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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 44

2021 – Echi di Vita N°44 – AMARE DIO PER AMARE L’UMANITA’

Amerai Dio con tutto il tuo cuore. Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Che cosa c’è al centro della fede? Ciò che più di ogni cosa dona felicità all’uomo: amare. Non obbedire a regole né celebrare riti, ma semplicemente, meravigliosamente: amare.

Gesù non aggiunge nulla di nuovo rispetto alla legge antica: il primo e il secondo comandamento sono già nel Libro. Eppure il suo è un comando nuovo. La novità sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola, l’unico comandamento. L’averli separati è l’origine dei nostri mali.

La risposta di Gesù inizia con la formula: shemà Israel, ascolta popolo mio.

Fa tenerezza un Dio che chiede: «Ascoltami, per favore. Voglimi bene, perché io ti amo. Amami!» Invocazione, desiderio di Dio.

Cuore del comandamento, sua radice è un’invocazione accorata, non una ingiunzione. Dio prega di essere amato.

Amare è tenere con tenerezza e passione Dio e l’uomo dentro di sé: se uno ama, l’altro è come se dimorasse dentro di lui. Amare è desiderio di fare felice qualcuno, coprirlo di un bene che si espande oltre lui, va verso gli altri, inonda il mondo…

Amare è avere un fuoco nel cuore.

Ma amare che cosa? Amare l’Amore stesso.

Se amo Dio, amo ciò che lui è: vita, compassione, perdono, bellezza. Amerò ogni briciola di cosa bella che scoprirò vicino a me, un atto di coraggio, un abbraccio rassicurante, un’intuizione illuminante, un angolo di armonia. Amerò ciò che Lui più ama: l’uomo, di cui è orgoglioso.

Ma amare come? Mettendosi in gioco interamente, cuore, mente, anima, forza.

Gesù sa che fare questo è già la guarigione dell’uomo. Perché chi ama così ritrova l’unità di se stesso, la sua pienezza felice: Questi sono i comandi del Signore vostro Dio…

Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice (Dt 6,1-3). Non c’è altra ri­sposta al desiderio profondo di felicità dell’uomo, nessun’altra risposta al male del mondo che questa soltanto: amare.

Ama il tuo prossimo come te stesso. Quasi un terzo comandamento: ama anche te stesso, insieme a Dio e al prossimo.

Come per te ami libertà e giustizia, così le amerai anche per tuo fratello, sono le orme di Dio. Come per te desideri amicizia e dignità, e vuoi che fioriscano talenti e germogli di luce, questo vorrai anche per il tuo prossimo.

Ama questa polifonia della vita, e farai risplendere l’immagine di Lui che è dentro di te. Perché l’amore trasforma, ognuno diventa ciò che ama. Amerai, perché l’amore genera vita sul mondo.

don Alfredo Mancini

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 43

2021 – Echi di Vita N°43 – CREDERE FA BENE, CRISTO GUARISCE TUTTA L’ESISTENZA

Un ritratto tracciato con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante, solo.

Un mendicante cieco: l’ultimo della fila, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada di Gerico. Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù e si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Con il Signore c’è sempre un “dopo“.

E Bartimèo comincia a gridare: Gesù, abbi pietà. Non c’è grido più evangelico, non preghiera più umana e bruciante: pietà dei miei occhi spenti, di questa vita perduta. Sèntiti padre, sèntiti madre, ridammi vita.

Ma la folla fa muro al suo grido: taci!

Il grido di dolore è fuori luogo. Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore sia fuori programma.

Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, quel luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere. Invece il cieco sente che un altro mondo è possibile, e che Gesù ne possiede la chiave. Infatti il rabbi ascolta e risponde, ascolta e rilancia.

E si libera tutta l’energia della vita. Notiamo come ogni gesto da qui in avanti sembra eccessivo, esagerato: Bartimèo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi.

La fede è questo: un eccesso, un’eccedenza, un di più illogico e bello. Qualcosa che moltiplica la vita: «Sono venuto perché abbiate il centuplo in questa vita». Credere fa bene. Cristo guarisce tutta l’esistenza.

Anzi il cieco comincia a guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nella voce che lo accarezza.

Guarisce come uomo, prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui.

Qualcuno lo tocca, anche solo con la voce. Ed egli esce dal suo naufragio umano: l’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore.

La guarigione di Bartimèo prende avvio quando «balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo, che ancora vibra nell’aria.

Anche noi cristiani ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull’eco della Parola di Dio, che continua a seminare occhi nuovi, occhi di luce, sulla terra.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 42

2021 – Echi di Vita N°42 – UN DIO VENUTO PER SERVIRE L’UOMO

Vangelo dei paradossi perenni, della più sorprendente auto­definizione di Gesù: «venuto per servire».

Tutto nasce dal fatto che Giovanni il teologo, il discepolo amato, chiede di essere al primo posto: la ricerca del primo posto è una passione così forte che penetra e avvolge il cuore di tutti. Pericolosamente: «Non sapete quello che chiedete!».

Non avete capito ancora a cosa andate incontro, quali argine rompete con questa domanda, che cosa scatenate con questa fame di potere.

Per il Vangelo, invece, essere alla destra e alla sinistra di Cristo, vuol dire occupare due posti sul Golgota, quell’ultimo venerdì; vuol dire essere con Gesù lungo tutta la sua vita, quando è voce di Dio e bocca dei poveri, e fa dei piccoli i principi del suo Regno, quando è disarmato amore.

Stare a destra e a sinistra di questa vita vuol di­re bere alla coppa di chi ama per primo, ama in perdita, ama senza contare e calcolare.

Con Gesù, tutto ciò che sappiamo dell’amore è che l’amore è tutto.

«Sono venuto per essere servo». La più spiazzante di tutte le definizioni di Dio. Parole da vertigine: Dio mio servitore!

Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, è inginocchiato Lui ai piedi delle sue creature.

I grandi della storia erigono troni al proprio ego smisurato, Dio non ha troni, cinge un asciugamano e vorrebbe fasciare le ferite della terra con bende di luce.

Non cercarlo al di sopra dei cieli: è disceso e si dirama nelle vene del mondo, non sopra di te ma in basso, il più vicino possibile alla tua piccolezza.

Perché essere sopra l’altro è la massima distanza dall’altro.

L’Onnipotente può solo ciò che l’amore può: servire ogni respiro, invece di mietere le nostre povere messi, seminare ancora ad ogni stagione.

Capovolgimento, punto di rottura dei vecchi pensieri su Dio e sull’uomo. Appare un tutt’altro modo di essere da cui germina la parola di Gesù: «Tra voi non sia così!».

Tra voi una storia altra, un altro cuore! E farai così, perché così fa Dio.

Ma quale pensiero se pensiamo alla brocca e all’asciugamano!

È così duro servire ogni giorno, custodire germogli, vegliare sui primi passi della luce, benedire ciò che nasce. Il cuore è subito stanco. Non resta che lasciarsi abitare da lui, irradiare di vangelo.

Se Dio è nostro servitore, servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 41

2021 – Echi di Vita N°41 – LA LIBERTA’ CHE IL GIOVANE RICCO NON HA CAPITO

Un tale corre incontro al Signore.

Corre, con un gesto bello, pieno di slancio e desiderio. Ha grandi domande e grandi attese. Vuole sapere se è vita o no la sua. E alla fine se ne andrà spento e deluso. Triste, perché ha un sogno ma non il coraggio di trasformarlo in realtà.

Che cosa ha cambiato tutto?

Le parole di Gesù: Vendi quello che hai, dallo ai poveri, e poi vieni.

I veri beni, il vero tesoro non sono le cose ma le persone. Per arrivarci, il percorso passa per i comandamenti, che sono i guardiani, gli angeli custodi della vita: non uccidere, non tradire, non rubare. Ma tutto questo l’ho sempre fatto. Eppure non mi basta. Che cosa mi manca ancora?

Il ricco vive la beatitudine degli insoddisfatti, cui manca sempre qualcosa, e per questo possono diventare cercatori di tesori.

Allora Gesù guardandolo, lo amò.

Lo ama per quell’eppure, per quella inquietudine che apre futuro e che ci fa creature di domanda e di ricerca. Una cosa ti manca, va’, vendi, dona…

Quell’uomo non ha un nome, è un tale, di cui sappiamo solo che è molto ricco. Il denaro si è mangiato il suo nome, per tutti è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi hanno incontrato Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. E hanno un nome perché il denaro non era la loro identità. Che cosa hanno fatto di diverso questi, che Gesù amava, cui si appoggiava con i dodici?

Hanno smesso di cercare sicurezza nel denaro e l’hanno impiegato per accrescere la vita attorno a sé. È questo che Gesù intende: tutto ciò che hai dallo ai poveri!

Più ancora che la povertà, la condivisione. Più della sobrietà, la solidarietà. Il problema è che Dio ci ha dato le cose per servircene e gli uomini per amarli. E noi abbiamo amato le cose e ci siamo serviti degli uomini…

Quello che Gesù propone non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e pieno di relazioni.

Libero, e con cento legami. Come nella risposta a Pietro: Signore, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio una vita moltiplicata. Che si riempie di volti: avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli…

Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Il Vangelo chiede la rinuncia, ma solo di ciò che è zavorra che impedisce il volo.

Messaggio attualissimo: la scoperta che il vivere semplice e sobrio spalanca possibilità inimmaginabili.

Allora capiamo che Dio è gioia, libertà e pienezza, che «il Regno verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme» (Vannucci).

Che ogni discepolo può dire: «con gli occhi nel sole/ a ogni alba io so/ che rinunciare per te/ è uguale a fiorire» (Marcolini).

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 40

2021 – Echi di Vita N°40 – NON RIPUDIAMO IL SOGNO DI FIO

Una domanda trabocchetto: è lecito o no a un marito ripudiare la moglie?

I farisei conoscono bene la legge di Mosè; sanno però che esiste un conflitto tra norma e vita, e molto dolore tra le donne ripudiate, e mettono alla prova Gesù in questa strettoia tra la regola e la vita, tra il sabato e l’uomo: starà con la legge o con la persona?

Gesù risponde rilanciando in alto, ci porta subito oltre lecito e illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come esecuzione di ordini, come ob­bedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l’aria degli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così: non è bene che l’uomo sia solo!

Nel regno della bellezza e della gratuità, nel cuore dell’Eden, Dio scopre un non­bene, una mancanza che precede la colpa originale, un male più antico del peccato: la solitudine, il primo nemico della vita.

A Lui interessa che nessuno sia soffocato dalle spire della solitudine: «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».

«Aiuto» è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza, indica una salvezza possibile e vicina.

Eva e Adamo sono l’uno per l’altro «aiuto simi­le», salvezza che cammina a fianco, una carne sola. In principio, prima della durezza del cuore, era così.

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto. Non contaminare il sogno di Dio, ecco l’imperativo.

Ma questo non avviene a causa di una sanzione giuridica che ratifica la fine di un patto nuziale, ma accade a monte, per cento eventi, per quei comportamenti che producono l’indurimento del cuore e  non  sanno  mantenere  vivo  l’amore: l’infedeltà,

la mancanza di rispetto, l’offesa alla dignità, l’essere l’uno per l’altro non causa di vita ma di morte quotidiana.

Un matrimonio che non si divide non è una norma difficile da osservare, è «vangelo», lieta notizia che l’amore è possibile, che può durare oltre, che il cuore tenero è capace di un sogno che non svanisce all’alba, e che è secondo il cuore di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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