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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 22

2021 – Echi di Vita N°22 – UN DIO CHE SI FA VICINO PER NON ALLONTANARSI MAI PIU’

Ci sono andati tutti all’ultimo appuntamento sul monte di Galilea. Sono andati tutti, anche quelli che dubitavano ancora, portando i frammenti d’oro della loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita: «quando lo videro si prostrarono. Essi però dubitarono».

E ci riconosciamo tutti in questa fede vulnerabile. Ed ecco che, invece di risentirsi o di chiudersi nella delusione, «Gesù si avvicinò e disse loro…». Neppure il dubbio è in grado di fermarlo. Ancora non è stanco di tenerezza, di avvicinarsi, di farsi incontro, occhi negli occhi, respiro su respiro.

 

È il nostro Dio “in uscita”, pellegrino eterno in cerca del santuario che sono le sue creature. Che fino all’ultimo non molla i suoi e la sua pedagogia vincente è “stare con”, la dolcezza del farsi vicino, e non allontanarsi mai più: «ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato.

«E disse loro: andate in tutto il mondo e annunciate». Affida ai dubitanti il Vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, per farla dilagare in ogni paesaggio del mondo come fresca acqua chiara, in ruscelli splendenti di riverberi di luce, a dissetare ogni filo d’erba, a portare vita a ogni vita che langue.

Andate, immergetevi in questo fiume, raggiungete tutti e gioite della diversità delle creature di Dio, «battezzando», immergendo ogni vita nell’oceano di Dio, e sia sommersa, e sia intrisa e sia sollevata dalla sua onda mite e possente!

Accompagnate ogni vita all’incontro con la vita di Dio. Fatelo «nel nome del Padre»: cuore che pulsa nel cuore del mondo; «nel nome del Figlio»: nella fragilità del Figlio di Maria morto nella carne; «nel nome dello Spirito»: del vento santo che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere».

Ed ecco  che la  vita di  Dio non è  più  estranea  né alla  fragilità  della  carne,  né alla  sua forza;  non è  estranea  né  al  dolore  né  alla  felicità dell’uomo, ma diventa storia nostra, racconto di fragilità e di forza affidato non alle migliori intelligenze del tempo ma a undici pescatori illetterati che dubitano ancora, che si sentono piccoli ma invasi e abbracciati dal mistero.

«E io sarò con voi tutti i giorni». Sarà con noi senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; sarà con noi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che cresce, come inizio di guarigione, per sempre.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 21

2021 – Echi di Vita N°21 – QUEL VENTO DI LIBERTA’ CHE SCUOTE I NOSTRI SCHEMI

La Bibbia è un libro pieno di vento e di strade. E così sono i racconti della Pentecoste, pieni di strade che partono da Gerusalemme e di vento, leggero come un respiro e impetuoso come un uragano.

Un vento che scuote la casa, la riempie e passa oltre; che porta pollini di primavera e disperde la polvere; che porta fecondità e dinamismo dentro le cose immobili.

Riempì la casa dove i discepoli erano insieme. Lo Spirito non si lascia sequestrare in certi luoghi che noi diciamo sacri. Ora sacra diventa la casa. La mia, la tua, e tutte le case sono il cielo di Dio.

Venne d’improvviso, e sono colti di sorpresa, non erano preparati, non era programmato. Lo Spirito non sopporta schemi, è un vento di libertà, fonte di libere vite.

Apparvero lingue di fuoco che si posavano su ciascuno. Su ciascuno, nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Lo Spirito tocca ogni vita, le diversifica tutte, fa nascere creatori. Le lingue di fuoco si dividono e ognuna illumina una persona diversa, una interiorità irriducibile. Ognuna sposa una libertà, afferma una vocazione, rinnova una esistenza unica.

Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro piccolo mondo stagnante, senza slanci. Per una Chiesa che sia custode di libertà e di speranza. Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E abbiamo bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità e che metta a servizio della vita la propria creatività e il proprio coraggio. La Chiesa, come una continua Pentecoste, vuole il rischio, l’invenzione, la poesia creatrice, la battaglia della coscienza.

Lo Spirito ti fa unico nel tuo modo di amare, nel tuo modo di dare speranza. Unico, nel modo di consolare e di incontrare; unico, nel modo di gustare la dolcezza delle cose e la bellezza delle persone. Nessuno sa voler bene come lo sai fare tu; nessuno ha quella gioia di vivere che ha tu; e nessuno ha il dono di capire i fatti come li comprendi tu.

 

Questa è proprio l’opera dello Spirito: quando verrà lo Spirito vi guiderà a tutta la verità. Gesù che non ha la pretesa di dire tutto, come invece troppe volte l’abbiamo noi, che ha l’umiltà di affermare: la verità è avanti, è un percorso da fare, un divenire. Ecco allora la gioia di sentire che i discepoli dello Spirito appartengono a un progetto aperto, non a un sistema chiuso, dove tutto è già prestabilito e definito. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga. E che non mancherà mai il vento al mio veliero.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 19

2021 – Echi di Vita N°19 – LA MISURA DELL’AMORE E’ DARE SENZA LIMITI

La liturgia propone una di quelle pagine in cui pare custodita l’essenza del cristianesimo.

Tutto ha inizio da un fatto: tu sei amato.

Ne deriva una conseguenza: ogni essere vivente respira non soltanto aria, ma amore; se questo respiro cessa, non vive.

Tutto procede un traguardo, dolce e amico: questo vi dico perché la gioia vostra sia piena. L’amore ha ali di fuoco che incidono di gioia il cuore.

La gioia è un attimo immenso, un sintomo grande: il tuo è un cammino buono.

 

Gesù indica le condizioni per stare dentro l’amore: osservate i miei comandamenti. Che non sono il decalogo, ma prima ancora il modo di agire di Dio, colui che libera e fonda alleanze, che pianta la sua tenda in mez­zo al nostro accampamento.

Resto nell’amore se faccio le cose che Dio fa.

 

Il brano è tutto un alternarsi di misura umana e di misura divina nell’amore.

Gesù non dice semplicemente: amate. Non basta amare, potrebbe essere solo mero opportunismo, dipendenza oscura o necessità storica, perché se non ci amiamo ci distruggiamo.

Non dice neanche: amate gli altri con la misura con cui amate voi stessi. Conosco gli sbandamenti del cuore, i testacoda della volontà, io non sono misura a nessuno.

Dice invece: amatevi come io vi ho amato. E diventa Dio la misura dell’amore.

Ma poi ecco che è Lui ad assumere un nostro modo di amare, l’amicizia, lui a vestirsi di una misura umana.

L’amicizia è un mettersi alla pari, dentro il gruppo e non al di sopra, dice uguaglianza e gioia. L’amicizia è umanissimo strumento di rivelazione: tutto ho fatto conoscere a voi. Il tutto di una vita non si impara da lezioni o da comandi, ma solo per comunione ed empatia d’amico. E poi di nuovo la misura assoluta dell’amore, dentro un verbo brevissimo, che spiega tutto: dare.

Nel Vangelo il verbo amare è sempre tradotto con il verbo dare, non c’è amore più grande che dare la vita; non già sentire o emozionarsi, ma dare.

Dare la vita, cioè tutto, perché l’unica misura dell’amore è amare senza misura.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 20

2021 – Echi di Vita N°20 – UN ‘ASSENZA CHE E’ ARDENTE PRESENZA

Tre anni di predicazione, di libertà e di con­flitti sembrano chiudersi con un bilancio falli­mentare: undici uomini impauriti che stanno a fissare il cielo. Undici uomini che non hanno capito molto del Vangelo, se nell’ultimo incontro domandano: «È adesso che rifondiamo il regno di Israele?».

Lui parlava del Regno di Dio, loro capivano il regno di Israele. E invece di restare con loro, di spiegare ancora, di accompagnarli ancora, Gesù se ne va! Con un atto di enorme fiducia negli uomini «Ce la farete» dice.

Cristo se ne va con un atto di fede nell’uomo. Ma Cristo non se ne è andato se non dai nostri sguardi. Egli è il Vicino-lontano, remoto e prossimo, oltre il cielo e dentro tutte le cose, oltre ogni forma e più intimo a me di me stesso.

La sua assenza è diventata una più ardente presenza. Noi restiamo nella storia a fidarci di un corpo assente, a fidarci di una Voce!

 

Cristo non è andato in alto, è andato avanti, assente e meno assente che mai. Cristo non si è spostato di luogo, è andato oltre.

Il Vangelo, a sorpresa, oggi parla più degli apostoli che di Gesù. Di una missione che ricevono, e io con loro: «Annunciate». Niente altro.

Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, emanate leggi, ma semplicemente: «An­nunciate». Che cosa? Il Vangelo. Non le mie idee più belle, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: solo il Vangelo, la storia di Cristo.

E mi sembra persino facile, quando lo amo e lo respiro! L’ultimo versetto chiude il Vangelo di Marco e al contempo apre il mio: «Il Signore operava insieme con loro». Il verbo greco suona così: «Il Signore era la loro energia».

Cristo, il Vicino­lontano, forza del cuore, sinergia degli amori. Una famosa preghiera dice: «Cristo non ha mani se non le nostre mani; non ha piedi se non i nostri piedi».

Vorrei capovolgere questa preghiera e dire: Sono io che non ho mani se non sono le mani di Cristo. Io che non ho voce, non ho parole, non desideri o sogni veri, se non sono quelli venuti dal Vangelo. Non ho un mio amore se non è sinergia con l’amore di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 18

2021 – Echi di Vita N°18 – GESU’ E’ LA VITE. E NOI I TRALCI, NUTRITI DALLA LINFA DELL’AMORE

Una vite e un vignaiolo: cosa c’è di più semplice e familiare? Una pianta con i tralci carichi di grappoli; un contadino che la cura con le mani che conoscono la terra e la corteccia: mi incanta questo ritratto che Gesù fa di sé, di noi e del Padre. Non posso avere paura di un Dio così, che mi lavora con tutto il suo impegno, perché io mi gonfi di frutti succosi, frutti di festa e di gioia. Un Dio che mi sta addosso, mi tocca, mi conduce, mi pota.

Io sono la vite, quella vera. Cristo vite, io tralcio. Io e lui, la stessa cosa, stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa. Novità appassionata. Gesù afferma qualcosa di rivoluzionario: Io la vite, voi i tralci. Siamo prolungamento di quel ceppo, siamo composti della stessa materia, come scintille di un braciere, come gocce dell’oceano, come il respiro nell’aria.

Gesù-vite spinge incessantemente la linfa verso l’ultimo mio tralcio, verso l’ultima gemma, che io dorma o vegli, e non dipende da me, dipende da lui. Dio che mi scorri dentro, che mi vuoi più vivo e più fecondo. Quale tralcio desidererebbe staccarsi dalla pianta? Perché mai vorrebbe desiderare la morte?

E il mio padre è il vignaiolo: un Dio contadino, che si dà da fare attorno a me, non impugna lo scettro ma la zappa, non siede sul trono ma sul muretto della mia vigna. A contemplarmi. Con occhi belli di speranza.

Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Potare la vite non significa amputare, bensì togliere il superfluo e dare forza; ha lo scopo di eliminare il vecchio e far nascere il nuovo. Qualsiasi contadino lo sa: la potatura è un dono per la pianta. Così il mio Dio contadino mi lavora, con un solo obiettivo: la fioritura di tutto ciò che di più bello e promettente pulsa in me.

Tra il ceppo e i tralci della vite, la comunione è data dalla linfa che sale e si diffonde fino all’ultima punta dell’ultima foglia.

 

C’è un amore che sale nel mondo, che circola lungo i ceppi di tutte le vigne, nei filari di tutte le esistenze, un amore che si arrampica e irrora ogni fibra. Chissà quante volte lo abbiamo percepito nelle stagioni diverse della nostra vita: apre esistenze che sembravano finite, fa ripartire famiglie che sembrano distrutte. E perfino le mie spine ha fatto rifiorire.

Siamo immersi in una sorgente inesauribile, a cui puoi sempre attingere, e che non verrà mai meno.

don Alfredo Di Stefano

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