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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 012 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°12 – CHIAMATI ALLA LUCE DELLA GIOIA DI DIO

Gesù tocca e illumina gli occhi di un mendicante che ci rappresenta tutti. Una carezza di luce che diventa carezza di libertà. Prima deve appoggiarsi agli altri, a muri, a un bastone, ai genitori, ai farisei. Finalmente, ora, senza dipendere da altri, libero, guarito, è diventato forte, non ha più paura, tiene te­sta a tutti, bada ai fatti concreti e non alle parole.

Una carezza di libertà che diventa carezza di gioia. Perché vedere è godere i volti, la bellezza, i colori. La luce è un tocco di allegria che si posa sulle cose. Come ne abbiamo bisogno in questi giorni!

Così è la fede ricevuta dal Battesimo e ravvivata in ogni Eucaristia domenicale -apprezzata in questi giorni di digiuno e di lontananza- è visione nuova delle cose, crea uno sguardo lucente che porta luce là dove si posa.

I farisei, quelli che sanno tutte le regole, non provano gioia per gli occhi nuovi del cieco perché a loro interessa la Legge e non la felicità dell’uomo: mai miracoli di sabato! Non capiscono che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge, che parla il linguaggio della gioia e per questo seduce ancora.

Mettono Dio contro l’uomo ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. Dicono, in qualche modo, i poveri restino pure poveri, i mendicanti continuino a mendicare, i cie­chi si accontentino, purché si osservi il sabato! E invece no, gloria di Dio è un uomo che torna a vedere. E il suo lucente sguardo dà lode a Dio più di tutti i sabati.

Ed è una dura lezione: i farisei mostrano che si può essere credenti senza essere buoni; che si può essere uomini di Chiesa e non avere pietà; è possibile operare in nome di Dio e andare contro Dio. Se da una parte il cieco guarito ringrazia e loda Dio per il dono ricevuto, nei discepoli, il termine che ricorre più spesso è «peccato».

Quale la mentalità? «Sappiamo che sei peccatore; sei nato tutto nei peccati; se uno è peccatore non può fare queste cose». Avevano chiesto: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?». Il peccato è innalzato a teoria che spiega il mondo, che interpreta l’uomo e Dio.

Gesù non ci sta: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori». Si allontana subito, immediatamente, con la prima parola, da questa visione per dichiarare come essa renda ciechi su Dio e sugli uomini. Parlerà del peccato solo per dire che è perdonato, cancellato.

Il peccato non spiega Dio. Dio è compassione, mano viva che tocca il cuore e lo apre, amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce. Ascoltiamo in questi giorni il nostro cuore e capiremo che sarà il cuore stesso a dirci che siamo fatti per la luce.

don Alfredo Di Stefano

 

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