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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 48

2022 – Echi di Vita N°48 – VEGLIATE DUNQUE!

Inizia oggi un nuovo anno liturgico: l’Avvento, tempo di attesa, periodo particolare che ci invita a ripercorrere e a rivivere la storia della nostra salvezza. In queste quattro domeniche la liturgia ci solleciterà a ravvivare la nostra attesa nel Signore che «verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti».

Gesù è il «veniente» e a lui dobbiamo andare incontro con le buone opere.

Questo andare con gioia incontro al Signore è l’atteggiamento da coltivare specialmente nell’Avvento: tutti siamo invitati ad andare con gioia, con esultanza, con consapevolezza e senza indugi incontro a Lui.

La vigilanza richiede una grande capacità di preghiera e di lotta interiore per non essere intontiti, in balìa di falsi affanni, preda dello stordimento. In altre parole, il credente è chiamato a «comportarsi onestamente, come in pieno giorno». Per questo Gesù ci dà un comando: «Vegliate», cioè state attenti, camminate nella strada giusta.

Nel vangelo, l’immagine del Signore paragonato a un ladro che sopraggiunge nel cuore della notte, esprime in modo fortemente significativo la necessità di questa continua vigilanza, perché la Chiesa e i cristiani corrono continuamente il rischio di non sentire i passi di Gesù che viene e che bussa alle loro porte.

Le vie che Gesù ci ha indicato e ci indica ancora oggi sono le beatitudini, le vie della pace e della riconciliazione.

Il profeta Isaia ci ricorda: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra».

Sembra un sogno ciò che dice Isaia. Infatti la realtà quotidiana sono le guerre, le armi, le stragi. Però, in questo mondo sconvolto che sembra senza speranza, noi dobbiamo continuare a sperare ed essere tenaci operatori di pace, come lo furono i profeti, come lo fu soprattutto Gesù, nostra pace.

Chiediamo a Dio nostro Padre che risvegli in noi uno spirito vigilante, affinché ci aiuti a camminare sulle sue vie secondo la sua volontà.

don Alfredo di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 47

2022 – Echi di Vita N°47 – REGALITA’ DI CRISTO, STORIA D’AMORE

Luca ci guida a rintracciare il tesoro della regalità nel luogo più inadatto, nel piccolo spazio della croce.

Il crocifisso è Signore appena di quel poco di legno e di terra che basta per morire. Ma quella croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante: «Non c’è amore più grande che dare la propria vita…».

I capi, i soldati, un malfattore chiedono a Gesù una dimostrazione di forza: «Salva te stesso!». Se accetta e scende dalla croce, Gesù si mostrerà “forte“, un vero “re” davanti agli uomini. Invece un uomo gli chiede una dimostrazione di bontà: «Ricordati di me!». Gesù risponde e si mostra “buono“, vero “re” secondo il cuore di Dio.

Ma che cosa ha visto quell’uomo?

Lo dice in una frase sola, di semplicità sublime: «Lui non ha fatto nulla di male».

In queste parole è racchiuso il segreto dell’autentica regalità: niente di male in quell’uomo, innocenza mai vista ancora, nessun seme di odio o di violenza.

Aver percepito questo è bastato ad aprirgli il cuore: il malfattore intuisce in quel cuore pulito e buono il primo passo di una storia diversa, intravede un altro modo possibile di essere uomini, l’annuncio di un mondo di fraternità e di perdono, di giustizia e di pace.

Ed è in questo regno che domanda di entrare: «Ricordati di me», prega il morente. «Sarai con me», risponde l’amante. «Ricordati di me», prega la paura. «Sarai con me in un abbraccio», risponde il forte. «Solo ricordati, e mi basta», prega l’ultima vita. «Con me, oggi, in un paradiso di luce», risponde il datore di vita. «Venga il tuo regno – noi preghiamo – e sia più intenso delle lacrime, e sia più bello dei sogni di chi visse e morì nella notte per costruirlo».

Un regno che è di Dio, che è per l’uomo. Ed è come ripetere le parole del ladro pentito. Pregare ogni giorno: «Venga il tuo regno», significa credere che il mondo cambierà; e non per i segni che riesco a scorgere dentro il groviglio sanguinoso e dolente della cronaca, ma perché Dio si è impegnato con la croce.

Dire: «Venga il tuo Regno», è affermare che la speranza è più forte dell’evidenza, l’innocenza più forte del male, che il mondo appartiene non a chi lo possiede, ma a chi lo rende migliore.

Il regno di Dio verrà quando nascerà, nel cuore nuovo delle creature, l’ostinazione dell’amore, e quando questa ostinazione avanzerà dalle periferie della storia fino ad occupare il centro della città degli uomini.

Solo questo capovolgerà la nostra cronaca amara in storia finalmente sacra.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 46

2022 – Echi di Vita N°46 – VINCERE IL MALE CON LA PERSEVERANZA

Con il suo linguaggio apocalittico il brano non racconta la fine del mondo, ma il significato, il mistero del mondo.

Se lo leggiamo attentamente notiamo che ad ogni descrizione di dolore, segue un punto di rottura dove tutto cambia, un tornante che apre l’orizzonte, la breccia della speranza.

Al di là di profeti ingannatori, anche se l’odio sarà dovunque, ecco quella espressione struggente: Ma nemmeno un capello del vostro ca­po andrà perduto; i vostri capelli sono tutti contati, non abbiate paura.

Nel caos della storia lo sguardo del Signore è fisso su di me, non giudice che incombe, ma custode innamorato di ogni mio frammento.

Il vangelo ci conduce sul crinale della storia: da un lato il versante oscuro della violenza, il cuore di tenebra che distrugge; dall’altro il versante della tenerezza che salva.

In questa lotta contro il male, contro la potenza mortifera e omicida presente nella storia e nella natura, “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita“.

La vita -l’umano in noi e negli altri- si salva con la perseveranza. Non nel disimpegno, nel chiamarsi fuori, ma nel tenace, umile, quotidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue ferite, degli uomini e delle loro lacrime. Scegliendo sempre l’umano contro il disumano.

Perseveranza vuol dire: non mi arrendo.

Nel mondo sembrano vincere i più violenti, i più crudeli, ma io non mi arrendo.

Anche quando tutto il lottare contro il male sembra senza esito, io non mi arrendo.

Perché so che il filo rosso della storia è saldo nelle mani di Dio. Perché il mondo quale lo conosciamo, col suo ordine fondato sulla forza e sulla violenza, già comincia a essere rovesciato dalle sue stesse logiche. La violenza si autodistruggerà.

Sulla terra intera e sul piccolo campo dove io vivo si scaricano ogni giorno rovesci di violenza, cadono piogge corrosive di menzogna e corruzione.

Che cosa posso fare?

Rispondere alla grandine piantando nuovi frutteti, per ogni raccolto di oggi perduto impegnarmi a prepararne uno nuovo per domani.

Seminare, piantare, attendere, perseverare vegliando su ogni germoglio della vita che nasce, salvare con la fraternità il nostro mondo.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 45

2022 – Echi di Vita N°45 – NON DIO DEI MORTI MA DEI VIVENTI…

I sadducei propongono a Gesù una storia paradossale per mettere in ridicolo l’ipotesi stessa della risurrezione.

Ci sono molti cristiani come sadducei: l’eternità appare loro poco attraente, forse perché percepita più come durata che come intensità; come prolungamento del presente, men­tre in primo luogo è il modo di esistere di Dio.

C’erano sette fratelli, e quella donna mai madre e vedova sette volte, di chi sarà nell’ultimo giorno? Non sarà di nessuno. Perché nessuno sarà più possesso di nessuno.

All’inizio, nei sette fratelli preme un’ansia di dare la vita, un bisogno di fecondità. Alla fine, l’ansia umana diventa ansia divina quando Gesù afferma: e saranno figli di Dio, perché sono figli della risurrezione.

In Dio e nell’uomo urge lo stesso bisogno di dare la vita a figli da amare.

La fede nella risurrezione non è frutto del mio bisogno di esistere oltre la morte, ma racconta il bisogno di Dio di dare vita, di custodire vite all’ombra delle sue ali.

Quelli che risorgono non prendono moglie né marito, dice Gesù. In quel tempo sarà inutile il matrimonio, ma non inutile l’amore. Per­ché amare è la pienezza dell’uomo e la pienezza di Dio.

Saranno come angeli. Gli angeli non sono le creature gentili e un po’ evanescenti del nostro immaginario. Nella Bibbia gli angeli han­no la potenza di Dio, un dinamismo che trapassa, sale, penetra, che vola nella luce, nell’ardore, nella bellezza.

Il loro compito sarà custodire, illuminare, reggere, rendere bello l’amore.

Ogni amore vero che abbiamo vissuto si sommerà agli altri nostri amori, senza gelosie e senza esclusioni, donerà non limiti o rimpianti, ma una impensata capacità di intensità e di profondità.

Dio appartiene a loro, loro appartengono a Dio. Dio di Abramo, di Isacco, di Gesù, Dio di mio padre, di mia madre…

Se quei nomi, quelle persone non esisto­no più, è Dio stesso che non esiste.

Se quel legame si dissolve, è il nome stesso di Dio che si spezza.

Per questo li farà risorgere: solo la nostra risurrezione farà di Dio il Padre per sempre.

don Alfredo Di Stefano

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