parola di un uomo, un soldato esperto di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente da fargli pronunciare il primo atto di fede cristiano?

L’esperto di morte in quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella risurrezione.

Morire così è cosa da Dio, rivelazione del cuore di Dio. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, è ancora la logica umana che vince, quella del più forte. Solo un Dio non scende dal legno.

Si consegna alla Notte, si abbandona all’Altro per gli altri, e passa dall’abbandono di Dio (perché mi hai abbandonato?) all’abbandono a Dio (nelle tue mani), rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle notti.

lo so che non capirò mai la croce, l’uomo non regge questo amore, è troppo limpido, ma Cristo non è venuto perché lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo alla sua croce, lasciandoci semplicemente sollevare da lui. La fede è abbandonarsi all’abbandonato amore.

Ogni grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro.

don Alfredo Di Stefano

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