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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 009 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°09 – GLI ANGELI INVIATI DAL SIGNORE PER PROTEGGERCI

Gesù deve scegliere che tipo di Messia diventare, la scelta decisiva di tutta la sua vita.

La prima scelta riguarda il corpo e le cose: sazia la fame, dì che queste pietre diventino pane. Pietre o pane, piccola alternativa che Gesù spalanca. E dice: vuoi diventare più uomo, vivere meglio? Non inaridire la vita a ricerca di beni, di roba. Sogna, ma non ridurre mai i tuoi sogni a cose e denaro.

«Non di solo pane vivrà l’uomo». C’è dentro di noi un di più, creature, affetti, un pezzetto di Dio. Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Dalla bocca di Dio, dalla sua parola è venuta la luce, il cosmo con sua bellezza e le creature. Dalla bocca di Dio è venuto il soffio che ci fa vivi.

La seconda proposta tocca la relazione con Dio. Buttati giù, provoca un miracolo! è una sfida, attraverso ciò che sembra il massimo della fede e invece ne è la caricatura, è la ricerca di un Dio magico a proprio servizio. Mostra un miracolo, la gente ama i miracoli, e ti verranno dietro. Il diavolo è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia. Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io credo che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto.

La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti lo hanno ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, una poltrona, denaro facile. Il Satana dice: vuoi cambiare il mondo con l’amore? Sei un illuso! Assicura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da do­minare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.

Il diavolo allora si allontana e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli.

Se in questa Quaresima ognuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, allora vedremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli.

Il Signore manda angeli ancora, in ogni casa, a chiunque non voglia accumulare e dominare: sono quelli che sanno inventare una nuova carezza, hanno occhi di luce, e non scappano. Sono quelli che mi sorreggeranno con le loro mani, instancabili e leggere, tutte le volte che inciamperò.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 006 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: RADICI DI VERO FUTURO

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio.

Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.

E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce.

La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio.

La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.

Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla superficie, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Come mettere la lampada sul candelabro? Tutto un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all’attrazione dell’infinita luce divina. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

Il sale dà sapore. «Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore.

Il sale conserva. Gesù non dice voi siete il miele del mondo, un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che merita futuro.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 005 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°05 – GESU’, LA LUCE PREPARATA PER I POPOLI

Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio per presentarlo al Signore, ma non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna se lo con-tendono: Gesù non appartiene al tempio, egli appartiene all’uomo.
È nostro, di tutti gli uomini e le donne as-setati, di quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; di quelli che sanno vedere oltre, come Anna, e incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro.
Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da un anziano e un’anziana senza ruolo, due in-namorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio.
È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che lo Spirito ha con-servato nella Bibbia perché io le conservassi nel cuore: tu non morirai senza aver visto il Signore. La tua vita non si spegnerà senza risposte, senza incontri, senza luce.
Verrà anche per me il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva del bene, già in atto, di un Dio all’opera tra noi, lievito nel nostro pane.
Simeone aspettava la consolazione di Israele. Lui sapeva aspettare, come chi ha speranza. Come lui il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tena-cemente che qualcosa può accadere.
Se aspetti, gli occhi si fanno attenti, penetranti, vigili e vedono: ho visto la luce prepa-rata per i popoli. Ma quale luce emana da questo piccolo figlio della terra?
La luce è Gesù, luce incarnata, carne illu-minata, storia fecondata. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall’uomo, mescola la sua vita alle nostre. E a quella di tutti i popoli, di tutte le genti…
La salvezza non è un fatto individuale, che riguarda solo la mia vita: o ci salveremo tutti insieme o periremo tutti.
Simeone dice poi tre parole immense a Maria, e che sono per noi: egli è qui come caduta e risurrezione, come segno di contrad-dizione.
Cristo come caduta e contraddizione.
Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di ma-schere e bugie, che contraddice la quieta me-diocrità, il disamore e le idee false di Dio.
Cristo come risurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più per-duto e disperato.
Il rito della luce saprà far vedere che ogni cosa è illuminata da Cristo.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 004 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO GUARISCE LA VITA

Giovanni il Battista è stato appena arrestato, è accaduto qualcosa di minaccioso che, anziché impaurire e rendere prudente Gesù, lo fa uscire allo scoperto, a dare il cambio a Giovanni. Abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo un annuncio. Convertitevi.

Noi interpretiamo come «pentitevi», mentre è l’invito a rivoluzionare la vita: cambiate logica, spostatevi, non vedete dove vi porta questa strada?

È l’offerta di un’opportunità: venite con me, di qua il cielo è più azzurro, il sole più caldo, le persone sono più sane, la vita più vera.

E subito aggiunge il motivo, il perché della conversione: il regno si è fatto vicino.

Che cos’è il regno dei cieli o di Dio?

È la vita che fiorisce in tutte le sue forme, un’offerta di solarità. Il regno è ‘di’ Dio, ma è ‘per’ gli uomini, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani, per una terra come Dio la sogna. Questo regno si è fatto vicino. È come se Gesù dicesse: tenete gli oc­chi bene aperti perché è successo qualcosa di importantissimo: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.

Gesù passando vide… Due coppie di fratelli, due barche, un lavoro?

No, vede molto di più: in Simone, vede Kefa’, Pietro, la roccia su cui fondare la sua chiesa; Andrea è il fratello, compagnia, sostegno, forza; in Giovanni intuisce il discepolo dalla più folgorante definizione di Dio: Dio è amore; Giacomo sarà «figlio del tuono», uno che ha dentro la vibrazione e la potenza del tuono.

Lo sguardo di Gesù è uno sguardo creatore, una profezia. Mi guarda, e vede in me un tesoro sepolto, nel mio inverno vede grano che matura, una generosità che non sapevo di avere, strade nel sole. Nel suo sguardo vedo per me la luce di orizzonti più grandi.

Venite dietro a me: vi farò pescatori di uomini. Raccoglieremo uomini per la vita. Li porteremo dalla vita sepolta alla vita nel sole. Risponderemo alla loro fame di libertà, amore, felicità.

I quattro pescatori lo seguono subito, senza sapere dove li condurrà, senza neppure domandarselo: hanno dentro ormai le strade del mondo e il cuore di Dio.

Gesù camminava per la Galilea e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita.

La bella notizia è che Dio cammina con te, senza condizioni, per guarire ogni male, per curare le ferite che la vita ti ha inferto, e i tuoi sbagli d’amore.

Dio è con te e guarisce. Dio è con te, con amore: la sola cosa che guarisce la vita.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 003 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°03 – IL SALUTO E IL RINGRAZIAMENTO DEL PARROCO

“Il Vescovo non raduna il popolo intorno alla propria persona o alle proprie idee, ma intorno a Cristo presente nella sua Parola e nel Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue”.

Con queste parole di Papa Francesco, don Alfredo domenica mattina, al termine della Messa, si è rivolto al Vescovo per salutarlo e ringraziarlo per la Visita Pastorale, che stava per concludersi.

Ed ha proseguito così:

Il Vangelo odierno ci ha fatto incontrare Giovanni il Battista, il quale di fronte a Gesù, che ingrossa le file dei peccatori per ricevere il battesimo, usa una espressione di grande meraviglia: “E tu vieni da me!”.

Giovanni si sente così inadeguato e così piccolo di fronte alla grandezza del Figlio di Dio che gli chiede il dono del Battesimo da voler rifiutare tale richiesta.

“E tu vieni da me!” è l’espressione che tanti in questi giorni hanno ripetuto. Penso agli anziani, ai malati, ai bambini del catechismo, agli operai delle fabbriche, agli operatori parrocchiali. Tanti sono rimasti stupiti della sua affabilità, della sua vicinanza, della sua presenza in mezzo al popolo santo di Dio: “E tu vieni da me!”.

Grazie, Eccellenza, perché ci ha fatto sperimentare l’unità nella preghiera e l’unità nella Chiesa.

Le tre parole che Dio rivolge al Figlio nel Battesimo, squarciando i cieli, sono le tre parole che oggi sentiamo risuonare nel nostro cuore.

La prima parola è Figlio. Il Figlio è Colui che compie le stesse cose del Padre, fa ciò che il Padre fa, gli assomiglia in tutto.

Eccellenza, lei ci ha fatto sentire figli di una Chiesa, proprio perché il Vescovo è segno dell’unità e anche il segno della paternità nella Chiesa.

La seconda parola è “Amato”, rivolta da Dio al Figlio e credo che sia cosa bella e importante che ogni cristiano si senta figlio  amato da Dio.

Il suo è un amore fortemente misericordioso e Lei, Eccellenza, in questi giorni, ci ha ricordato questo amore, buono e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia che il Signore, a piene mani, dona a ciascuno di noi.

L’ultima parola è “mio compiacimento”. Un termine un po’ inusuale, ma così bello, che deriva dal verbo “piacere”: tu mi piaci, mi rendi felice ed è bello stare con te.

A noi è piaciuto stare con Lei, Eccellenza, e ci auguriamo che lei abbia provato con noi lo stesso piacere.

“Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno”, sono le belle parole dell’apostolo Paolo negli Atti degli Apostoli (15,36).

Noi l’aspettiamo, Eccellenza, perché ritorni a visitarci ancora e a stare con noi, .

Qui in questi giorni è scesa la parola del Signore, qui in questi giorni abbiamo celebrato la Pasqua di fraternità e di comunione, ci siamo sentiti Chiesa amata da Dio e dal Pastore, che Dio ci ha donato.

Grazie di cuore!.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 002 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°02 – IL RESOCONTO DELLA VISITA PASTORALE

E’ bastato quel tocco e si è sciolta la tensione, che per giorni ha stretto il cuore un po’ a tutti, parroco compreso. Non l’ansia dettata dalla voglia di fare bella figura, né il timore dello scolaretto (di una volta!) dinanzi al suo Direttore, ma quella sana coscienza di essere protagonisti di un evento spirituale di grossa portata. E’ così è stato.

Al momento di andare in stampa, la Visita Pastorale del nostro Vescovo Gerardo ha già compiuto il giro di boa e si avvia alla conclusione. Sono stati giorni intensi di incontri, di dialogo, di preghiera, di confidenze dell’anima e non sarà facile riportarne contenuti e sentimenti su queste pagine, ma ci proviamo.

Con le parole e con le immagini.

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 001 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°01 – IL VESCOVO STA ALLA PORTA E BUSSA

Annunciata domenica 21 aprile, Pasqua di Resurrezione, e preparata da tanti messaggi, scritti e incontri, tra cui i due importanti Convegni diocesani di giugno e di settembre, la prima VISITA PASTORALE del nostro Vescovo Gerardo alla Diocesi di Sora Cassino Aquino Pontecorvo è iniziata ufficialmente con l’ apertura della porta nella Cattedrale di Sora il 9 ottobre scorso, giorno della Dedicazione della  Chiesa.

Dopo aver visitato tutte le parrocchie della Valle di Roveto, piccole e grandi, oggi pomeriggio il Vescovo verrà a bussare alla porta della nostra Parrocchia. Anche noi ci siamo preparati a questo “tempo di speciale consolazione” con la preghiera e con lo studio, con la riflessione e con l’impegno concreto. Tante volte in questi mesi ci siamo incontrati, confrontati, distribuiti i compiti, attenti alle varie realtà, perché la venuta del Vescovo tra noi non si limitasse ad una formalità o ad un fatto burocratico, ma fosse davvero occasione –come invocato nella sua preghiera– per “ravvivare la fede, distendere le ali della nostra speranza, rigenerare l’ottimismo della carità fraterna”. La porta della chiesa, infatti, si aprirà non tanto per “entrare” -cosa che il vescovo ed i fedeli dietro a lui faranno fisicamente- quanto per essere “chiesa in uscita” desiderosa di portare il Vangelo –con le parole e con i fatti– a chi non lo conosce o lo ha dimenticato se non proprio rinnegato.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 53

2019 – Echi di Vita N°53 – IN QUELLA FAMIGLIA LE SORTI DEL MONDO

Erode invia soldati, Dio manda un angelo dentro l’umile via dei sogni. Un granello di sogno caduto dentro gli ingranaggi duri della storia basta a modificarne il corso.

   Giuseppe nel suo sogno non vede, ma sente. Un sogno di parole. È quello che è concesso anche a noi: Dio cammina accanto alle nostre paure con la sua Parola, cammina con tutti i rifugiati, e con chi dà loro soccorso, con un sogno di parole, un sogno di Vangelo.

«Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto». Un Dio che fugge nella notte! Perché comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la strada e la data del ritorno? Dio non salva dalla sofferenza ma nella sofferenza, non salva dalla morte ma nella morte, non protegge dalla notte ma nella notte.

Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio parziale, una profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro, di vedere l’orizzonte, ma solo tanta luce quanto basta al primo passo, tanta forza quanta ne serve per la prima notte. A Giuseppe basta un Dio che intreccia il suo respiro con quello dei tre fuggiaschi per sapere che il viaggio va verso casa, anche se passa per l’Egitto.

È la sua fede: io so che nel mondo comandano i più forti e i più violenti, so che Erode siede sul suo trono di morte, so che la vita è un’avventura di pericoli, di strade, di rifugi e di sogni, ma so che dietro a tutto questo c’è un filo rosso, il cui capo è saldo nella mano di Dio.

So che in ogni vita c’è un sogno di Dio che va lentamente incarnandosi. So che tutto tende a separare, a sciogliere quel nodo germinale della vita che è la famiglia, ma so che Dio viene come gioia e come forza dentro lo stringersi amoroso delle vite, dentro gli affetti, nelle nostre famiglie.

Un padre, una madre, un figlio: le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia, nell’umile coraggio di una, di tante, di infinite creature innamorate e silenziose.

Giuseppe il giusto rappresenta tutti i giusti della terra, uomini e donne che, prendendo su di sé vite d’altri, vivono l’amore senza contare fatiche e paure; tutti quelli che senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno ciò che devono fare; tutti coloro che sanno che compito supremo nel mondo è custodire delle vite con la propria vita. La vita delle nostre famiglie: concrete e insieme piene di sogni, inermi eppure più forti di ogni faraone.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 52

2019 – Echi di Vita N°52 – IL NATALE RENDA PIU’ GRANDE IL NOSTRO CUORE

Tra i testimoni d’Avvento, tra coloro che rendono, testimonianza alla luce e ci accompagnano al Natale, entra Giuseppe, uomo giusto che sogna e ama, non parla e agisce.

Prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta. Sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.

Qualcosa però strazia il cuore di Giuseppe, che si sente tradito ed entra in crisi. Non volendo accusarla pubblicamente, pensa di ripudiarla in segreto. Vive il conflitto tra la legge di Dio che ribadisce più volte: toglierai di mezzo a te il peccatore e l’amore per quella giovane donna.

 

Giuseppe è innamorato di Maria, non si dà pace, continua a pensare a lei, a sognarla di notte. Ma basta che la corazza della legge venga appena incrinata, scalfita dall’amore, che lo Spirito irrompe e agisce. Mentre sta considerando queste cose, ecco che in sogno un angelo

Giuseppe, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito e ferito, non parla ma sa ascoltare i sogni che lo abitano: l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio.

Giuseppe fa come gli dice l’angelo, sceglie l’amore per Maria.

In questo modo è profeta che anticipa e prepara le scelte che farà Gesù, quando infrangerà la legge del sabato per guarire il dolore dell’uomo. Eccoli i giusti: la nostra unica regola è l’amore; lasciare la regola ogni volta che essa è in contrasto con l’amore.

       Maria e Giuseppe, poveri di tutto ma non d’amore, sono aperti al mistero proprio perché se c’è qualcosa sulla terra che apre la via all’assoluto, questa cosa è l’amore, luogo privilegiato dove arrivano angeli.

Il cuore è la porta di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 51

2019 – Echi di Vita N°51 – IL VERO MIRACOLO, UN PICCOLO SEME: ECCO IL NATALE

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Grande domanda che permane intatta: perseveriamo dietro il Vangelo o cerchiamo altrove? Giovanni è colto dal dubbio, eppure Gesù non perde niente della stima immensa che nutre per lui: «È il più grande!». I dubbi non diminuiscono la statura di questo gigante dello spirito. Ed è di conforto per tutti i nostri dubbi: io dubito, e Dio continua a volermi bene. Io dubito, e la fiducia di Dio resta intatta. Sei tu?

Gesù non risponde con argomentazioni, ma con un elenco di fatti: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, si rimettono in cammino hanno una seconda opportunità, la loro vita cambia.

Dove il Signore tocca, porta vita, guarisce, fa fiorire. La risposta ai nostri dubbi è semplicemente questa: se l’incontro con Lui ha prodotto in me frutti buoni (gioia, coraggio, fiducia nella vita, apertura agli altri, speranza, altruismo). Se invece non sono cambiato, se sono sempre quello di prima, vuol dire che sto sbagliando qualcosa nel mio rapporto con il Signore.

I fatti che Gesù elenca non hanno trasformato il mondo, eppure quei piccoli segni sono sufficienti perché noi non consideriamo più il mondo come un malato inguaribile.

Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della storia con i miracoli. Ha promesso qualcosa di più forte ancora: il miracolo del seme, la laboriosa costanza del seme. Con Cristo è già iniziato, ma come seme che diventerà albero, un tutt’altro modo di essere uomini.

Un seme di fuoco è sceso dentro di noi e non si spegne.

Sta a noi ora moltiplicare quei segni (voi farete segni ancora più grandi dei miei), mettendo tempo e cuore nell’aiutare chi soffre, nel curare ogni germoglio che spunta, come il contadino. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra (Giacomo, II lettura).

La fede è fatta di due cose: occhi che sanno vedere oltre l’inverno del presente, e la speranza laboriosa del contadino. Fino a che c’è fatica c’è speranza.

Beato chi non trova in me motivo di scandalo. Gesù portava scandalo e lo porta oggi, a meno che non ci facciamo un Cristo a nostra misura e addomestichiamo il suo messaggio: non stava con la maggioranza, ha cambiato il volto di Dio e le regole del potere, ha messo la persona prima della legge e il prossimo al mio pari. E tutto con i mezzi poveri, e il più scandalosamente povero è stata la croce.

Gesù: un uomo solo, con un pugno di amici, di fronte a tutti i mali del mondo. Beato chi lo sente come piccolo e fortissimo seme di luce, goccia di fuoco che vive e geme nel cuore dell’uomo.

Unico miracolo di cui abbiamo bisogno.