Siamo dinanzi ad uno dei dialoghi più belli di tutta la Scrittura.
Interrogato sull’amore per essere guarito dai suoi rinnegamenti, Pietro, finalmente si sente guarito.
A Gesù non interessa il passato, la verità di un uomo non coincide mai con il suo peccato, quale esso sia, ma con il suo cuore:” Pietro mi ami tu, ora?”
L’amore del cuore è la capacità rinnovata e ritrovata dell’amicizia con Gesù. Siamo tutti interpellati sulla nostra disponibilità ad amare, e Gesù vuole quasi essere rassicurato se c’è il nostro affetto, cioè se è duraturo, se è grande, se è capace di farsi carico degli “agnelli”, che rappresentano i più piccoli, i più indifesi, gli ultimi.
Il mondo cristiano e quello delle nostre comunità, spesso si caratterizza di indifferenza e di freddezza: voler bene costituisce l’esperienza serena di quella fraternità che ci fa famiglia di Dio.
Allora, il desiderio di amare, dentro di noi e nelle nostre assemblee liturgiche è così grande che il solo desiderarlo, pregarlo, celebrarlo è già amore.
Poterlo dire e confessarlo, comunicarlo e condividerlo è ciò che risponderemo al Signore ogni volta che ci riuniamo nel suo nome.
Volerci bene e volergli bene: questo il compito di ciascuno e di tutti!
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