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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 12

Echi Di Vita N°12 – GUARDARE LA CROCE CON GLI OCCHI DEL CENTURIONE

Gesù entra a Gerusalemme, non solo un evento storico, ma una parabola in azione. Di più: una trappola d’amore perché la città lo accolga, perché io lo accolga. Dio corteggia la sua città, in molti modi. Viene come un re bisognoso, così povero da non possedere neanche la più povera bestia da soma. Un Dio umile che non si impone, non schiaccia, non fa paura.

Il Signore ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito. Ha bisogno di quel puledro d’asino, di me, ma non mi ruberà la vita; la libera, invece, e la fa diventare il meglio di ciò che può diventare.

Aprirà in me spazi al volo e al sogno.

E allora: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore.

La Settimana Santa dispiega, a uno a uno, i giorni del nostro destino; ci vengono incontro lentamente, ognuno generoso di segni, di simboli, di luce. La cosa più bella da fare per viverli bene è stare accanto alla santità profondissima delle lacrime, presso le infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. Stare accanto, con un gesto di cura, una battaglia per la giustizia, una speranza silenziosa e testarda come il battito del cuore, una lacrima raccolta da un volto.

Gesù entra nella morte perché là è risucchiato ogni figlio della terra. Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. Perché l’amore conosce molti doveri, ma il primo è di essere con l’amato, stringersi a lui, stringerlo in sé, per poi trascinarlo in alto, fuori dalla morte.

Solo la croce toglie ogni dubbio. Qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato in una falsa idea di Dio. La croce è l’abisso dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. L’ha capito per primo un pagano, un centurione esperto di morte: costui era figlio di Dio. Che cosa l’ha conquistato? Non ci sono miracoli, non risurrezioni, solo un uomo appeso nudo nel vento.

Ha visto il capovolgimento del mondo, dove la vittoria è sempre stata del più forte, del più armato, del più spietato.

Ha visto il supremo potere di Dio che è quello di dare la vita anche a chi dà la morte; il potere di servire non di asservire; di vincere la violenza, ma prendendola su di sé.

Ha visto, sulla collina, che questo mondo porta un altro mondo nel grembo. E il Crocifisso ne possiede la chiave.

Buona Settimana Santa!

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 11

Echi Di Vita N°11 – IL CHICCO DI GRANO, ICONA DI UNA VITA CHE PRODUCE FRUTTI.

Alcuni stranieri chiedono agli apostoli: vogliamo vedere Gesù. Una richiesta dell’anima dell’uomo che cerca, che arriva fino a noi, sulla bocca di molti, spesso senza parole, e ci chiede: Mostrami il tuo Dio, fammi vedere in chi credi davvero. Perché Dio non si dimostra, con alte catechesi o ragionamenti, si mostra, si rivela.

Gesù risponde portando gli interlocutori su di un altro piano, proponendo una immagine indimenticabile: Volete capire qualcosa di me? Guardate un chicco di grano. Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Il vero volto, la verità del chicco consiste nella sua storia breve e splendida.

È bellissimo che Gesù adoperi il paragone del seme di frumento: significa che ciò che Gesù sta dicendo, ciò che con la sua vita sta mostrando è inscritto nelle leggi più profonde della vita. E come il chicco di grano è profezia di pane, così Gesù afferma: anch’io sono un pane per la fame del mondo.

Se cerchiamo il centro della piccola parabola del seme, la nostra attenzione è subito attratta dal forte verbo «morire»: Se il chicco non muore, se invece muore… Ma l’accento logico e grammaticale della frase cade invece su due altri verbi, sono loro quelli principali: Rimanere solo o produrre molto frutto. Il senso della vita di Cristo, e quindi di ogni uomo, si gioca sul frutto, sulla fecondità, sulla vita abbondante che lui è venuto a portare.

Non è il morire che dà gloria a Dio, ma la vita in pienezza.

Fiorire non è un sacrificio. Il germe che spunta dal chicco altro non è che la parte più intima e vitale del seme; non uno che si sacrifica per l’altro, ma l’uno che si trasforma nell’altro; non perdita ma incremento. Seme e germe non sono due entità diverse, ma la tessa cosa: muore una forma ma per rinascere in una forma più piena ed evoluta. In una logica pasquale.

La seconda immagine che Gesù offre di sé, oltre al chicco, è la croce: Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me. Io sono cristiano per attrazione, sedotto dalla bellezza dell’amore di Cristo.

Perché ciò che si oppone alla morte non è la vita, è l’amore.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 10

Echi Di Vita N°10 – DIO CI AMA TANTO DA DARE SUO FIGLIO!

In questo brano Giovanni ci con segna il nucleo del suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da  d are suo Figlio. È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Il versetto dal quale scaturisce la storia di Dio con noi. TraDio e il mondo, due realtà che tutto dice lontanissime e divergenti, queste parole tracciano il punto di convergenza, il ponte su cui si incontrano e si abbracciano finito ed infinito: l’amore,divino nell’uomo, umano in Dio.Dio ha amato: un verbo al passato, per indicare un’azione che è da sempre, che continua nel presente, e il mondo ne è intriso. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama.

Tanto da dare suo Figlio: Dio ha considerato ogni nostra persona, questo niente cui ha donato un cuore, più importante di se stesso. Ha amato me quanto ha amato Gesù. E questo sarà per sempre: io amato come Cristo. E non solo l’uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra è amata, e gli animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo, anch’io
devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.

Quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito.

A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. Lui, il fariseo pauroso, troverà il coraggio, prima impensabile, di reclamare da Pilato il corpo del crocifisso.

Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita. A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci  nell’ultimo giorno. Cristo, venuto come intenzione di bene, sta dentro la vita come datore di vita e ci chiama ad escludere dall’immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre, qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura.

Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle.

Don Alfreno Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 09

Echi Di Vita N°09 – OGNI VITA È UN TEMPIO, CASA DI DIO

Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete.

All’avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: non fate della casa del Padre mio un mercato! Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore.

A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede! Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un’offerta, una candela…) perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo.

Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita! Non immiserirla alle leggi dell’economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento.

Non fare mercato del cuore! Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate
che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano.

Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l’uomo.

Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.

I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt’altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello.

Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 08

Echi Di Vita N°08 – UN VOLTO LUMINOSO: COSÌ IL SIGNORE HA SOGNATO IL VOLTO DELL’UOMO!

Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce.

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo
raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che
Dio sceglie per parlare e rivelarsi. E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche
la materia è travolta dalla luce.

Pietro: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne. L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci
fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendere.

Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, al mio lavoro. Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo.
Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell’onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell’uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio. Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell’uomo.

Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui».

Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltate Lui. Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l’ascolto della Parola.

Don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 07

Echi Di Vita N°07 – LA TENTAZIONE È SEMPRE UNA SCELTA FRA DUE AMORI

Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l’essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana. In questo luogo simbolico Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Che tipo di Messia sarà? Venuto per essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi, offrire?

La tentazione è sempre una scelta tra due vite, anzi tra due amori. E, senza scegliere, non vivi, perché verrebbe a mancare il grande gioco della libertà. Quello che apre tutta la sezione della legge nella Bibbia: io metto davanti a te la vita e la morte, scegli!

Il primo di tutti i comandamento è un decreto di libertà: scegli! Non restare inerte, passivo, sdraiato. Ed è come una supplica che Dio stesso rivolge all’uomo: scegli, ti prego, la vita! (Dt 30,19), scegli sempre ciò che costruisce e fa crescere la vita tua e degli altri in umanità e dignità.

Dal deserto prende avvio l’annuncio di Gesù, il suo sogno di vita. La primavera, nostra e di Dio, non si lascia sgomentare da nessun deserto, da nessun abisso di pietre. Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio. E diceva: il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.

Il contenuto dell’annuncio è il Vangelo di Dio. Dio come una bella notizia. Non era ovvio per niente. Non tutta la Bibbia è Vangelo; non tutta è bella, gioiosa notizia; alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione. Ma la caratteristica originale del rabbi di Nazaret è annunciare il Vangelo, una parola che conforta la vita: Dio si è fatto vicino, e con lui sono possibili cieli e terra nuovi. Gesù passa e dietro di lui, sulle strade e nei villaggi, resta un’eco in cui vibra il sapore bello e buono della gioia: è possibile vivere meglio, un mondo come Dio lo sogna, una storia altra e quel rabbi sembra conoscerne il segreto.

Convertitevi… Come a dire: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Ed è come il movimento continuo del girasole, il suo
orientarsi tenace verso la pazienza e la bellezza della luce, verso il Dio di Gesù, e il suo volto di luce.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 06

Echi Di Vita N°06 – LA FORZA DEL VANGELO VIVE NELLA COMPASSIONE DI GESÙ

Un lebbroso. Il più malato dei malati, di malattia non soltanto fisica, un rifiuto della società e Gesù invece si avvicina, si oppone alla cultura dello scarto, accoglie e tocca il lebbroso, l’ultimo della fila. Tocca l’intoccabile. Ama l’inamabile. Per la legge mosaica quell’uomo era castigato da Dio per i suoi peccati, un rifiutato dal cielo.

Il lebbroso non ha nome né volto, perché è ogni uomo. A nome di ciascuno dice una espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace dice: «Se vuoi».

A nome di ogni figlio della terra il lebbroso chiede: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o vuole figli guariti? E Gesù felice di poter rivelare Dio, di poter dire una parola ultima e immensa sul cuore di Dio risponde: «Lo voglio: guarisci!». Ripetiamocelo, con emozione, con pace, con forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. A me dice: «Lo voglio: guarisci!».

A ogni pagina del Vangelo Gesù mostra che Dio è guarigione! Non conosco i modi e i tempi, ma so che adesso lotta con me contro ogni mio male. Il lebbroso guarito disobbedendo a Gesù si mise a proclamare e a divulgare il fatto. Ha ricevuto e ora dona, attraverso gesti e parole, la sua esperienza felice di Dio.

L’immondo diviene fonte di stupore, il rifiutato è trasformato dall’accoglienza. Ciò che è scritto qui non è una fiaba, funziona davvero, funziona così. Persone piene di Gesù oggi riescono a fare le stesse cose di Gesù. Pieni di Gesù fanno miracoli. Sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: barboni, tossici, prostitute, li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.

Prendere il vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo!

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 05

Echi Di Vita N°05 – DIO SI AVVICINA CON AMORE E GUARISCE LA VITA

Marco presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, una cronaca dettagliata delle sue fondamentali attività quotidiane: guarire, pregare, annunciare.

Guarire. E vediamo come il suo agire prenda avvio dal dolore del mondo: tocca, parla, prende per mano, guarisce. Come il primo sguardo di Gesù si posi sempre sulla sofferenza delle persone,
e non sul loro peccato.

La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. È bello questo preoccuparsi degli apostoli per i problemi e le sofferenze delle persone care, e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici. Non solo la gratuità, quindi, ma anche tutto ciò che occupa e preoccupa il cuore dell’uomo può e deve entrare, a pieno titolo, nel dialogo con Dio nella preghiera.

Gesù ascolta e risponde: si avvicina, si accosta, va verso il dolore, non lo evita, non ha paura. E la prese per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come a dire “non sei più sola”, come un padre o una madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. Chi soffre chiede questo: di non essere abbandonato da chi gli vuole bene, di non essere lasciato solo a lottare contro il male. E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riaffida alla sua statura eretta, alla fierezza del fare, alla vita piena e al servizio: per stare bene l’uomo deve dare!

Mano nella mano, uomo e Dio, l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l’icona mite e possente della buona novella. Pregare. Mentre era buio, uscì in un luogo deserto e là pregava. Gesù, pur assediato dalla gente, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all’anima, a tu per tu con Dio. Annunciare. I discepoli infine lo rintracciano: tutti ti cercano!

E lui: Andiamocene nei villaggi vicini, a predicare anche là. Gesù non cerca il bagno di folla, non si esalta per il successo di Cafarnao, non si deprime per i fallimenti che incontra. Lui avvia processi, inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre donne da rialzare, orizzonti più larghi dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare che il Regno è vicino, che «Dio è vicino, con amore, e guarisce la vita».

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 04

Echi Di Vita N°04 – IL SIGNORE È VENUTO A LIBERARE L’UOMO

La gente si stupiva del suo insegnamento. Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: c’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita.

Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l’uomo posseduto». Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.

Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla.

Questo Vangelo ci aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure.
Cristo, rovini in noi tutto ciò che non è amore.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 03

Echi Di Vita N°03 – IL REGNO E LA GUARIGIONE DAL MALE DI VIVERE

Marco ci conduce al momento iniziale del Vangelo, a quando una notizia bella inizia a correre per la Galilea, annunciando con la prima parola: il tempo è compiuto, il regno di Dio è qui. Gesù non dimostra il Regno, lo mostra e lo fa fiorire dalle sue mani: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, a cominciare dagli ultimi della fila. Il Regno è Dio venuto come guarigione dal male di vivere, come fioritura della vita in tutte le sue forme.

La seconda parola di Gesù chiede di prendere posizione: convertitevi, giratevi verso il Regno. C’è un’idea di movimento nella conversione, come nel moto del girasole che ogni mattino rialza la sua corolla e la mette in cammino sui sentieri del sole. Allora: “convertitevi” cioè “giratevi verso la luce perché la luce è già qui”. Ogni mattino, ad ogni risveglio, posso anch’io “convertirmi”, muovere pensieri e sentimenti e scelte verso una stella polare del vivere, verso la buona notizia che Dio oggi è più vicino, è entrato di più nel cuore del mondo e nel mio, all’opera con mite e possente energia per cieli nuovi e terra nuova.

Anch’io posso costruire la mia giornata su questo lieta certezza, non tenere più gli occhi bassi sui miei mille problemi, ma alzare il capo verso la luce, verso il Signore che mi assicura: io sono con te, non ti lascio più, non sarai mai più abbandonato. Credete “nel” Vangelo. Non al, ma nel Vangelo. Non basta aderire ad una dottrina, occorre buttarsi dentro, immergervi la vita, derivarne le scelte.

Camminando lungo il lago, Gesù vide… Vede Simone e in lui intuisce Pietro, la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno, guarderà l’adultera trascinata a forza davanti a lui, e in lei vedrà la donna capace di amare bene di nuovo. Il Maestro guarda anche me, nei miei inverni vede grano che germina, generosità che non sapevo di avere, capacità che non sospettavo, lo sguardo di Gesù rende il cuore spazioso. Dio ha verso di me la fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano.

Seguitemi, venite dietro a me. Gesù non si dilunga in motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita: Vi farò pescatori di uomini. Come se dicesse: “vi farò cercatori di tesori”. Mio e vostro tesoro sono gli uomini. Li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. Mostrerete che è possibile vivere meglio, per tutti, e che il Vangelo ne possiede la chiave.

Don Alfredo Di Stefano

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